Staatsoper Stuttgart, Stagione Lirica 2014/15
“RIGOLETTO”
Melodramma in tre atti. Libretto di Francesco Maria Piave da Le roi s’amuse di Victor Hugo.
Musica di Giuseppe Verdi
Il Duca di Mantova ATALLA AYAN
Rigoletto MARKUS MARQUARDT
Gilda ANA DURLOVSKI
Sparafucile LIANG LI
Maddalena ANAIK MOREL
Borsa DANIEL KLUGEN
Il Conte di Ceprano ERIC ANDER
La contessa di Ceprano KARIN TORBJÖRNSDÓTTIR
Marullo ASHLEY DAVID PREWETT
Il Conte di Monterone ROLAND BRACHT
Paggio della Duchessa THEMBINKOSI MGETYENGANA
Usciere WILLIAM DAVID HALBERT
Orchestra e Coro della Staatsoper Stuttgart
Direttore Sylvain Cambreling
Maestro del Coro Johannes Knecht
Regia e Drammaturgia Jossi Wieler, Sergio Morabito
Scene Bert Neumann
Costumi Nina Von Mechow
Luci Lothar Baumgarte
Stuttgart, 28 giugno 2015
Il grande successo di pubblico con cui è stata accolta la nuova produzione del Rigoletto ha concluso nel migliore dei modi la stagione della Staatsoper Stuttgart. È stato uno spettacolo complessivamente di ottimo livello, che rappresenta il primo allestimento verdiano pienamente riuscito qui a Stuttgart dopo una serie di regie dall’ esito scenico molto mediocre come quelle di Aida, Trovatore e Nabucco a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Jossi Wieler e Sergio Morabito, affrontando uno dei capisaldi del repertorio verdiano, hanno confezionato una lettura scenica elegante, sobria, molto attenta nella cura dei particolari e complessivamente rispettosa dei contenuti drammaturgici del testo. La chiave di lettura scelta dai due registi era quella di evidenziare al massimo i toni rivoluzionari del testo tramite una collocazione temporale ottocentesca la cui ambientazione era raffigurata in modo assai efficace dall’ impianto scenico rotante di colore cupo ideato da Bert Neumann, che illustrava assai bene la divisione della scena nei quadri che si svolgono in esterno. Le scene di corte invece avevano come sfondo un semplice tendaggio scuro e arredamenti scenici essenziali. In ogni caso, la cura della recitazione e l’ efficacia di certe soluzioni facevano di questa regia un esempio assai ben riuscito di teatro moderno realizzato senza disturbare la musica e senza sovraccaricare il testo. Tra le cose che a me personalmente sono piaciute di più indicherei la scena del rapimento di Gilda e il modo in cui Wieler e Morabito hanno risolto la scena finale, con Rigoletto che assiste all’ agonia della figlia in lontananza e la scena che nelle ultime battute si abbassa mostrando il coro seduto a semicerchio, spettatore muto e cinico della tragedia che si compie. Un lavoro molto ben riuscito nella sua sobria classicità, davvero notevole per il tono intenso e calibrato della caratterizzazione scenica. A completare l’ esito della messinscena ha contribuito un’ esecuzione musicale nel complesso davvero notevole. Sylvain Cambreling, alla guida di un’ orchestra e di un coro in splendida forma, ha offerto una delle sue migliori prestazioni ascoltate da quando è diventato Generalmusikdirektor della Staatsoper. Una direzione dai toni cupi e pessimistici, raffinata e delicatissima nelle sonorità e nella definizione delle dinamiche, ricca di senso della melodia e di respiro. In particolare l’ atmosfera di cupa e allucinata ossessione del terzo atto ha rappresentato uno dei punti culminanti di un’ interpretazione eccellente per coerenza e ritmo teatrale. Una bella prova di maturità interpretativa da parte del maestro di Amiens, che con questa lettura conferma di essere una delle bacchette più interessanti del momento. Da lodare anche la scelta di riaprire quasi tutti i tagli di tradizione, omettendo solo la ripresa della cabaletta del Duca al secondo atto.
Ma naturalmente un’ esecuzione del Rigoletto non può prescindere da una compagnia di canto adeguata e in questo caso il cast allestito dalla Staatsoper ha risposto molto bene alla sfida, in termini di coesione ed efficacia di resa vocale. La prestazione migliore l’ ha data senza dubbio il giovane tenore brasiliano Atalla Ayan, che ha tratteggiato un Duca eccellente per spavalderia e fascino. La voce è di bella qualità e buon metallo, emessa molto bene ed omogenea in tutti i registri, con un settore acuto impeccabile per squillo ed espansione. Ayan è un giovane che sta facendo costanti progressi e con questa interpretazione si candida in moto autorevole per occupare una posizione di alto livello nel panorama tenorile dei nostri tempi, se continuerà a gestire in modo oculato la scelta dei ruoli da mettere in repertorio. Ana Durlovski è stata una Gilda vocalmente completa e dal fraseggio efficace. Mi è piaciuto molto l’ impegno mostrato dal soprano macedone, una delle voci più amate dal pubblico della Staatsoper, nel sottolineare l’ evoluzione psicologica del ruolo, in cui la fanciulla ingenua e innamorata del primo atto diviene una donna disperata e delusa nel prosieguo della vicenda. Dal punto di vista tecnico, l’ acrobazia vocale sul MI e FA sopracuti alla conclusione dell’ aria ha dimostrato una volta di più la classe virtuosistica che Ana Durlovski è in grado di sfoggiare nei ruoli più adatti alle sue caratteristiche.
Per quanto riguarda il protagonista, Markus Marquardt ha dimostrato un notevole impegno compiuto per trovare varietà di fraseggio e accentazione. Il baritono di Düsseldorf ha messo in mostra una voce robusta, scura e omogenea, a tratti di grana abbastanza ruvida ma senz’ altro adeguata al peso richiesto dalla parte. Pur con qualche incertezza di intonazione, Marquardt ha trovato accenti abbastanza efficaci nelle scene in cui Rigoletto deve evidenziare il patetismo paterno e un tono autorevole nei passi drammatici. Anche se il canto presentava qualche durezza nei passi di tessitura elevata, va sicuramente lodato lo sforzo compiuto da Marquardt nell’ approfondimento interpretativo del ruolo e il risultato finale è stato in complesso attendibile. Il basso cinese Liang Li ha utilizzato in modo efficace le risonanze di bronzo del suo mezzo vocale per tratteggiare uno Sparafucile minaccioso e imponente, soprattutto nella scena della tempesta. Buona anche la Maddalena del mezzosoprano francese Anaïk Morel, voce dal timbro gradevole e attrice scenicamente di bella presenza. Autorevole per impatto vocale il Conte di Monterone di Roland Bracht, una delle voci storiche dell’ ensemble di Stuttgart. Tra le parti di fianco, da sottolineare la prova del giovane baritono texano Ashley David Prewett come Marullo e del tenore argentino Daniel Kluge, un Borsa spigliato e molto sicuro musicalmente. Trionfo finale, con intensissimi applausi per tutti. Foto A.T.Schaefer © Staatsoper Stuttgart