Venezia, Palazzetto Bru Zane: “Febbre e Delirio” con il Quatuor Ardeo

Palazzetto Bru Zane, Festival “George Onslow, un altro Beethoven?”(11 aprile -21 maggio 2015)
“FEBBRE E DELIRIO”
Quatuor Ardeo

Violini Mi-Sa Yang, Carole Petitdemange
Viola Noriko Inoue
Violoncello Joëlle Martinez
Contrabbasso Yann Dubost
George Onslow: Quatuor à cordes en ut majeur op. 64; Quintette avec contrebasse n.° 15 en ut mineur “de la balle” op. 38
Venezia, 21 aprile 2015      

Ancora musica d’alto livello, offerta da giovani promettenti interpreti, vibrava tra gli stucchi e gli affreschi della deliziosa sala dei concerti del Palazzetto Bru Zane, ove ha sede, a Venezia, il Centre de Musique romantique française, che dedica quest’anno il festival di primavera al compositore George Onslow, uno dei più grandi esponenti del romanticismo musicale francese, oggi dimenticato, nonostante all’epoca si fosse meritato un appellativo più che lusinghiero: “Il Beethoven francese”. Ad eseguire i due pezzi in programmail Quatuor à cordes en ut majeur op. 64 e il Quintette avec contrebasse n°. 15 en ut mineur “de la balle” op. 38 – un ensemble tutto femminile, il Quatuor Ardeo, cui si è unito, per il quintetto, il contrabbasso di Yann Dubost.  Nel 1841 Onslow, in procinto di partire per un viaggio in Germania, desidera presentarsi nella patria di Beethoven con alcune opere nuove, nella fattispecie tre quartetti, di cui due già finiti e un altro in fase di composizione, come dichiara in una lettera alla madre: si tratta probabilmente dell’op. 62, 63 e 64. Nell’esecuzione di quest’ultima opera, il Quatuor Ardeo, dopo le prime battute in cui si è forse rivelato un po’ al di sotto delle sue possibilità, ha trovato rapidamente la coesione e la concentrazione necessarie, offrendo un’esecuzione intensa e trascinante di questo lavoro, che comincia con un’introduzione lenta in modo minore, nobile e dolorosa, con cui contrasta l’Allegro animato in maggiore, un contrasto che è la cifra distintiva anche di altri quartetti di Onslow, a partire dal n°. 2 dell’op. 4. Nell’Allegro gli strumenti hanno instaurato un proficuo dialogo alla pari, scambiandosi il materiale tematico, per quanto il primo violino si sia, qua e là, messo in luce, essendogli affidata una parte virtuosistica: doveroso omaggio di Onslow al dedicatario, il violinista Charles-Eugène Sauzay (genero di Pierre Baillot). Piena di passione la parte conclusiva del movimento, inframezzata da squarci lirici, nella quale ogni particolare ha trovato la sua giusta sottolineatura nell’accento e nella dinamica. Sublime la melodia affidata al violoncello con cui si apre l’Andante sostenuto, dove si è apprezzato un perfetto insieme, oltre ad un’altissima scuola del legato. Dopo l’intenso lirismo della prima sezione, gli strumentisti hanno dato il meglio di sé nel successivo episodio dal ritmo incalzante. Grande energia ha caratterizzato la prestazione del Quatuor Ardeo nei due movimenti conclusivi: l’Allegro energico, basato su un motivo brioso affidato al primo violino e poi al violoncello, e il Finale: Allegro, ricco di contrasti.
Quanto al secondo titolo in programma, il Quintette avec contrebasse n°. 15 en ut mineur «de la balle» op. 38 è opportuno ricordare che si tratta dell’opera attualmente il più registrata ed eseguita del compositore di Clermont-Ferrand. Legata ad un grave episodio di cui egli fu vittima nel luglio 1829 (un incidente di caccia, che per poco non gli costò la vita), è l’unica di Onslow – in generale così incline alla “musica pura” – ad avere un titolo e un programma. Essa già all’epoca gli aprì le porte di prestigiose istituzioni musicali francesi. La sua composizione avvenne durante la convalescenza, portando a termine un primo movimento di quintetto fissato sulla carta prima dell’incidente, per questo soltanto l’Allegro iniziale – una sorta di avvio della battuta di caccia, intriso di presaga mestizia – non reca alcuna indicazione descrittiva, benché la strappata iniziale di tutto l’insieme evochi lo scoppio della fatale fucilata. Seguono dialoghi tra gli strumenti con scambi di motivi e temi anche in forma di gioco contrappuntistico. Inutile ribadire la precisione e le doti interpretative, sfoggiate dai solisti. Così è avvenuto anche nel Menuetto, in cui l’iniziale accordo di settima diminuita in fortissimo simboleggia ancora il colpo di fucile, mentre i frequenti cromatismi, in particolare nelle linee discendenti degli accordi, esprimono il dolore lacerante del ferito, al pari delle continue strappate e dei ritmi convulsi, all’interno di un discorso volutamente frammentario. Perfetto insieme e legato si sono apprezzati nell’Andante sostenuto – da eseguire “con sordini e sempre sotto voce”, a rappresentare la serena convalescenzae nel focoso Finale, caratterizzato da ritmi incalzanti: esplode la gioia esuberante, cui si intrecciano a tratti sognanti speranze, di un uomo, che sente la guarigione ormai vicina. “Febbre e delirio”, a fine serata, anche da parte del pubblico entusiasta.