Dramma per musica in tre atti su libretto di Nicola Francesco Haym, da Pietro Metastasio. Yosemeh Adjei (Siroe); Anna Dennis (Emira); Aleksandra Zamojska (Laodice); Antonio Giovannini (Medarse); Lisandro Abadie (Cosroe); Ross Ramgobin (Arasse). FestspielOrchester Göttingen. Laurence Cummings (direttore). Registrazione: Live, Deutsches Theater Göttingen. 10 maggio 2013. T.Time: 184′ – 3 cd Accent ACC 260401
Era ormai diventata una consuetudine del King’s Theatre di Londra, dove Handel vestiva il duplice ruolo di impresario e compositore, portare in scena opere con due primedonne. Era già avvenuto con Alessandro (1726), con Admeto (1727) e poi con questo Siroe re di Persia (1728). Le due “prime cantatrici” erano Faustina Bordoni e Francesca Cuzzini, qui interpreti dei ruoli di Emira e Laodice. Il cast vedeva anche la presenza di altri due celebrità del tempo: il castrato “Senesino” (Siroe) e il basso Giuseppe Maria Boschi (Osroe). Con loro l’altro castrato Antonio Baldi (Medarse) e il basso Giovanni Battista Palmerini (Arasse). Il limite che questa, così come le altre opere che vedevano la presenza delle “dive”, era principalmente legato allo svolgimento drammaturgico delle vicende. L’esigenza teatrale di dovere sempre dare alle cantanti (ma anche ai “primi uomini”) la possibilità di emergere con un egual numero di arie, portava a un trascinarsi degli atti, spesso con situazioni teatrali al limite dell’assurdo. È risaputo che la trama non interessava a nessuno, ma la stessa ispirazione musicale del compositore appariva in un certo modo “annacquata”. Siroe, su testo metastasiano già rimaneggiato e già messo in musica da vari compositori, andò in scena con grande successo (con successive 18 repliche) e alla presenza della famiglia reale, il 17 febbraio 1728. La partitura è alterna. Handel mostra sempre il suo grande senso del teatro (molti recitativi sono carichi di pathos e sensibilità) accanto a pagine più marcatamente di mestiere. La registrazione in questione è stata realizzata durante una ripresa del Siroe al Deutsches Theater Göttingen e affidata alla concertazione di Laurence Cummings. Il Maestro inglese, direttore musicale della FestspielOrchester Göttingen, a capo della “sua” orchestra, ci offre una esecuzione brillante, scorrevole, stilisticamente inappuntabile. Sulla scena, però, non funziona allo stesso modo. Ci troviamo di fronte a un cast onesto, con qualche buon elemento, ma non siamo di certo all’eccellenza. Una compagnia di cosiddetti “specialisti” che ha nelle due voci femminili la resa migliore. Il soprano inglese Anna Dennis è una Emira musicalissima e dotata di timbro dolcemente vellutato, morbida nell’emmissione, luminosa in acuto, in grado di destreggiarsi bene nel canto d’agilità e in quello legato. Seguendo i riferimenti storici, Faustina Bordoni rappresentava il prototipo dell’odierno mezzosoprano, mentre la Cuzzoni era invece più marcatamente sopranile. Qui, nel ruolo scritto per quest’ultima, vediamo impegnata il soprano polacco Aleksandra Zamojska che presenta un colore vocale di fondo assai simile a quello della Dennis, andando così a penalizzare il carattere vocale dei due personaggi che, all’ascolto discografico, suonano troppo simili. La Zamojska appare un po’ alterna nell’affrontare la scrittura di Laodice (emissione piuttosto opaca, fraseggio oscuro e una tendenza ad esssere un po’ troppo “fissa”), ma, complessivamente, si disimpegna onorevolmente. Il settore maschile del cast desta perplessità. Non entriamo nella questione sull’utilizzo dei controtenori al posto di voci femminili per rinverdire i fasti dei castrati. In questa occasione ci troviamo ad ascoltare un protagonista interpretato dal tedesco d’origine ghanese Yosemeh Adjei: timbro non particolarmente attraente, emissione tendenzialmente fissa che porta a un difetto di intonazione. Altro controtenore messo in campo, il fiorentino Antonio Giovannini (Medarse). Nessun campanilismo nell’affermare che l’italiano offre una prova di gran lunga migliore del collega. L’emissione (un po’ a disagio nella zona bassa) è più ricca di suono, sicura nell’intonazione e nell’uso del canto di coloratura. Il basso (ma in realtà baritono) argentino Lisandro Abadie (Cosroe) è alquanto discutibile stilisticamente. La linea di canto è assai rozza, costantemente aperta nei centri e sistematicamente indietro in acuto. Discreto il baritono inglese Ross Ramgobin (Arasse) al quale non è affidata nessuna aria.