Giuseppe Verdi (1813-1901): “Un giorno di regno” (1839)

Melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani. Mikheil Kiria (Il Cavalier Belfiore), Alice Quintavalla (La Marchesa del Poggio), Angela Nisi (Giulietta di Kelbar), Simone Alberti (Il Barone di Kelbar), Marco Frusoni (Edoardo di Sanval), Dario Ciotoli (Il Signor La Rocca), Roberto Jachini Virgili (Il Conte di Ivrea, il Comandante di Brest), Marco Miglietta (Delmonte), Riccardo Certi (Un servo). Belcanto Chorus, Martino Faggiani (Maestro del coro), Roma Sinfonietta, Gabriele Bonolis (direttore). Registrazione: Rieti Teatro Flavio Vespasiano, novembre 2013. 2 CD Tactus TC 812290
Un giorno di regno” è fra i titoli meno noti e rappresentati del catalogo verdiano su cui ancora pesano l’eco del fiasco alla prima scaligera del 1840 e il ricordo delle tragiche circostanze in cui venne concepita; è però opera non indegna seppur priva di originalità nel suo abbondare di spunti rossiniani e donizettiani elaborati però con notevole mestiere che la rendono pienamente godibile all’ascolto. In occasione delle celebrazioni del bicentenario del 2013 l’opera è stata presentata al Teatro Vespasiano di Rieti nell’edizione critica a cura della Chicago University Press e di Casa Ricordi, registrata e messa in commercio per l’etichetta Tactus.
Operazione in se meritoria anche se non perfettamente compiuta: opere come queste, che pur non prive di meriti sono lungi dall’essere capolavori, per emergere pienamente richiedono interpreti di alta statura artistica mentre qui siamo in presenza di giovani promettenti e volenterosi ma ancora mancanti però di quella scintilla personale che questa musica richiederebbe.
La parte orchestrale è stata affidata alla Roma Sinfonietta diretta da Gabriele Bonolis che offre una prova di buon mestiere e di valida professionalità anche se latitano la brillantezza sonora e la vivacità teatrale che dovrebbero esserci in un’opera buffa con il risultato di una certa carenza di vitalità nel complesso dell’esecuzione. Discreta la prova del Belcanto Chorus tanto nei concertati quanto in un brano come “Ma le nozze non si fanno” posto in apertura del II atto e molto prossimo al più celebre “Che interminabile andirivieni” del “Don Pasquale”.
Come detto, la compagnia di canto manca di nomi di particolare richiamo ma nell’insieme offre una prestazione interessante. Molto buona la prova del baritono georgiano Mikheil Kiria nel ruolo del protagonista; la sua è una voce autenticamente baritonaleche si distingue per il  bel colore e una linea di canto molto musicale cui si aggiungono convincenti doti interpretative. Al suo fianco l’altro elemento di forza del cast è la Marchesa del Poggio di Alice Quintavalla che, rispetto a molti suoi colleghi, mostra una maggior maturità tanto vocale quanto interpretativa che le permettono di centrare bene la figura ironica e maliziosa della marchesa pur con un timbro decisamente sopranile e non troppo distinto da quello di Giulietta. Insieme i due cantanti danno giusto rilievo al bel duetto del II atto “Ch’io non possa il ver comprendere”, mentre la cavatina della Marchesa pur ben cantata deve confrontarsi con troppo illustri paragoni.
La coppia giovane è composta da Marco Frusoni (Edoardo) e Angela Nisi (Giulietta); il primo è dotato di una voce interessante dall’ottimo corpo specie nel settore centrale, con buono squillo e un temperamento che lascia intuire una maggior propensione a parti più drammatiche. La seconda si distingue, invece, per un  timbro piacevole e musicale e di buona correttezza anche se appare un po’ carente sul versante della personalità forse a causa della sua giovinezza; per questa ragione il ruolo da lei intepretato manca un po’ della malizia che dovrebbe caratterizzarlo.
Nella coppia dei buffi si apprezza maggiormente il Barone di Simone Alberti dal timbro piacevole e dalle ottime doti specie nei vertiginosi sillabati di tradizione ancora tutta rossiniana e donizettiana che ancora contraddistinguono la parte – si veda il duetto “Diletto genero” – mentre il tesoriere di Dario Ciotoli, pur coretto, ha un  timbro troppo chiaro e quasi tenorile per il ruolo come risulta fin dal duetto iniziale con il Barone. Buona la prova dei due tenori – Marco Miglietta e Roberto Jachini Virgili – impegnati nelle parti di fianco insieme al baritono Riccardo Certi.