Hugo Wolf: Der Tambour nr.3, Nimmersatte Liebe nr.9, Jägerlied nr.4 (da Mörike lieder); Der Mond hat eine schwere Klag erhoben, Heb’ auf dein blondes Haupt, Schon streckt’ ich aus im Bett, Ein Ständchen euch zu bringen (da Italienisches Liederbuch); Denk’s, O Seele nr.39 (da Mörike lieder); Wohl denk’ich oft, Alles endet, was entsteht, Fühle meine Seele (Drei Gedichte von Michelangelo); Franz Schubert: Gruppe aus dem Tartarus D.583, In Frühling D.882, Alinde D.882, An die Entfernte D.765; Liebesbotschaft, Die Stadt, Der Doppelgänger, Die Taubenpost (da Schwanengesang D.957). Hans Hotter (basso), Geoffrey Parsons (piano). Registrazione: Sofiensaal, Wien, maggio 1973. T.Time:57,29. 1 CD Decca 480 8159
Hans Hotter è stato figura mitica della vocalità tedesca del secondo dopoguerra; autentico basso ma dotato di un’estensione non comune e di una rara facilità in acuto unite ad un accento scultoreo ed a una capacità straordinaria di costruzione dei personaggi, Hotter si è affermato negli anni come interprete di riferimento non solo di Wotan – ruolo con cui ha finito quasi per identificarsi – ma più in generale del repertorio wagneriano e degli ambiti limitrofi.
Hans Hotter è stato figura mitica della vocalità tedesca del secondo dopoguerra; autentico basso ma dotato di un’estensione non comune e di una rara facilità in acuto unite ad un accento scultoreo ed a una capacità straordinaria di costruzione dei personaggi, Hotter si è affermato negli anni come interprete di riferimento non solo di Wotan – ruolo con cui ha finito quasi per identificarsi – ma più in generale del repertorio wagneriano e degli ambiti limitrofi.
La Decca ripropone un’incisione liederistica – e per una volta si tratta di un programma unitario e coerente e non uno dei frequenti pastiche spesso alquanto illogici proposti in occasione di ristampe di recital storici – realizzata nel 1973 con l’accompagnamento pianistico di Geoffrey Parsons, assoluto maestro nell’arte dell’accompagnamento vocale e pianista abituale dei maggiori liederisti del Novecento. Anche in questo caso il pianista inglese coglie nel segno non solo accompagnando il canto con una semplicità e una naturalezza che sembrano nascere dal medesimo gesto ma evidenziando con sapienza assoluta ogni sfumatura dei singoli brani in quella necessità di scavo espressivo che non è solo del cantante ma anche dell’accompagnatore. La registrazione è arrivata un poco tardi nella carriera di Hotter; dopo decenni di intensissima carriera, alcuni segni di logoramento del materiale vocale sono percepibili pur rimanendo una considerevole autorevolezza. L’impegno della liederistica è, inoltre, più espressivo che vocale e in questo ambito la grande esperienza è sicuramente un’ulteriore freccia nell’arco di Hotter che compensa ampiamente in tal modo qualche acuto forzato e qualche discesa nel settore grave non perfettamente timbrata.
Il programma consta di due parti nettamente distinte dedicate rispettivamente ad Hugo Wolf e Franz Schubert. La prima dedicata a Wolf presenta quattro brani dai “Mörike-Lieder” composti nel 1888 su testi di Eduard Mörike. Fra i brani scelti due si distinguono per il carattere opposto e per la grande capacità di Hotter di evidenziare i diversi piani espressivi; si segnalano l’arcano “Denk’es, O Seele!” dall’accompagnamento diafano e dalle sonorità quasi spettrali su cui il canto di Hotter si dipana con accenti solenni ed evocativi e la brillante “De Tambour” in cui risalta il gioco dei contrasti fra la monumentale vocalità del cantante ed il tono leggero e brillante del brano. Altri quattro brani sono tratti dagli “Italienisches Liederbuch” del 1892-96. La scelta è stata per brani dall’andamento disteso, lirico e malinconico come nella serenata di “Der Mond ha teine schwere Klag” morbida, cullante e, quindi, perfetta per esaltare la morbidezza del canto di Hotter mentre in “Heb’auf dein blondes Haupt” va riscontrata una certa durezza nella salita all’acuto che fortunatamente non inficia la nobile malinconia espressa dalla linea del canto nel resto del brano. La parte dedicata a Wolf è completata dai tre “Drei Gedichte von Michelangelo” composti nel 1897 su testi di Michelangelo Buonarroti: il tono prevalenze è quello di una nobile ed eroica sofferenza in cui si riflettono i tormenti dell’artista e che trova ovviamente l’interprete ideale in quello che è stato il maggior Wotan del dopoguerra e forse non solo.
