Chi oggi non conosce o non ha mai visto almeno un video su Youtube della famosa compagnia danzante Les Ballets Trockadero de Montecarlo? Compagnia nata nel 1974 su iniziativa di un gruppo di appassionati decisi a portare in scena una parodia del balletto en travesti, i Trockadero (o Trocks, come sono spesso chiamati) si guadagnano subito l’apprezzamento del pubblico e della critica. Paolo Cervellera, pugliese formatosi alla Scuola di Ballo del san Carlo di Napoli, è una delle colonne portanti dell’ensemble e si racconta per noi in questa limpida intervista. Percepiamo la sua felicità e soddisfazione, ma allo stesso tempo siamo messi in guardia dai luoghi comuni, perché Paolo sottolinea con efficace sintesi la serietà e il duro lavoro che “il comico sulle punte” deve affrontare.
Parlaci del tuo percorso formativo: perché ti sei avvicinato alla danza e come sono stati gli anni della Scuola.
Ho iniziato a ballare quando avevo tre anni, guardando i grandi balletti classici in televisione. Copiavo i movimenti e i passi dei grandi ballerini, nel salotto di casa mia. All’età di sette anni mio padre mi iscrisse in una scuola privata nel mio paese, Putignano (in provincia di Bari), dove ho iniziato il mio percorso nel mondo della danza. Dopo tante masterclass, workshop, borse di studio, viaggi e varie audizioni, a 16 anni sono riuscito a entrare nella meravigliosa Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo di Napoli. Qui, grazie agli insegnamenti della direttrice Anna Razzi e alla Maestra Iride Sauri – a cui sarò eternamente grato – sono riuscito a diplomarmi in quattro anni. Sono stato così formato per diventare a tutti gli effetti un danzatore di carriera: dopo soli due anni in scuola sono stato scelto per la produzione de Il Lago dei cigni con la Compagnia del Teatro.
Come è avvenuta la scelta di entrare nella Compagnia dei Trocks?
Quando ero ancora a scuola avevo visto dei loro video e ricordo che, con il mio coinquilino, passavamo tutto il tempo a ridere guardandoli ballare. Dopo alcuni anni, una volta arrivato a New York City, sono stato preso per una nuova compagnia simile, ma con cui non ho mai lavorato per via dei pochi fondi, così chiesi di far lezione con i Trocks per poter essere preso in considerazione. Dopo soli due mesi fui assunto. Era il Novembre del 2012.
Com’è danzare il repertorio per divertire il pubblico?
Io adoro il balletto classico e nei Trockadero, come nelle altre compagnie classiche, si lavora molto duramente, specie perché tutti i ragazzi fanno anche le parti delle ragazze in punta. Il bello del nostro spettacolo è che apre il mondo del balletto a tanti tipi di pubblico, facendoli divertire con le parti comiche studiate a tavolino, ma anche sbalordendo con un grande livello di tecnica e stile.
Come aggiornate il vostro Repertorio per stupire sempre lo spettatore, anche portando in scena titoli noti?
Il nostro spettacolo si costruisce su tre atti. Nel primo e nel terzo atto portiamo in scena brevi rivisitazioni del grande repertorio classico come Il Lago dei Cigni, Les Sylphides, Giselle, Paquita, il nuovo Don Quixote e moltissimi altri. Nel secondo atto invece sono previsti tre numeri. Il primo è solitamente un Passo a due di repertorio come Cigno Nero, Corsaro e altri o un pezzo di contemporaneo. Il secondo è una coreografia di gruppo come Go for Barocco, Esmeralda o il nuovissimo Passo a sei dal balletto Napoli. L’ultimo numero del secondo atto è il gioiello della nostra compagnia, preso dai Ballets Russes, La Morte del Cigno. Il nostro repertorio è sempre in crescita, ma manteniamo comunque i balletti che si fanno nella compagnia da decenni, che sono i grandi classici preferiti dal pubblico.
C’è qualche “mito” da sfatare ?
L’unica cosa che mi viene in mente è che, in genere, si crede che vogliamo prendere in giro la danza classica e il repertorio o che siamo solo una barzelletta. La realtà è un’altra. Tutti noi in compagnia abbiamo un grande rispetto e amore per la danza classica e ci impegniamo ogni giorno in classe con prove estenuanti per dare al nostro pubblico uno spettacolo di grande tecnica e stile, ma anche divertente.
Quanto è difficile il balletto classico parodiato?
È molto difficile perché, a parte la tecnica classica, dobbiamo saper ballare in punta, coprire diversi ruoli in ogni spettacolo e magari passare da uomo a donna. Esiste una linea sottilissima che separa l’essere comico con classe dall’essere una barzelletta in punta di pedi: se si supera questo confine si perde tutta la magia del nostro spettacolo.
La gente vi osserva con curiosità, oltre che con divertimento e stima. Hai qualche episodio in particolare da raccontarci?
Il pubblico ci supporta con tanto amore e stima e mi ricorda sempre perché ho scelto questa carriera e quanto amo il mio lavoro. A volte capita che, durante i saluti alla fine di uno spettacolo, anche se ballo da anni mi commuovo a vedere il sostegno e l’entusiasmo del nostro pubblico mentre applaude. È un’emozione unica e nuova ogni volta.
Cos’è che soddisfa maggiormente un danzatore che sceglie di vivere il mondo della danza attraverso il “comico”?
La libertà di essere me stesso, di non dover cercare di cambiare chi sono per poter entrare in certi canoni a volte irraggiungibili, sapere che alla fine della tua giornata di lavoro hai messo un sorriso sul volto di una persona.
Odette o Paquita: qual è il tuo ruolo preferito e come lo costruisci?
In compagnia ballo molti roli, ma quelli di cui vado più fiero sono i ruoli maschili, tra cui Basilio in Don Quixote. Ballo molti ruoli maschili perché sono abbastanza forte da poter sollevare tutti in compagnia e sono anche forte come partner nei Passi a due. Però un ruolo che sognerei di fare, magari in un futuro, è Aurora del balletto La Bella Addormentata.
Progetti per il futuro?
Nel lavoro con la Compagnia abbiamo un calendario pieno fino al 2017, che ci porterà in giro per il mondo in Giappone, Francia, Cina e molti altri paesi fino alle isole Hawaii. Sono certo che altro lavoro arriverà con il tempo. Nel privato, sogno con mio marito di incrementare il nostro nucleo familiare e di vivere felici danzando insieme.