Prima rappresentazione: Londra, Convent Garden, 20 giugno 1894
Molto diversa dagli altri lavori di Massenet è La Navarraise, episodio lirico in due atti su libretto di Jules Clarétie e di Henri Cain, perché, unica fra tutte le opere del compositore francese, sembra inserirsi nel filone della musica verista di cui la maggiore espressione era stata in quel periodo la Cavalleria rusticana di Mascagni[1]. L’opera, tuttavia, non ricalcò il successo a livello mondiale della Cavalleria o dei Pagliacci di Leonocavallo e restò poco in cartellone; il pubblico non abituato a questo nuovo stile, non riuscì a capirne le novità. La prima rappresentazione avvenne il 20 giugno 1894 al Covent Garden di Londra alla presenza del principe di Galles, futuro Eduardo VII, e fu gradita sia al pubblico che al principe il quale chiese di potersi congratulare con il compositore. Il direttore, non sapendo cosa rispondere al principe, si presentò sulla scena e disse: Il signor Massenet sta fumando una sigaretta fuori; non vuole venire![2] Anche gli interpreti, tra cui Emma Calvé nel ruolo di Anita, Alvarez in quello di Araquil, Plançon in quello di Garrito, Gilbert in quello di Remigio, diretti da P. Flon, riscossero un notevole successo testimoniato dalle numerose chiamate da parte del pubblico. Entusiasta, la regina Vittoria chiese a Emma Calvé di rappresentare l’opera a Windsor dove si organizzò un teatro nel salone con scene pittoresche e primitive. Prima di approdare a Parigi l’opera fu rappresentata al Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles il 26 novembre 1894 con Georgette Leblanc-Maeterlinck (Anita) e Bonnard (Ramon) sotto la direzione di Philippe Flon. Da «Le Ménestrel» questa fu ritenuta la vera première in territorio francofono[3], mentre la vera prima parigina dell’8 ottobre 1895 al-l’Opéra-Comique fu ignorata nonostante la parte della protagonista fosse interpretata da Emma Calvé e gli altri ruoli da Jérôme (Araquil), Bouvet (Garrido), Montaud (Remigio) e con Jules Danbé sul podio.
La vicenda si svolge in Spagna nel 1874 durante la guerra civile e protagonista è Anita, una giovane di umili origini, detta navarraise, perché nata nella Navarra. Dopo una dura battaglia, che ha costretto il generale Garrito a indietreggiare di fronte alle truppe carliste comandate dal rivoluzionario Zuccaraga, i soldati di Garrito sfilano e tra essi vi è Araquil di cui è innamorata Anita. Questo amore non è ben visto dal padre di lui, Remigio, il quale afferma che farà sposare il figlio con la donna che gli avrebbe portato almeno duemila douros in dote. Disperata, Anita promette a Garrito, che aveva offerto una taglia a chi avrebbe ucciso Zuccaraga, di ucciderlo lei. Poco dopo si odono degli spari e appare sulla scena la Navarraise insanguinata perché ha ucciso il rivoluzionario, ma non può godere del denaro ricevuto perché poco dopo giungono i soldati con Araquil ferito a morte avendo voluto seguire la fidanzata creduta una spia e traditrice. Egli fa in tempo a maledire Anita e muore mentre il sipario si chiude sulla risata isterica della donna diventata folle.
Opera meno amata anche dagli estimatori del compositore francese, La navarraise ha avuto qualche difficoltà ad affermarsi e oggi è raramente eseguita nonostante un’incisione con Placido Domingo e Marilyn Horne del 1970 e le recensioni favorevoli anche in occasione della prima rappresentazione parigina. Arthur Pougin su «Le Ménestrel» scrisse, infatti:
“Come descrivere la musica che il signor Massenet ha scritto su questo dramma lugubre e terribile, in cui il sentimento pittoresco, il movimento del bivacco, i tintinnii delle armi, il rumore del combattimento, si mescolano alle situazioni più strazianti e più patetiche? Ogni analisi diventa qui impossibile. Tutto sta, si incatena, si aggroviglia in questa azione feroce, della quale il musicista ha saputo rendere gli incidenti con una precisione, una potenza e un colore prodigiosi. I quadri sono pieni di animazione, la declamazione, con i suoi accompagnamenti discreti, raggiunge accenti superbi, tutto è irregolare, ricco di contrasti, ansimante come l’azione stessa”[4].
In effetti l’opera tende a rappresentare la realtà e ad aderire ad essa tanto da attuare una stretta corrispondenza tra tempo scenico e tempo reale, alla quale sfugge, però, l’intermezzo, Nocturne. Le sonorità guerresche e i forti contrasti caratterizzano già il preludio nel quale si staglia il tema di Zuccaraga. A questi toni così accesi si contrappone la dolce e tenera aria di Araquil Oh bien aimée! introdotta dal violoncello. Una raffinata ricerca timbrica contraddistingue Nocturne dove Massenet riesce a dare voce al silenzio in una scrittura rarefatta nella quale gli echi guerreschi sembrano placarsi per lasciare il posto alla tranquillità della notte. Nel secondo atto i toni guerreschi ritornano con forza, mentre il dramma si consuma quando le campane in modo lugubre accompagnano la morte di Araquil e la conseguente follia di Anita.
[1] Già i primi critici, del resto, notano delle enormi differenze tra La Navarraise e il mondo di Mascagni. Lucien Solvay nella sua recensione Le portrait de Manon et la Navarraise («Le Ménestrel», ann. 60, n. 48, 2 dicembre 1894, p. 378) affermò: «Si accosterà, si è accostata, in modo eccessivamente naturale, la Cavalleria Rusticana del signor Mascagni a La Navarraise del signor Massenet. Ma se la forma generale dell’opera, divisa in due atti separati da un intermezzo sinfonico, è la stessa, quante sono differenti la forma musicale dell’opera, la sua ispirazione, il suo carattere! La prima è essenzialmente italiana; l’altra è interamente francese, nella sua distinzione e nel suo colore».
[2] J. Massenet, Mes souvenirs, cit., p. 146.
[3] Sempre L. Solvay nella citata recensione (Op. cit, p. 278) afferma, infatti: «Veniamo ora alla Navarraise. Era, in qualche modo, una primizia. La prima apparizione dell’opera a Londra, dove ha incontrato così notevoli intepreti nella signorina Calvé e nel signor Alvarez, era stata, si potrebbe dire, una tiratura avanti lettera».
[4] A. Pougin, Opéra-Comique. La Navarraise, in «LeMénestrel», ann. 61, n. 40, 6 ottobre 1895, p. 315.
La presente guida all’ascolto è tratta dal libro di Riccardo Viagrande, Jules Massenet. Les tribulations d’un auteur, Casa Musicale Eco, Monza, 2012, pp. 119-121. Si ringrazia l’editore per aver concesso la pubblicazione di questo estratto.