Il Festival delle Nazioni, non tra i più noti festival estivi italiani, giunge quest’anno alla sua quarantottesima edizione. Nato come rassegna di Musica da camera, assume nel tempo la fisionomia che attualmente lo caratterizza. Ogni anno una Nazione costituisce il filo conduttore della sua programmazione: intorno alla storia musicale, artistica, letteraria e alle tradizioni del Paese ospite, il festival intreccia un bouquet di serate musicali di vario genere, principalmente musica classica, ma anche lirica, popolare, elettronica, danza classica e contemporanea, eventi di arte visuale. Avendo come base Città di Castello, i concerti si irradiano nel territorio della alta Valtiberina, tra Toscana e Umbria, nei comuni di Sansepolcro, Citerna, San Giustino, Umbertide, oltre che nel capoluogo. In tal modo il Festival delle Nazioni, oltre ad aver ospitato negli anni formazioni prestigiose, come i Virtuosi di Roma, l’Academy of Saint Martin in the field o il Nuovo Quartetto, e solisti del calibro di Mstislav Rostropovich, Jörg Demus (che sarà nuovamente ospite anche quest’anno), Maria Tipo, Alicia de Larrocha, Luciano Pavarotti, Josè Carreras, Carla Fracci, ha avuto il merito di illuminare e mettere al centro dell’attenzione di specialisti e appassionati una parte d’Italia solitamente al di fuori del grosso giro del turismo, facendo risuonare chiese, chiostri, palazzi, persino musei di grande interesse storico-artistico. È infatti preziosa l’opportunità durante il corso del festival, della durata di dieci giorni con spettacoli giornalieri, di seguire le tracce di Piero della Francesca tra Arezzo, Sansepolcro e Monterchi, di conoscere in maniera esauriente l’opera di Alberto Burri nei due musei che Città di Castello gli dedica, oppure di visitare i minuscoli ma deliziosi centri storici di Anghiari, Monte Santa Maria Tiberina o di Citerna, che, tra l’altro, ospita una mirabile Madonna col bambino di Donatello di terracotta policroma. La Nazione al centro dell’edizione 2015, attualmente in corso, è l’Austria. Pochi Paesi possono offrire altrettante suggestioni, non solo in campo musicale. Sotto la corona dell’imperatore di Austria e Ungheria, è fiorita una civiltà composita, multietnica, di una ricchezza di tradizioni culturali e linguistiche unica, con una rete capillare di centri minori dotati di teatri e biblioteche e centri maggiori dall’importanza di vere e proprie capitali, tutte sotto l’influenza centripeta di Vienna e nel segno unificante della lingua tedesca. In questa abbondanza di spunti sono state scelte dalla direzione artistica di Aldo Sisillo tre direzioni di indagine: gli autori austriaci della tradizione classica; il centenario della Prima Guerra Mondiale; il periodo del passaggio tra Otto e Novecento con la Belle Époque e la successiva tragica fine dell’Austria felix. Proprio a questo terzo filone appartiene l’evento che ha avuto luogo venerdì 28 agosto. Si è trattato di una gradevole carrellata di brani d’operetta celebri interpretati da un quartetto di giovani cantanti, tutti usciti da recenti edizioni del concorso di canto del Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli” di Spoleto, accompagnati dal bravo pianista Francesco Orlandi, introdotti e “cuciti” dagli interventi dell’attore, cantante, musicista, intrattenitore Vincenzo Failla, al quale si deve l’intera concezione dello spettacolo. Nella proposta variegata del Festival, questo è stato un evento particolarmente popolare, agile e divertente. Senza grandi pretese intellettuali, Failla ha guidato con grande garbo e simpatia il pubblico lungo un trentennio di storia europea, dall’avvento della luce elettrica allo scoppio della Grande Guerra, chiamando di volta in volta i giovani cantanti, seduti in scena come due coppiette al tavolino di un Cafe Chantant, ad interpretare arie e duetti, interagendo con loro, cantando, improvvisando qualche passo di tango, e, addirittura, nei brani più ritmati, suonando una batteria comparsa all’improvviso da un separé. Brave e opportunamente spiritose si sono rivelate le “Dame”, volenterosi ma un po’ più acerbi i “Cavalieri”. Proteiforme, elegantemente esuberante e perfettamente padrone della scena, ha porto con leggerezza la sua imponentissima presenza in frac Vincenzo Failla. Il Castello Bufalini di San Giustino – che merita una visita tanto per la maestà architettonica quanto per le sale interne in perfetto stato di manutenzione, ancora dotate di tutti gli arredi originali, tappeti compresi – ha fornito una cornice di prestigio con il suo austero ed elegante cortile. Penso valga la pena di fare un breve accenno agli spettacoli che sono seguiti nelle due serate successive, per comprendere la varietà e il valore delle proposte del Festival.
Ben più di un accenno, in verità, meriterebbe lo splendido concerto che la pianista coreana Ilia Kim ha tenuto sabato 29 nella chiesa di San Francesco a Citerna. Presentata e introdotta dal M° Piero Rattalino, la giovane e affascinante, ma già molto affermata solista ha interpretato un corposo programma composto da pezzi di Aleksandr Skrjabin nella prima parte e di Fryderyk Chopin nella seconda, rivelando una padronanza virtuosistica dello strumento, eseguendo ciascuno dei passaggi più scabrosi per velocità o complessità con una precisione infallibile e una facilità che è di per se stessa spettacolo, in più mettendo nella sua lettura un’energia interna, uno scatto giovanile, una potenza persino tellurica di grandissimo impatto.
Domenica 30 agosto si è tenuto nella chiesa di San Francesco a Umbertide un concerto tutto dedicato al fortepiano, interpretato da strumentisti legati all’Ensemble Auser Musici, formazione di grande esperienza nella ricerca di preziosi inediti e nella interpretazione filologica del Settecento e Ottocento europeo. Un bellissimo fortepiano, copia fedele di un esemplare di scuola viennese di Conrad Graf, piano-maker di Beethoven, tra gli altri, è stato suonato da Riccardo Cecchetti, insieme al flauto (flauto settecentesco, di legno) di Carlo Ipata, fondatore dell’Auser, ai quali si sono poi uniti la violoncellista Valeria Brunelli e il violinista Andrea Vassalle. Il programma comprendeva un Trio di Jospeh Haydn, il Concerto n.20 di Wolfgang Amadeus Mozart, trascritto per quartetto da Hummel e una Sonata per flauto e cimbalo obbligato di Christian Joseph Lidarti recentemente scoperta e proposta qui in prima esecuzione assoluta. Il Festival prosegue fino al 5 settembre. Segnalo tra questi il concerto intitolato Vienna tra Decadenza ed Espressionismo, con l’attore Alessio Boni, voce recitante e il Quintetto d’archi della Wiener Kammersymphonie, che si terrà mercoledì 2 settembre alle 21 nella chiesa di San Domenico a Città di Castello e l’imperdibile recital pianistico di Jörg Demus in programma per il giorno successivo, giovedì 3 settembre alle 21, nella stessa chiesa di San Domenico. Sicuramente di grande impatto visivo saranno gli eventi che si terranno all’interno degli Ex Seccatoi del Tabacco, sede del Museo Burri, sempre a Città di Castello, nelle giornate di martedì 1 e venerdì 4 settembre Da qui il programma completo.