Opera di Firenze: “La traviata” (cast alternativo)

Teatro dell’Opera di Firenze – Stagione Lirica 2014/2015
“LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry EKATERINA SADOVNIKOVA
Flora Bervoix  ANASTASIA BOLDYREVA
Annina SIMONA DI CAPUA
Alfredo Germont AQUILES MACHADO
Giorgio Germont SIMONE PIAZZOLA
Gastone, Visconte di Letorières  ENRICO COSSUTTA
Il Barone Douphol   FRANCESCO VERNA
Il Marchese d’Obigny  ITALO PROFERISCE
Il Dottor Grenvil  ALESSANDRO SPINA
Giuseppe DAVIDE CUSUMANO
Un domestico di Flora  VITO LUCIANO ROBERTI
Un commissario  NICOLÒ AYROLDI
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore  Zubin Mehta
Maestro del coro  Lorenzo Fratini
Regia e Luci Henning Brockhaus
Scene  Josef Svoboda
Costumi Giancarlo Colis
Coreografia Valentina Escobar
Allestimento di proprietà della Fondazione Pergolesi Spontini
Firenze, 7 aprile 2015
In un contesto di alta routine (alta indubbiamente, ma sempre routine) soltanto la presenza di un membro della compagnia di canto giganteggiava, riscattando almeno in parte la recita dall’atmosfera di aurea mediocritas che la permeava. SimTraviata Firenze aprile2015-1one Piazzola, nonostante la giovane età (trent’anni), non è più una promessa, ma una ferma certezza del mondo lirico internazionale; già tre anni fa nella sua sua precedente apparizione in Traviata a Firenze era palese e incontrovertibile la bontà della tecnica vocale, adesso ulteriormente raffinata, forte di un’estensione notevole, un’omogeneità timbrica pressoché completa, un’emissione sul fiato morbida, facile, impostata e proiettata che gli permette di osservare scrupolosamente tutti i segni dinamici indicati dal compositore. Prendiamo ad esempio la celebre “Di Provenza il mare, il suol” cui impartisce un meraviglioso, quasi ipnotico ritmo altalenante, da pura cantilena, rispettando l’alternanza fra frasi indicate “marcate” e quelle immediatamente successive da emettere “dolcissimo”, il tutto eseguito con un legato da manuale, con pianissimi veri, risonanti, senza traccia alcuna di falsetto. Partitura alla mano, non vi è indicazione dinamica che Piazzola aTraviata Firenze aprile2015-2bbia tralasciato. Il fraseggio nobile, misurato, contenuto, capace di esplodere senza perder la compattezza vocale ricorda i baritoni dell’antica scuola italiana immortalati dalle incisioni a  cavallo fra il diciannovesimo e il ventesimo secolo; se a alcuni una simile linea di canto può apparire leggermente manierata, per me è al contrario una ventata d’aria fresca in mezzo a tanti baritoni che hanno come priorità assoluta il volume a tutti i costi. Aquiles Machado sta probabilmente pagando lo scotto di un repertorio troppo pesante per i suoi mezzi; un tempo non troppo lontano tenore squisitamente lirico, dal timbro fresco e solare, adesso presenta problemi concentrati soprattutto ma non solo nella zona di passaggio non più Traviata Firenze aprile2015-4controllata, che produce acuti fibrosi e privi di smalto; il do acuto alla fine della cabaletta non aveva più la sicurezza di tre anni fa (anche lui faceva parte di quell’ultima Traviata fiorentina), e ogni tentativo di cantar piano si tramutava in anemici falsetti.  I momenti migliori sono stati il recitativo dell’aria e soprattutto la scena dell’invettiva. A livello stilistico, è impossibile non notare l’assoluto rifiuto di eseguire il benché minimo portamento, caratteristica che lo accomuna a moltissimi altri cantanti degli ultimi decenni. La protagonista, Elena Sadovnikova, è un soprano dal timbro molto chiaro e avaro di colori e ombreggiature;  l’estensione è sufficiente a permetterle di chiudere la grande aria del primo atto con un discreto mi bemolle, anche se il registro acuto tende a perdere compattezza e quindi non possiede quella ricchezza di armonici, quello squillo, Traviata Firenze aprile2015-5quella “punta” che consentono ad un soprano dallo spessore vocale limitato di “correre”, e riempire il teatro, e la coloratura lasciava molto a desiderare. I centri, per non parlare dei gravi, sono troppo deboli per render piena giustizia al secondo e terzo atto. In pratica il soprano russo ha tratteggiato una Violetta scarsamente coinvolta a livello emotivo, talora asettica (un “Amami Alfredo” da gelo siberiano), dal fraseggio poco incisivo, che è parsa risvegliarsi solo nel terzo atto con un “Addio del passato” relativamente più partecipe, quando ormai era però lo spettatore ad aver perso interesse. Fra i personaggi secondari Anastasia Traviata Firenze aprile2015-7Boldyreva emergeva più per il fisico prorompente con gambe da far invidia alle più celebri professioniste della passerella che per l’emissione vocale intubata, e Simona Di Capua impersonava una Annina spigliata e intraprendente. Se Enrico Cossutta era un Gastone un po’ troppo maturo, Alessandro Spina e Italo Proferisce al contrario davano vita, rispettivamente  a un Grenvil e un Marchese assai più giovanili del consueto. Completavano dignitosamente il cast Francesco Verna (Barone), Davide Cusimano (Giuseppe), Vito Luciano Roberti (un domestico di Flora) e Nicolò Ayroldi (un Commissario).
Ottimo come sempre il Coro, mentre l’Orchestra pareva meno ispirata del solito, colpa da attribuire principalmente alla direzione di Zubin Mehta. La traviata non è mai stata un’opera particolarmente congeniale all’indiscusso enorme talento del direttore indiano, che qui, come in altre occasioni dal vivo e nell’incisione ufficiale per la Philips, dopo un Preludio commovente (bellissimi gli archi suggestivamente stirati), sembra perdere interesse staccando tempi generalmente lenti, dilatati, spesso letargici, anche se paradossalmente in “Parigi, o cara” si è ritrovato a spronare i due recalcitranti solisti. Anche la tavolozza cromatica a sua disposizione era limitata a poche sfumTraviata Firenze aprile2015-6ature di grigio, persino quando durante la festa del secondo atto una Flora in versione dominatrix ante-litteram con tanto di frustino avrebbe potuto stuzzicargli i non troppo bollenti spiriti.  L’allestimento di Henning Brockhaus con scene di Josef Svoboda è così “noto all’universo e in altri siti” da rendere superflua una pur sommaria descrizione.  Se gira il mondo da vent’anni suscitando sempre l’interesse del pubblico, una ragione c’è, ed è quella di apparire spettacolare, sfarzoso (e costoso) pur essendo in realtà sobrio e relativamente scarno. Come già il Falstaff di alcuni mesi fa, anche questa Traviata ha registrato il tutto esaurito (cosa affatto scontata a Firenze negli ultimi anni anche per titoli popolari), e il pubblico ha calorosamente accolto tutti gli interpreti, tributando un’autentica e meritata ovazione a Simone Piazzola. Foto (C) Simone Donati / TerraProject / Contrasto’