Opera in quattro atti di Eugène Scribe e Charles Duveyrier. Versione critica di Roger Parker, completamento delle parte mancanti sull’originale francese di Giorgio Battistelli (n.1953). George Petean (Le Duc d’Albe), Ismael Jordi (Henri de Bruges), Rachel Harnisch (Hélène d’Egmont), Vladimir Baykov (Sandoval), Igor Bakan (Daniel), Gijs Van der Linden (Carlos / Balbuena), Stephan Adriaens (Un tavernier). Coro e orchestra della Vlaamse Opera Antwerp/Gand. Paolo Carignani (direttore). Prima registrazione mondiale della versione originale in lingua francese. Registrazione: Gand, Vlaamse Opera, 11 maggio 2012. T.Time: 141.60. 2 cd Dynamic cds 7665/1-2
Il 22 marzo 1882, al Teatro Apollo di Roma, andava in scena il Duca d’Alba, versione italiana di Angelo Zanardini dall’originale libretto francese di Scribe & Duveyrier, così come la parte musicale era stata adattata e completata da Matteo Salvi, allievo di Donizetti. Il compositore bergamasco aveva iniziato a comporre questa partitura destinata all’Académie Royale de Musique, durante il suo soggiorno parigino. Un lavoro che però viene accontanato da Donizetti che si dedica invece alla composizione di quella che sarà La Favorite (con del riutilizzo anche di musica già scritta per Le Duc). Una messa in disparte che diventerà ben presto abbandono, tant’è che il libretto originale si trasformerà successivamente ne Les Vêpres siciliennes verdiani. Si arriva così alla versione italiana targata Zanardini-Salvi, del 1882, per passare poi al 1959, quando il direttore d’orchestra americano Thomas Schippers, presenta al Festival di Spoleto, una sua revisione. Si passa quindi direttamente al maggio del 2012 quando dalla Vlaamse Oper di Gand arriva la proposta al compositore italiano Giorgio Battistelli di completare l’opera. Nelle note di copertina, Battistelli dichiara: “Salvi ha lavorato sull’opera come un chirurgo estetico estraendo dai primi due atti, gli unici portati a termine, piccoli frammenti che poi ha utilizzato per ricucire gli altri luoghi dell’opera. Nel finale, però, non c’era semplicemente un vuoto. C’era una voragine. E allora Salvi ha tagliato il testo, accorciando tutto….l’unico modo per restituire spessore al compito affrontato da Donizetti era invece lavorare sull’opera in modo esteticamente autonomo…non dovevo nascondere le differenze ma esaltarle. Non dovevo compiere un risarcimento, ma riscrivere, ed era proprio la riscrittura a interessarmi.”
Il risultato di questo lavoro, portato in scena a Gand e qui testimoniato in cd, è di indubbio interesse anche se l’ascolto genera una sorta di straniamento un po’ “traumatico”. La concertazione di Paolo Carignani è nel contempo lirica ma drammaticamente vibrante nel fare convivere le due anime contrastanti della partitura. Complessivamente valido il cast. Il baritono George Petean (Le Duc d’Albe) tratteggia le diverse sfumature del personaggio con autorevolezza vocale e compiutezza drammatica. Lo stesso vale per la solida ed espressiva Hélène del soprano Rachel Harnisch. Più a disagio con la scrittura del personaggio Ismael Jordi. La voce di “tenore di grazia” è messa un po’ alla prova nei momenti più drammatici della partira ma comunque ne esce senza danni grazie a buona tecnica e indubbia musicalità. Buono il resto del cast e ottima prova per i complessi dell’Opera di Gand.