La seconda parte del programma è costituita da una selezione di lieder di Franz Schubert. Fra questi il primo lotto è composto da brani di differente provenienza scelti principalmente per far risaltare le doti vocali di Hotter. Fra questi colpisce in modo particolare “Gruppe aus dem Tartarus” D.583 (Op. 41/1) composto nel 1816 su testo di Friedrich von Schiller dall’andamento fortemente drammatico e teatrale ancora dominato da un eroismo di matrice beethoveniana mentre in “An die Entfernte” D. 765 si apprezza soprattutto un controllo del legato ancora esemplare nonostante i lunghi anni trascorsi sul palcoscenico. Completa questa parte un’intensa esecuzione di “Im Frühling” D. 882 ed “Alinde” D. 904 su testo di Johann Rochiltz. Concludono il programma quattro lieder da “Schwanengesang” D.957, opera estrema dell’arte schubertiana e quasi testamento ideale del compositore. Sono presenti il lied n. 1 della raccolta “ Liebesbotschaft” in cui una linea di canto precisissima e di assoluta musicalità si unisce ad un tono di autentica commozione del canto capace di rievocare pienamente la situazione del brano nel quale il poeta si rivolge al ruscello perché porti il suo saluto al’amata. Seguono tre brani dell’estrema maturità schubertiana come il n. 11 “Die Stadt” dai toni crepuscolari e gli ultimi due brani della raccolta i n. 13 e 14 “Der Doppelgänger” dall’andamento maggiormente drammatico e pervaso da un senso ineluttabile di fatalità e “Die Taubenpost” l’ultimo lied composto da Schubert che riporta in una più abituale area espressiva di sentimentalismo patetico.
Vol.II – Carl Loewe: Odins Meeresritt op.118, Die wandelnde Glocke op.20 nr.3, Hochzeitslied op.20 nr.1, Hinkende Jamnen op.62 nr.4; Hugo Wolf: Wenn du zu den blumen gehst nr.7 ( da Spanisches Liederbuch), Der Musikant, Wer sein holdes lieb verloren nr.8 (da Spanisches Liederbuch); Der Soldat I, Anakreones Grab, Der verzweifelte liebhaber; Richard Strauss: All mein’ Gedanken mein herz und mein sinn op.21 nr.1, Nachtgang op.29 nr.3, Du meines herzens krönelein op.21 nr.2, Gefunden op.56 nr.1, Himmelsboten op.56 nr.1 (da Des Knaben Wunderhorn), Ach, weh mir unglueckhaftem mann op.21 nr.4; Johannes Brahms: Auf dem kirchhofe op.105 nr.4, Ruhe, Süssliebchen op.33 nr.9, Mit vierzig jahren ist der berg erstiegen op.94 nr.1 (da Fünf Lieder). Hans Hotter (basso), Geoffrey Parsons (piano). Registrazione: Sofiensaal, Wien, maggio 1973. T.Time:52.58. 1 CD Decca 480 8160
Il secondo CD proposto, registrato nello stesso anno e sempre con l’accompagnamento di Geoffrey Parsons rappresenta un completamento del precedente e valgono per esso molte delle considerazioni già esposte. Rispetto al precedente recital tutto centrato su Wolf e Schubert qui è rappresentato un maggior numero di autori. Resta Hugo Wolf con sei lieder di varia provenienza; fra questi si fa notare “Der musikant” dai “Gedichte von Joseph v. Eichendorff” di insolita leggerezza vocale e accompagnato da sonorità trasparenti e cristalline del pianoforte. Fra i lieder presentati vi è poi una delle composizioni più note di Wolf “Anakreons Grab” su testo di Goethe dominato da atmosfere di nobile commozione che trovano nella cavata ancora sontuosa di Hotter la giusta solennità. Interessante la prima parte del programma dedicata a Carl Loewe compositore sassone al tempo molto apprezzato tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Schubert della Germania del nord” ma di raro ascolto oggi. Rispetto ad altri compositori l’arte di Loewe mantiene sempre un tocco più leggero e ironico dove ultimi echi mozartiani si uniscono ad una bonomia di caratteristico sapore Biedermaier. Fra i brani proposti “Die wandelnde Glocke” si caratterizza per i toni leggeri, quasi da opera buffa, con l’enorme voce di Hotter che in questo contesto richiama subito alla mente l’Osmin mozartiano con il suo gioco di contrasto fra la cavernosa voce del basso e la leggerezza dell’accompagnamento. “Odins Meeresritt”, brano lungo e complesso, con significativi cambi di atmosfera e un taglio generale di forte teatralità, è caratterizzata da un accompagnamento pianistico particolarmente ricco in cui emergono le doti di Parsons mentre “Hochzeitslied” è una specie di summa dei moduli stilisti di Loewe in cui Hotter quasi sorprende per la facilità e la nitidezza con cui è risolto il vorticoso sillabato del finale.
