Palazzetto Bru Zane, Festival George Onslow, un altro Beethoven? (11 aprile-21 maggio 2015) Quatuor Manfred
Violini Marie Béreau, Luigi Vecchioni
Viola Emmanuel Haratyk
Violoncello Christian Wolff
Violoncello (aggiunto) Xavier Phillips
George Onslow: Quintette à deux violoncelles en la majeur op. 75
Théodore Gouvy: Quintette à deux violoncelles en si mineur
Venezia, 28 aprile 2015
Serata davvero speciale quella svoltasi lo scorso 28 aprile al Palazzetto Bru Zane! Nell’ambito del Festival “George Onslow: un altro Beethoven?”, che si sta rivelando un’impareggiabile occasione per riscoprire il compositore francese e, in particolare, il suo repertorio da camera, insieme a varie altre opere appartenenti al medesimo genere, firmate da musicisti in qualche modo a lui legati, sono stati proposti al pubblico, come sempre numeroso, due quintetti per archi praticamente sconosciuti: il primo, del compositore eponimo del festival, non si ascoltava da tempo immemorabile né tantomeno è stato inciso su disco; il secondo, ancora allo stato di manoscritto, oltre a non essere stato mai registrato, non è stato eseguito neppure all’epoca del suo autore, Théodore Gouvy.
La deliziosa sala dei concerti del palazzetto veneziano si è trasformata, come altre volte, in un salotto del primo Ottocento, in cui risuonavano le note di composizioni concepite per una formazione cameristica allora in voga, il quintetto con due violoncelli, per la quale hanno scritto autori famosi, come Boccherini, Cherubini o Schubert, ma anche i meno noti Onslow e Gouvy, che pure ci hanno lasciato, a questo riguardo, un vasto repertorio tutto da riscoprire. Una serata, quella di cui ci occupiamo, memorabile anche grazie ai solisti del Quatuor Manfred (già ospiti del Palazetto Bru Zane in precedenti stagioni), cui si è unito, per l’occasione, Xavier Phillips al violoncello: musicisti formatisi presso le più prestigiose istituzioni internazionali (la Juilliard School di New York, il Conservatorio di Ginevra, il CNSM di Parigi) e ospiti delle più ambite sale da concerto in tutto il mondo.
Nel Quintette à deux violoncelles en la majeur op. 75 di George Onslow – composto tra il 1847 e il 1848 con dedica all’amico Charles Lebouc, allora violoncellista all’Opéra di Parigi –, gli interpreti hanno sfoggiato grande sicurezza e affiatamento fin dal primo movimento, Allegro grazioso, pieno di contenuta passione, che a tratti prorompe in qualche accensione emotiva per poi placarsi alla fine. Notevole la prestazione del primo violino e del primo violoncello, impegnato in una parte che prevede spesso incursioni nella zona acuta. Notevole il cromatismo (tipico dello stile della maturità di Onslow), affidato inizialmente ai violoncelli nel secondo movimento, Scherzo, che si sviluppa in modo brioso con continui scambi tra gli strumenti, inframezzato da una parte centrale più distesa. Nobile e solenne l’Andante sostenuto, dove i solisti si sono fatti apprezzare, come altrove, per il perfetto insieme, la pulizia, la rotondità del suono, offrendo di questa pagina un’interpretazione intensa, eppure senza enfasi, scevra da ogni portamento. Notevole, nel Finale – che ha i tratti di una danza rustica –, la prestazione del primo violino, impegnato in passaggi veloci, e poi del violoncello, che ha esibito un bel suono morbido anche negli acuti.
Quanto al Quintette à deux violoncelles en si mineur di Théodore Gouvy, si è apprezzata, nel primo movimento, Lento. Allegro di molto, la lenta introduzione (qui molto più sviluppata di quanto avvenga normalmente), che si apre con un assolo del primo violoncello, basato su un motivo caratterizzato da un iniziale semitono – un intervallo che ritorna in tutto il quintetto sotto forma di progressioni cromatiche a livello melodico e armonico –, creando un’atmosfera sospesa. Ad essa fa seguito un’accensione emotiva, nel corso della quale ha, tra gli altri, brillato il primo violino, eseguendo autorevolmente scalette virtuosistiche, alternate a perorazioni di intenso lirismo. Un perfetto insieme si è imposto nello Scherzo dal ritmo concitato, eseguito senza mai perdere di vista l’eleganza dello stile e il bel suono: un movimento pieno di contrasti e sorprese, che richiede diversi modi di suonare, e dove il Trio, interamente costruito su una nota di pedale ornata passante da uno strumento all’altro, instaura un’atmosfera molto più pacata. Nel terzo movimento, Larghetto con moto, caratterizzato da un denso contrappunto di grande intensità espressiva, si è ancora segnalato, inizialmente, il primo violino, tra esplosioni di pathos e carezzevoli episodi melodici, avvolti in un’atmosfera incantata con tratti vivaldiani. Bellissimo l’intervento della viola nelle battute conclusive. Brillante e virtuosistico il primo violino nel Finale, al pari di tutti gli altri strumenti, in un meraviglioso insieme, fino all’irresistibile conclusione, preceduta da una sorta di recitativo del del violoncello. Scroscianti, ripetuti applausi hanno ottenuto un prezioso bis: Élégie di Théodore Gouvy, un pezzo di grande suggestione, dove i violini eseguono alternativamente la melodia e il controcanto, mentre il violoncello è particolarmente impegnato nella zona acuta. Inutile sottolineare che l’ensemble ha confermato (con l’interesse) le sue notevoli doti tecniche e interpretative.