Verona, Teatro Ristori, Stagione Danza 2014/15
L.A. Dance Project
“Reflections” (2013)
Coreografia Benjamin Millepied
Musica originale David Lang
Luci Roderick Murray
“II Acts For The Blind” (2014)
Coreografia Roy Assaf
Assistente scenografo Jeremie Bernheim
Testo L.A. Dance Project dancers
Narratore Charlie Hodges
Musica Svanur di Rökkurró
Luci Omer Sheizaf
Costumi Janie Taylor
“Murder Ballads” (2013)
Coreografia Justin Peck
Musica Bryce Dessner
Luci Brandon Stirling Baker
Costumi Justin Peck
Teatro Ristori, 18 aprile 2015, in esclusiva italiana
Le ossessioni maniacali hanno un ritmo, riprendono quello della vita: un po’ sono veloci, un po’ si mettono a rallentare per ritornare in modo ricorsivo. Rivedono ciò che vogliono rifare, per correggerlo. Poi le ritrovi in azione nei pensieri, che sono lì che lavorano su cose che abbisognano di essere perfezionate. Così vediamo in “Reflections”: una mise en scène di quelle che sono le maniacali attitudini di chi brama la perfezione.
Tutto si muove sulle note del premio Pulitzer per la musica David Lang, un accompagnamento espressamente richiesto per lo spettacolo: un pianoforte; uno stile minimale alla Nyman. Sopra a questa base, affatto diegetica, prende atto una formula coreutico-metrica: 2+1+2+G+G. Si tratta di una composizione che parte da un pas de deux lento ma energico con slanci e prese molto potenti, segue un assolo pieno di arabesque, un saggio di assoluta bravura di Charlie Hodges. Poi un duetto tutto giocato sui contrasti chiaroscurali dovuti al gioco di luci di Roderick Murray, e in conclusione due coreografie a raggruppamento e uscite di scena, con disegni aerei diagonali sul palco e movimenti a terra. Forse un po’ troppo ripetuto, perché all’unisono con la musica, quel movimento di braccia che toccano gambe, di piedi che spostano braccia, di mani che piegano teste, di corpi che si quietano non appena trovano la posa perfetta. Un gioco di “Strike a Pose” che ricorda Madonna in Vogue e in Human Nature.
Benjamin Millepied (1977), cerca il suo registro, quell’equilibrio stilistico ancora bello e vero proprio perché in piena ricerca creativa, tutto ancora carico di riflessioni estetiche e poetiche. Il coreografo francese – da pochi anni sposato con “Il cigno nero” Natalie Portman (sue sono le coreografie del film di Aronofsky) – oggi dirige il Balletto dell’Opéra di Parigi e in L.A. Dance Project persegue esattamente lo studio di nuove espressioni artistiche. Il suo corpo di ballo è un collettivo artistico che ha lo scopo di lanciare coreografi emergenti affiancandoli a coreografi affermati.
Infatti, con lui più famoso che affermato, al Ristori, in esclusiva per l’Italia, hanno potuto mostrare il loro talento i giovanissimi Roy Assaf e Justin Peck. Il primo attraverso un ensemble: “II Act For The Blind”, ha dato vita a una performance di teatro danza parodistico. Dapprima hanno avuto il palco le performances un po’ circensi di spiccate personalità in cerca del proprio ego (i ballerini vestiti come manichini dechirichiani), poi si è esattamente ripetuta tutta la storia sopratitolando la spiegazione di ogni azione a cura della voce urlata di Charlie Hodges, stavolta nei panni di un imbonitore da fiera paesana. A perfetta conclusione dello spettacolo le “Murder Ballads” coi costumi e le scene del ventisettenne coreografo residente del New York City Ballet Justin Peck. E finalmente si è vista davvero della bella danza. Ben orchestrata, pulita e ricca, con arabesque veloci, e con arrondi e calibrazioni. Foto Murder Ballades © Laurent Philippe