A Richard Strauss sono dedicati sei lieder: Hotter canta come sempre in modo inappuntabile ma sul piano emotivo risultano più freddi e manierati di quelli romantici. Alcuni come “Du meines Herzens Krönelein” ricordano da vicino certi stilemi dello Strauss operistico seppure in scala minore mentre altri come “Nachtgang” si distinguono per una melodia raffinatissima e melanconica. Posti in chiusura sono tre lieder di Johannes Brahms. “Auf dem Kirchhofe” è forse il momento migliore della registrazione, dal momento che è brano breve ma di forte tensione drammatica in cui un accompagnamento pianistico decisamente impegnativo per questo repertorio si unisce ad una vocalità di derivazione operistica in cui il talento di Hotter può esprimersi al massimo e la voce sembra mordere la linea vocale con la stessa sovrumana grandezza di un’Olandese Volante non limitato dalla natura cameristica del brano mentre gli altri due brani con il loro nobile e compassato dolore rispondono alle più tipiche tematiche dell’estetica brahmsiana.
Il secondo CD proposto, registrato nello stesso anno e sempre con l’accompagnamento di Geoffrey Parsons rappresenta un completamento del precedente e valgono per esso molte delle considerazioni già esposte. Rispetto al precedente recital tutto centrato su Wolf e Schubert qui è rappresentato un maggior numero di autori. Resta Hugo Wolf con sei lieder di varia provenienza; fra questi si fa notare “Der musikant” dai “Gedichte von Joseph v. Eichendorff” di insolita leggerezza vocale e accompagnato da sonorità trasparenti e cristalline del pianoforte. Fra i lieder presentati vi è poi una delle composizioni più note di Wolf “Anakreons Grab” su testo di Goethe dominato da atmosfere di nobile commozione che trovano nella cavata ancora sontuosa di Hotter la giusta solennità. Interessante la prima parte del programma dedicata a Carl Loewe compositore sassone al tempo molto apprezzato tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Schubert della Germania del nord” ma di raro ascolto oggi. Rispetto ad altri compositori l’arte di Loewe mantiene sempre un tocco più leggero e ironico dove ultimi echi mozartiani si uniscono ad una bonomia di caratteristico sapore Biedermaier. Fra i brani proposti “Die wandelnde Glocke” si caratterizza per i toni leggeri, quasi da opera buffa, con l’enorme voce di Hotter che in questo contesto richiama subito alla mente l’Osmin mozartiano con il suo gioco di contrasto fra la cavernosa voce del basso e la leggerezza dell’accompagnamento. “Odins Meeresritt”, brano lungo e complesso, con significativi cambi di atmosfera e un taglio generale di forte teatralità, è caratterizzata da un accompagnamento pianistico particolarmente ricco in cui emergono le doti di Parsons mentre “Hochzeitslied” è una specie di summa dei moduli stilisti di Loewe in cui Hotter quasi sorprende per la facilità e la nitidezza con cui è risolto il vorticoso sillabato del finale.
A Richard Strauss sono dedicati sei lieder: Hotter canta come sempre in modo inappuntabile ma sul piano emotivo risultano più freddi e manierati di quelli romantici. Alcuni come “Du meines Herzens Krönelein” ricordano da vicino certi stilemi dello Strauss operistico seppure in scala minore mentre altri come “Nachtgang” si distinguono per una melodia raffinatissima e melanconica. Posti in chiusura sono tre lieder di Johannes Brahms. “Auf dem Kirchhofe” è forse il momento migliore della registrazione, dal momento che è brano breve ma di forte tensione drammatica in cui un accompagnamento pianistico decisamente impegnativo per questo repertorio si unisce ad una vocalità di derivazione operistica in cui il talento di Hotter può esprimersi al massimo e la voce sembra mordere la linea vocale con la stessa sovrumana grandezza di un’Olandese Volante non limitato dalla natura cameristica del brano mentre gli altri due brani con il loro nobile e compassato dolore rispondono alle più tipiche tematiche dell’estetica brahmsiana.
ascolti nn. 1, 6, 9, 13, 17