Bologna, Teatro Comunale, Stagione di Balletto 2015
“ROMEO E GIULIETTA”
Balletto in tre atti di Sergej Prokof’ev, Sergej Radlov, Adrian Piotrovskij tratto dalla tragedia di William Shakespeare
Coreografia Kenneth MacMillan
Giulietta NATALIA DE FROBERVILLE
Romeo RUSLAN SAVDENOV
Mercuzio ALEKSANDR TARANOV
Tebaldo IVAN POROSHIN
Benvolio ROMAN TARKHANOV
Paride DMITRY KRYLOV
Allestimento e Compagnia Djagilev, Perm’
Orchestra e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Giuseppe La Malfa
Scene Mauro Carosi
Costumi Odette Nicoletti
Luci Sergey Martynov
Bologna, 28 giugno 2015
Come secondo e ultimo spettacolo di balletto della Stagione 2015 il Teatro Comunale di Bologna ha proposto Romeo e Giulietta di Kenneth MacMillan; compagnia ospite è stata il Balletto dell’Opera di Perm’. Quindi, una compagnia di balletto russa che ha nel proprio repertorio uno dei baluardi della coreografia anglosassone. Una scelta artistica che non stupisce: innanzitutto – quasi scontato dirlo – a contrasto con l’egemonia delle versioni sovietiche tuttora vigenti in Russia (solo per fare esempi famosissimi di coreografie sulla musica di Sergej Prokof’ev, sarà utile ricordare quella di Leonid Lavronvskij ballata dal Balletto del Teatro Mariinskij e quella di Oleg Vinogradov in repertorio al Balletto del Teatro Mikhailovskij). E poi quasi per rivendicare l’importanza della Compagnia di Perm’, giacché la concessione di una coreografia di MacMillan viene scrupolosamente supervisionata dalla Kenneth MacMillan Foundation. Una storia relativamente recente quella fra Romeo e Giulietta con Tersicore ma che a tutt’oggi costituisce un banco di prova temibilissimo per coreografi e compagnie di ballo. Com’è andata dunque? Bene, anche se con alcuni necessari “distinguo”. La coreografia di MacMillan, che vide la “prima” nel 1965, mostra il fianco a qualche ruga soprattutto in una visione del corpo di ballo un po’ logorroica, come nelle scene del ballo a casa Capuleti e nella schematicità dei duelli. C’è poco da fare: questo Romeo e Giulietta rimane celebre e riuscitissimo soprattutto per i grandi duetti e il quadro finale a tutt’oggi di una teatralità che lascia senza fiato. In soccorso a certa polvere smossa dalla coreografia viene però un allestimento magnifico: e diversamente non poteva essere se i nomi coinvolti sono quelli di Mauro Carosi per le scene e di Odette Nicoletti per i costumi. Un caleidoscopio di colori e citazioni che proietta il mito della coppia degli innamorati di Verona in un medioevo senza tempo. C’è poi la questione dello stile e qui la questione si fa un po’ spinosa. Nel rivedere la registrazione del 1984 con Wayne Eagling e Alessandra Ferri sembra che qualcosa irrimediabilmente si sia perduto: non solo a livello interpretativo ma nella cura nel particolare. E di particolari – così vividi e immediatamente ravvisabili di un modo di concepire il coreodramma – MacMillan ha puntellato tutta la coreografia. È nel lavoro di bulino che il Balletto di Perm’ è stato talvolta avaro: come nello strazio dell’accatastamento dei cadaveri dopo il grande duello nella piazza (che è quasi una mise en abîme della morte dei due protagonisti) o nella scena della morte di Mercuzio che qui pareva cristallizzata in un dolore un po’ artificiale. Per il resto, il corpo di ballo è stato davvero buono: erano subito riconoscibili una scuola unita ad un sentire e una poetica comuni. Ottima la Giulietta di Natalia de Froberville che ha disegnato una fanciulla vera e palpitante; leggermente algido ma di splendida tecnica il Romeo di Ruslan Savdenov. Aleksandr Taranov (Mercuzio) e Ivan Poroshin (Tebaldo) sono stati i migliori nel coniugare tecnica ed espressività, restituendo i rispettivi personaggi con grande pertinenza. A capo dell’Orchestra del Teatro Comunale, Giuseppe La Malfa ha sostituito il previsto Aziz Shokhakimov con sicurezza e senso del dramma. Che altro aggiungere? Che è stato un piacere vedere un allestimento così riuscito al di là di qualche menda stilistica. Non è il caso di star qui a disquisire sui primati (o presunti tali) delle compagnie di balletto in Russa: basti solo dire che in questo frangente il Balletto di Perm’ ha dato una buona immagine di sé. Foto Rocco Casaluci