Modena, Teatro Comunale, ModenaDanza 2015
“LEGO” prima assoluta
Coreografia, allestimento e costumi Giuseppe Spota
Musiche A Filetta, Ezio Bosso, Jóhann Jóhannsson
Olafur Arnalds/Nils Frahm
Luci Carlo Cerri
Video e sound design OOOPStudio
Realizzazione costumi Francesca Messori – Sartoria Aterballetto
“VERTIGO”
Coreografia Mauro Bigonzetti
Musiche Dmitrij Šostakovič
Luci Carlo Cerri
“RAIN DOGS”
Coreografia Johan Inger
Musica Tom Waits
Scene e costumi Johan Inger
Luci Peter Lundin
Modena, 22 marzo 2015
Bella serata di danza al Teatro Comunale Pavarotti di Modena nel segno di Aterballetto, con tutto il passato recente e il futuro della celebre compagnia di Reggio Emilia. C’è Mauro Bigonzetti (dal 1997 al 2007 Direttore artistico della Compagnia e dal febbraio 2008 al settembre 2012 Coreografo principale della stessa) col suo magnifico Vertigo; c’è Johan Inger con Rain Dogs, rimontato per Aterballetto nel 2013; ed ora arriva la prima rappresentazione di LEGO di Giuseppe Spota. Giuseppe Spota ritorna all’Aterballetto dopo un passato come danzatore nella Compagnia durante l’era Bigonzetti ma anche con inizi promettenti per quanto concerne la coreografia (segnaliamo MUCH/LESS per la Compagnia dello Staatstheater Mainz nel 2015). Confermata ancora una volta quindi la grande apertura da parte di Cristina Bozzolini – a capo della Direzione artistica della Compagnia dal 2008 – ai giovani talenti.
LEGO (su musiche di A Filetta, Ezio Bosso, Jóhann Jóhannsson, Olafur Arnalds/Nils Frahm) ha nel complesso mostrato belle potenzialità, nonostante un inizio ed una fine non esaltanti. Spota dichiara di rifarsi per questo lavoro a «ponti, legami, strade da seguire per cercare se stessi»: una pagina focalizzata sul tema del rapporto nell’era di internet. L’inizio, come già accennato, non è dei più felici. Dopo le videoproiezioni (ormai quasi di prammatica in un lavoro ‘fusion’ di danza contemporanea) che richiamano cubi, forme geometriche, strade e scheletri di edifici, sembra di assistere ad un balletto contemporaneo, magari di matrice britannica… Verrebbe quasi da dire: «fin troppo neoclassico per Aterballetto!». Il problema sta nel fatto che tutto il gioco e le sperimentazioni sulle cadute nel vuoto, sui sollevamenti e via dicendo, non rappresentano alcunché di nuovo. Se proprio si voleva percorrere questa strada, bisognava osare una sintassi miscelata meglio. Dal passo a due le cose cambiano: il lavoro prende una forma più autentica e una cifra stilistica più personale. Soprattutto il lavoro sugli insiemi ha evidenziato belle soluzioni, come il risultato plastico ottenuto nel far sovrapporre ai danzatori le mani strette a pugno quasi a formare un’unica colonna: un’autentica forma di legame. In tutto questo, l’aver scelto costumi dello stesso colore ma dalle fogge diversificate ha contribuito notevolmente ai fini espressivi. Il lavoro si chiude richiamando il cubo iniziale, questa volta non più bianco ma rosso. Ennesima ringkomposition? Chissà… Quindi, nel complesso una prova convincente inframezzata da un paio di ‘soluzioni facili’ e ingenuità… ma forse è giusto che sia così.
Vertigo di Mauro Bigonzetti è ormai un pezzo storico di Aterballetto e c’è poco da aggiungere se non ribadire la bravura di Noemi Arcangeli e Philippe Kratz che ne hanno assimilato ogni frase e rispiro. Bravissimi. Ha chiuso la serata Rain Dogs di Johan Inger su musiche di Tom Waits che snocciola con una facilità sorprendente ironia, cultura pulp e lirismo in una continuità musicale a prova di bomba. Il ‘cane che perde le tracce di casa’ è uno di migliori biglietti da visita del nuovo Aterballetto. Rimane da segnalare la bella prova della Compagnia nella diversità di stili e nella paletta di registri impiegati dai vari autori: una piacevole garanzia nei vicoli bui in cui si aggira la danza contemporanea italiana. Aterballetto si configura per il 2015 anche come Centro di Produzione: si veda a questo proposito la fittissima programmazione di Italia Danza, la rassegna ospitata in Fonderia. Foto Rolando Paolo Guerzoni