Torino, Teatro Nuovo – Stagione 2014-2015
“GISELLE”
Balletto fantastico in due atti
Libretto di Vernoy de Saint-Georges,Théophile Gautier, Jean Coralli
Musica Adolphe Adam
Coreografia Jean Coralli, Jules Perrot, Marius Petipa
Giselle SVETLANA SMIRNOVA
Albrecht ARTEM PYHAČOV
Myrtha ANNA IGNAT’EVA
Wilfred SERGEJ DAVYDOV
Hilarion ANDREJ GUDYMA
Bathilde SVETLANA GOLOVKINA
Pas de deux ANASTASIJA DEM’JANOVA, MARAT NAFIKOV
Balletto Yacobson di San Pietroburgo (Saint Petersburg State Academic Theatre)
Direttore Artistico e Tecnico Andrian Fadeev
Scene e Costumi Vjačeslav Okunev
Luci Maksim Geller
Suono Sergej Petrov
Torino, 14 febbraio 2015
Quando si dice che Giselle sia un classico senza tempo non è retorica. Quella di Giselle è una storia che parla d’amore e d’inganno e d’una decisione finale molto bella e difficile, il perdono. A pensarci bene, di storie simili ne sentiamo ovunque nell’attualità. La creazione è nata da una collaborazione fra il compositore Adolphe Adam e Théophile Gautier, che dopo aver letto la storia raccontata da Heinrich Heine ha avuto la brillante idea di portala in scena in forma di balletto; Jean Coralli, suo coreografo, ha poi curato la parte più tecnica, adattando il racconto all’arte della danza. Dopo questa sperimentazione il modo di creare musica per balletti è cambiato totalmente. La source e Coppélia, Il lago dei cigni, La bella addormentata e Lo schiaccianoci si sono valsi tutti quanti dell’esperienza tecnica e ritmica di Giselle. Coralli ha infatti saputo raccontare la storia in modo straordinario: il I atto è tipicamente narrativo, con molta pantomima, numerosi contrasti (il popolo e i personaggi principeschi, colori, danze di folclore, fanfare di caccia); nel II atto tutto è bianco, freddo, la pantomima è ridotta al minimo ma prevale la tecnica (tutta l’espressività è affidata alle Villi, che non sono altro che ragazze assetate di vendetta; e grazie alla loro presenza in scena si ricostruisce la continuazione del dramma di Giselle).
Il balletto russo Yacobson, tornato sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Torino (nel novembre 2013 aveva presentato Il lago dei cigni) ha portato in scena una Giselle magica e affascinante, soprattutto grazie alla protagonista, Svetlana Smirnova, che sin dall’inizio sfoggia lo splendore di una perfetta étoile, presentandosi come una Giselle allegra, spensierata, gioiosa, molto giovane e fresca. La prima variazione del balletto permette già di comprendere il carattere della protagonista e la chiave interpretativa generale: è una variazione di soli salti, a circondare tutto il palco, cui segue un’altra serie di salti, ora di fronte al pubblico. La sintonia della protagonista con il suo partner è visibile, palpabile, perché Artem Pyhačov nel ruolo di Albrecht dà il meglio della sua preparazione artistica. Senza dubbio i due sono la punta di diamante dell’intera compagnia; e non solo sono bravissimi individualmente, ma lavorano alla perfezione insieme. Nel corso del variegato I atto non c’è un momento solo in cui il personaggio di Giselle abbandoni la Smirnova: molto istrionica nella follia e nella morte, rende in modo convincente l’abbandono del corpo da parte dell’anima alla scoperta dell’inganno; e il contrasto tra gioia e disperazione è, giustamente, fortissimo.
La coppia che interpreta il Pas de deux, Anastasija Dem’janova e Marat Nafikov, è molto precisa, eccetto nei giri, realizzati con qualche forzatura perché il partner maschile non riesce a far “scorrere bene” la sua compagna, cioè a darle quello slancio che serve anche per mantenerla in asse. In quest’opera ci sono infatti dei momenti così importanti sul piano tecnico da definire obbligatoriamente la qualità dell’intera esecuzione. Per quanto riguarda il II atto, per esempio, tali passaggi si riscontrano quando Giselle si trasforma in una delle Villi; a questo punto le difficoltà sono altissime, a causa delle batterie interminabili, impervie per qualsiasi étoile, con la diagonale finale e l’ultima uscita eterea. Per tutto il II atto la Smirnova è infatti una creatura aerea, mistica, dolce, enigmatica, luminosa, mentre Pyhačov con la sua forte presenza scenica si mantiene bene nel personaggio; regala una variazione molto classica ma pulitissima nella linea, nel salto, nell’elevazione, negli spostamenti necessari in alcuni salti; partner maschile davvero molto bravo, e da applaudire perché sa padroneggiare i movimenti funzionali alla sua compagna. Nel II atto, quando tutto cambia e diventa mistico e triste, appare anche una Myrtha tecnicamente sorprendente, Anna Ignat’eva, ma non abbastanza fredda, amara e crudele, come invece il personaggio richiede. A ogni istante il pubblico ne intuisce le notevoli possibilità tecniche, però l’artista non dà il massimo a livello interpretativo, mentre le due Villi che sempre la accompagnano sono magnifiche. La magia del virtuosismo della coppia principale determina un successo clamoroso: tutto il Teatro Nuovo, gremito per l’occasione di un pubblico attento, appassionato, partecipe, si entusiasma con gioia al termine del balletto. L’innocenza di Giselle e la redenzione di Albrecht, unite alla bravura degli interpreti, propongono un messaggio che funziona sempre ottimamente.