Teatro Filarmonico di Verona – Stagione d’Opera e Balletto 2014/2015
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA”
Melodramma buffo in due atti di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Il Conte d’Almaviva EDGARDO ROCHA
Don Bartolo OMAR MONTANARI
Rosina SILVIA BELTRAMI
Figaro SUNDET BAIGOZHIN
Don Basilio MARCO VINCO
Berta IRENE FAVRO
Fiorello SALVATORE GRIGOLI
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Stefano Montanari
Maestro del Coro Vito Lombardo
Regia Pier Francesco Maestrini
Scenografia animata e Costumi Pier Francesco Maestrini e Joshua Held
Nuovo allestimento della Fondazione Arena di Verona
Verona, 14 aprile 2015
Nonostante le riserve già espresse nel precedente articolo sulla Prima, il merito che il “Barbiere dei cartoni” ha nell’aver portato tanti giovani (e giovanissimi) a teatro è indiscutibile. L’idea del cartoon è eccellente – e chi è cresciuto con “Fantasia” non può non riconoscerne il valore. Ma non c’è niente da fare, l’accumulo di dettagli spesso gratuiti e fuori luogo a lungo andare stanca e la scelta di accompagnare il tutto con effetti sonori risulta in diversi casi controproducente (veramente insalvabile – scenicamente e musicalmente – Una voce poco fa). In generale gli insiemi musica / proiezioni funzionano meglio di quanto accaduto nel corso della Prima, per quanto ancora largamente perfettibili. E, avendo sovraccaricato tutta la proiezione di elementi ed effetti, aumenta a dismisura il rischio di insiemi fuori sincrono. Alcuni momenti sono esilaranti, ma è tutto veramente troppo carico e si perde persino la percezione di cosa sia realmente buffo. La musica, come già osservato domenica scorsa, passa in secondo piano; i nodi più contorti della trama vengono sciolti ma serviti in una confusione tale che se ne perde il senso. Il cartoon, opera del bravo Joshua Held, è graficamente ben realizzato, la regia di Pier Francesco Maestrini del tutto apprezzabile, almeno per quanto riguarda il movimento dei cantanti in scena e le loro interazioni con lo sfondo. A nostro avviso, per dare il giusto valore a un’idea così ben concepita, basterebbe avere un po’ di coraggio nel lasciare più spazio al valore narrativo della musica, accontentandosi di prendere per mano lo spettatore senza volerlo a tutti i costi trascinare per tre ore in un caos vorticoso. Se la Prima è risultata tutto sommato godibile a fronte di un buon cast, altrettanto non si può dire di questa serata. Non convince pienamente Sundet Baighozin nel ruolo di Figaro: l’indiscutibile potenza vocale del baritono non è sostenuta dall’accuratezza della linea: il timbro è interessante, ma non adeguatamente calibrato sul ruolo, la pronuncia buona, ma le dinamiche stabili sul forte. Il ruolo di Figaro è certamente faticosissimo e Baighozin è un buon attore, ma sarebbe auspicabile una maggiore cura del fraseggio. Serataccia per Silvia Beltrami, attrice fin troppo caricaturale: il fraseggio è rivedibile, le agilità risolte con espedienti poco filologici. La voce mostra notevoli insicurezze nel registro acuto e anche la pronuncia è al limite della comprensibilità. Un peccato, ma ci auguriamo si tratti di un qualche disturbo stagionale. È pur vero che Rosina è il personaggio più maltrattato dalla regia di Maestrini: tutta la sua scena di presentazione è disturbata da fastidiosi effetti sonori. Non al pieno delle forze Irene Favro, una Berta credibile ma vocalmente non sempre a fuoco; discreta la prestazione di Salvatore Grigoli, nel duplice ruolo del servitore Fiorello e di un ufficiale. Il resto del cast conferma e migliora la prestazione della Prima. Anche in quest’occasione segnaliamo il Bartolo di Omar Montanari, bravo attore e baritono di vocalità affascinante e magmatica: il personaggio è credibile, la voce bene in maschera e i momenti d’assieme sempre precisi ed efficaci. Lo squillo c’è, la linea pure. Montanari non cade nell’errore di voler caricare troppo il vecchio dottore, facendone emergere con naturalezza le sfaccettature più comiche. Edgardo Rocha, il Conte d’Almaviva, realizza una prestazione del tutto positiva: sia la prima che la seconda serenata sono manifestazioni di uno studio intenso ed appassionato del ruolo, perfettamente nelle corde del giovane tenore. Il fraseggio è curato, le dinamiche ben calibrate, nonostante la direzione non sempre coadiuvante di Stefano Montanari. La voce è in ottima forma e la presenza scenica perfettibile (sfidiamo qualunque tenore a recitare in maniera credibile il ruolo del Conte con addosso un costume che pare disegnato da Fernando Botero) ma già del tutto disinvolta. Don Basilio era Marco Vinco, ancora più convincente che nella Prima: alle eccellenti capacità sceniche – e il Basilio disegnato da Maestrini ed Held era veramente di complessa interpretazione – Vinco accosta una vocalità priva di incertezze e stilemi stereotipati. Stefano Montanari sceglie dei tempi in larga parte tradizionali, ma fatica a tenere insieme palco, orchestra e fondale animato. Particolarmente discutibile la musicalità del clavicembalo, amplificato a dismisura e di gusto poco filologico. Gli ottoni e i legni subiscono particolarmente i numerosi scollamenti della direzione e le dinamiche tendono costantemente all’appiattimento. L’attenzione sembra essere prevalentemente rivolta agli insiemi con il cartoon e buona parte del cast si trova in qualche occasione in difficoltà. Il Coro, preparato da Vito Lombardi, fa come sempre bella figura. Il pubblico, composto in larga parte da vivacissimi ragazzi delle medie (purtroppo non in tutti i casi preparati adeguatamente ad assistere ad uno spettacolo teatrale), si profonde in applausi e ululati scatenati. Foto Ennevi per Fondazione Arena