Palazzetto Bru Zane, Festival “George Onslow, un altro Beethoven?”(11 aprile -21 maggio 2015) “VIOLINO E PIANOFORTE”
Violino Nicolas Dautricourt
Pianoforte Momo Kodama
George Onslow: Sonate pour violon et piano en fa mineur op. 11 n* 3
Frédéric Chopin: Scherzo en si bémol mineur op. 31
Franz Liszt: La Lugubre gondole
Franz Liszt/Franz Schubert: Soirées de Vienne: Valse n° 6
Camille Saint-Saëns: Havanaise op. 83 en mi majeur
Venezia, 9 maggio 2015
Altro appuntamento con la produzione cameristica di George Onslow e, per l’occasione, di altri autori romantici, a ricreare l’atmosfera di un raffinato Salon parigino tra gli stucchi e i dipinti della graziosa sala dei concerti del Palazzetto Bru Zane. Nonostante il sottotitolo assegnato all’op. 11 di Onslow, “Grandi Sonate per pianoforte con accompagnamento di violino obbligato”, pubblicata intorno al 1817, la Sonate n° 3 – come anche le altre due che compongono l’opus – è caratterizzata da un trattamento paritario dei due strumenti, che danno vita ad un vero e proprio duo. Anche in questo brano, dunque, Onslow si è uniformato all’innovativa concezione, che contraddistingue la migliore produzione cameristica del genio beethoveniano, di cui condivide anche il carattere “serio”, oltre al dinamismo ritmico prodotto dai diffusi motivi puntati o sovrapuntati, presenti, questi ultimi, nell’Adagio.
Dolcemente lirica o, di volta in volta, appassionata l’interpretazione di Nicolas Dautricourt e Momo Kodama. Fin dal Allegro espressivo, che si apre con alcune strappate, si è imposto il suono rotondo del violino, che ha sedotto il pubblico con le sue note perlacee, nel suo dialogo alla pari con il pianoforte, che, a sua volta, ha sfoggiato un suono pulito e una spiccata sensibilità nel tocco. Anche nel successivo Adagio, una pagina intrisa di lirismo, i due strumenti si sono egregiamente confrontati in un continuo scambio di ruoli, alternandosi nell’eseguire la linea melodica o l’accompagnamento. Dialogo serrato, concitato nel Finale: Agitato non troppo presto, dove l’abilità tecnico-interpretativa dei due solisti è emersa pienamente.
Finezza di tocco, nitore degli accordi, perfetta indipendenza delle mani, uso sapiente del “rubato”: questi gli aspetti salienti dell’interpretazione offerta da Momo Kodama nello Scherzo en si bémol mineur op. 31 di Frédéric Chopin, un pezzo pieno di energia e passione come di sognante lirismo, che si apre con una terzina, che ha l’aria di una domanda, cui fa seguito un motivo costituito da accordi marcati, che sfocia in una melodia con anima su ottave continue della mano sinistra, seguita da una parte con fuoco. Uno scherzo, che non ha nulla di gaio e spensierato, essendo intriso di inquietudine e mestizia. Di impressionante suggestione la Lugubre gondole, proposta nell’arrangiamento per violino e pianoforte (S134) del pezzo omonimo per pianoforte solo, che Liszt aveva abbozzato nel 1882, mentre era ospite di Richard Wagner a Venezia, probabilmente suggestionato dalle gondole funebri che percorrevano i canali della città lagunare, ma anche dall’atmostfera triste che si percepiva a Palazzo Vendramin con Wagner, malato, ormai prossimo alla morte. In questa composizione, sorprendentemente “moderna” (come altre dell’ultimo Listz), fondata su una persistente instabilità tonale e frequenti linee cromatiche, il violino di Nicolas Dautricourt, ha sfoggiato un bel suono brunito, nel cupo recitativo iniziale – mentre il pianoforte scandiva a tratti funerei rintocchi –, risultando assoluto mattatore in questa pagina di grande enfasi espressiva, carica di romantica teatralità, fino al lugubre finale, ancora tristemente punteggiato dai rintocchi del pianoforte. Grande virtuosismo del violino nei rimanenti due pezzi, sempre sorretto dall’impeccabile pianoforte di Momo Kodama: la Valse no 6 dalle Soirées de Vienne di Franz Schubert, nella funambolica trascrizione di Franz Liszt, e Havanaise op. 83 en mi majeur di Camille Saint-Saëns, una composizione forse ispirata al compositore francese dal crepitìo della legna nel caminetto acceso nella sua camera d’albergo a Brest, durante una tournée con il violinista Raphael Diaz Albertini di origini cubane, cui l’opera è dedicata. In entrambi i pezzi il violino si è inerpicato, con perfetta intonazione e pienezza di suono, fin nella zona acuta e sopracuta. Nella Valse, inoltre, si sono sentite perfette cascate di seste e pirotecniche variazioni del tema principale. Nell’esotica composizione di Saint-Saëns Dautricourt ha reso alla perfezione i diffusi contrasti dinamici, eseguendo, tra l’altro, con impareggiabile maestria siderali suoni armonici al pari di impertinenti glissando nel turbinoso finale. Applausi, com’è ovvio, entusiastici da parte del pubblico. Due bis: Sonata per violino e pianoforte in fa minore BWV 1018 di Johann Sebastian Bach e Après un rêve di Gabriel Fauré.