“Life in Progress”, l’addio alle scene di Sylvie Guillem

Modena, Teatro Comunale, ModenaDanza 2015
“LIFE IN PROGRESS”
“Techne” prima assoluta
Coreografia Akram Khan
Musica Andy Cowton
Luci Lucy Carter
Costumi Kimie Nakano
Direttore delle prove Jose Agudo
Musicisti Prathap Ramachandra percussioni
Grace Savage beatbox, Alies Sluiter violino, voce, laptop
Interprete Sylvie Guillem
“Duo”
Coreografia William Forsythe
Musica Thom Willems
Scene, luci e costumi William Forsythe
Interpreti Brigel Gjoka e Riley Watts
“Here & After” prima assoluta
Direzione e Coreografia Russell Maliphant
Musica Andy Cowton
Luci Michael Hulls
Costumi Stevie Stewart
Interpreti Sylvie Guillem e Emanuela Montanari
“Bye”
Coreografia Mats Ek
Musica Ludwig van Beethoven
Scene e costumi Katrin Brannstrom
Luci Erik Berglund
Video Elias Benxon
Interprete Sylvie Guillem
Produzione Sadler’s Wells
in coproduzione con Les Nuits de Fourvière e Sylvie Guillem
Modena, 31 marzo 2015

Sylvie Guillem, Modena 2015 Techne«Addio, senza rancor», quindi, alla grande diva della danza? Chissà, visti i tempi di addii e ripensamenti… Le parole di Sylvie Guillem in merito al proprio ritiro sembrano però definitive e non lasciano intravedere alcun tentennamento. La ballerina che più di ogni altra in epoca recente ha cambiato i canoni estetici della danzatrice classica ha pensato per il suo addio alle scene – lo spettacolo Life in Progress – un programma raffinato e intelligente, imperniato sugli autori che hanno contraddistinto la sua carriera ‘post-classica’.
Ha aperto la serata techne di Akram Khan su musiche di Andy Cowton eseguite dal vivo (Prathap Ramachandra percussioni, Grace Savage beatbox, Alies Sluiter violino, voce e laptop) in prima assoluta. Quasi a chiosa della sua creazione, Khan inserisce una frase di Pablo Picasso: «I computer sono inutili. Possono solo darti risposte». Khan costruisce un solo in cui si interroga sulla figura e il ruolo dell’‘io tecnologico’ oggi. Anzi, più che un solo potrebbe tranquillamente essere definito un duetto, giacché il soggetto con Guillem interagisce per tutta la durata dello spettacolo è un piccolo proiettore di luce, montato su un’asta. Quindi la tecnologia può essere considerata alla stregua dell’uomo? Chi è il cacciatore e chi la preda? La coreografia inizia con Guillem completamente prona a terra e fiocamente illuminata da un’opprimente luce viola. Con movenze quasi da ragno, divincolandosi dalla forza di gravità arto per arto, si alza e incomincia a dialogare col proiettore. Uno sguardo, un ammiccamento, uno scrutarsi a vicenda, un abbraccio: squarci lirici che si contrappongono ad una danza più ironica, nervosa e scattante… Ancora Khan scrive: «Oggi, siamo in contatto di più rispetto a come lo eravamo in passato? Oppure siamo connessi con la tecnologia piuttosto che con le persone? Quando uso la tecnologia per entrare in contatto con qualcuno, mi ritrovo più solo». E a vedere le platee del teatro d’oggi, illuminate dalle luce degli smartphone ad ogni cambio di scena, verrebbe proprio voglia di dargli ragione…
Sylvie Guillem, Modena 2015 HereAndAfter 2In Duo di William Forsythe su musica di Thom Willems troviamo invece due danzatori della Forsythe Company (Brigel Gjoka e Riley Watts) in una costruzione molto fluida e dinamica. Parte come emulativa – con l’osservarsi dei due interpreti in canotta e pantaloni da ginnastica: un battito di mani o un movimento delle spalle iniziato da uno e ripreso dall’altro – per poi farsi più poderosa e prendere maggiore consapevolezza dello spazio circostante con piccole corse e figure più complesse.
Con Here & After di Russell Maliphant ci troviamo di fronte alla seconda prima assoluta del programma: un duetto su musica di Andy Cowton danzato in coppia con la Solista del Teatro alla Scala Emanuela Montanari, già protagonista di Giselle coreografata da Guillem sia come Myrtha che nei panni della protagonista. Un duetto chiesto da Sylvie Guillem a Maliphant, come lei stessa ha dichiarato in una recente intervista a D la Repubblica, perché non aveva mai affrontato un passo a due con una donna. Qui il corpo è declinato in modo quasi materico, attraverso la consueta fusione di tecniche in pieno ‘stile Maliphant’ e prese molte scolpite nello spazio. Una pagina molto allettante che suggerisce l’incomunicabilità di questi corpi (esaltati dalle luci calde e ovattate di Michael Hulls) inseriti in un brano tutto teso ad esaltarne l’eleganza in movimento.
Sylvie Guillem, Modena 2015 ByeBye di Mats Ek su musiche di Ludwig van Beethoven ha chiuso la serata. Un piccolo saluto di commiato della diva al suo pubblico. In questo solo che ha debuttato nel 2011 al Sadler’s Wells di Londra vediamo una donna in tutta la sua fragilità e, perché no, ordinarietà. Vestita di una gonna gialla e camicetta, Sylvie Guillem vaga per il palco a volte dinoccolata a volte in una danza improvvisa e tutta verticale, veloce, inaspettata. Si toglie i calzini e le scarpe, dialoga con un pannello sul quale vengono proiettate immagini sue e di altri. Una frase può iniziare in scena per poi continuare sui video. Alla fine Mats Ek fa sparire completamente Guillem dalla scena per inglobarla nelle proiezioni: appare in mezzo ad altre persone, un po’ spaesata, quasi che il coreografo voglia incanalarla con leggerezza e poesia nella vita di tutti i giorni.
Come si saluta una diva? Non lo sappiamo. Varrà la pena infilare qualche dato anagrafico con qualche titolo? No, ormai è già storia. E allora ancora una volta tutti in piedi a salutare Sylvie Guillem, proprio com’è avvenuto al Teatro Comunale Pavarotti di Modena, prima tappa della tournée che terminerà a Tokyo il 31 dicembre. Foto Rolando Paolo Guerzoni