“Die schöne Mullerin” D795 op. 25: Das Wandern, Wohin?, Halt!, Danksagung an den Bach, Am Feieraband, Der Neugierige, Ungeduld, Morgengruss, Der Müllers Blumen, Tränenregen, Mein!, Pause, Mit dem grünen Lautenbande, Der Jäger, Eifersucht und Stolz, Die liebe farbe, Die böse farbe, Trockne blumen, Der Müller under der Bach, Das Bache Wiegenlied.
Bonus track:
Robert Schumann: “Der Nussbaum” op. 25 n. 3, “Die Lotosblume”, op. 25 n. 7; Hugo Wolf: Mörike lieder n. 9, 17, 23; Gedichte von Joseph von Eichendorff, n. 24. Anton Dermota (tenore); Hilde Dermota (pianoforte). Registrazione: Vienna, dicembre 1953 (Schubert); Vienna 1950 (Schumann, Wolf. Total Time: 78,25. 1 CD Decca 0289 480 8151 6
Anton Dermota (1910-1989) è stato figura di spicco della tradizione lirica mitteleuropea a cavallo del secondo conflitto mondiale. Nato nel 1910 a Kropa, allora piccolo centro dell’Alta Carniola austriaca (oggi in territorio sloveno), si è formato a Vienna in un momento storico – il primo dopoguerra – in cui la vecchia capitale imperiale era ancora una delle città più vivaci e stimolanti del mondo musicale europeo, facendosi notare già prima del secondo conflitto mondiale da direttori del calibro di Bruno Walter, che lo fece debuttare alla Wiener Staatsoper nel 1936, mentre a partire dalla fine degli anni ’40 si è affermato definitivamente come uno dei maggiori tenori di grazia della sua generazione e come interprete di riferimento del repertorio mozartiano, favorito da direttori del calibro di Furtwangler e Böhm. Come di prassi per i cantanti di scuola austro-tedesca, Dermota ha sempre affiancato il repertorio cameristico a quello lirico, affermandosi anche come importante interprete di lieder, fra i più interessanti della sua generazione.
La Decca ha ripubblicato in CD questa esecuzione di “Die schöne Mullerin”, incisa nel 1953, in cui il tenore è accompagnato al pianoforte dalla moglie Hilde, in cui sono stati inclusi anche due lieder di Robert Schumann e quattro di Hugo Wolf registrati nel 1950 e sempre con l’accompagnamento pianistico di Hilde Dermota. Per quanto di bellissimo ascolto, si sarebbe preferito un doppio CD con la possibilità di ascoltare integralmente entrambi i recital.
Il ciclo di 20 lieder “Die schöne Mullerin” D795 op. 25, composto da Schubert nel 1832 su testi di Wilhelm Müller, racconta un’elegiaca e infelice storia d’amore sullo sfondo di un mondo contadino e agreste. Hilde Dermota era una buona accompagnatrice, anche se non dotata di quel talento superiore che ha caratterizzato i maggiori pianisti attivi in questo repertorio. La piena sintonia con il marito le permette di raggiungere risultati decisamente apprezzabili con un suono che presenta sempre un tocco brillante. L’ambientazione semplice e popolare del ciclo si presta benissimo al canto di Dermota che forse non ha la profondità analitica di altri interpreti, capaci di scavare il significato di ogni singola sillaba, ma colpisce per la spontaneità, la verità delle espressioni e la naturalezza. Siamo di fronte a un’artista di tale importanza storica che è quindi inutile insistere sulla bellezza del timbro, ad un tempo luminoso e virile, e sulla impeccabile linea vocale. Questi tratti appaiono già subito in “Das Wandern”, posto in apertura del ciclo, in cui Dermota rende al meglio la rilettura in chiave sostanzialmente luminosa e spontanea che Schubert fa del mito romantico del viandante. Proprio i lieder più luminosi come “Danksagung an den Bach” (n. 4), “Morgengruß” (n. 8), con il suo andamento melodico così profondamente italiano, e “Des Müllers Blumen” (n. 9) esaltano al meglio le doti vocali ed espressive di Dermota, ideali in queste atmosfere di bucolico idillio. Ma anche in brani di diverso sapore espressivo le qualità del cantante e dell’interprete si fanno valere senza mai rinunciare a quella apparente naturalezza di approccio, che ne è forse il tratto più caratterizzante. Così “Der Jäger” (n. 14) riesce unire al meglio il ritmo puntato e saltellante, quasi da opera buffa con la tensione sottesa e con il presagio di sventure apportato da quell’apparizione, mentre la sublime “Trockne Blumen” (n. 18) non può che commuovere per la verità con cui Dermota esprime i sentimenti presenti in musica e testo, unendoli ad una linea di canto di grande pienezza, mai flebile e inutilmente sospirosa, in cui il tono virile e luminosamente eroico del timbro rafforza il senso di composta malinconia del brano. Con analogo approccio si chiude il ciclo e la dolcezza melaconica e apparentemente serena della conclusiva “Das Baches Wiegenlied” risulta ancora più commovente in un timbro così pieno e splendente cui si aggiunge una scansione della frase di grande forza e chiarezza.
Il programma, come detto, comprende anche due lieder di Robert Schumann tratti dall’opera 25, il n. 3 (il celeberrimo “Der Nussbaum”, su testo di Julius Mosen) e il n. 7 “Die lotosblume” (su testo di Heinrich Heine), di ascolto più raro, ma non privo di interesse nella sua atmosfera di arcano mistero che Dermota rende pienamente, giocando sui colori e sul timbro dalle suggestive velature brunite. Chiudono poi quattro lieder di Hugo Wolf, abbastanza estranei al resto del programma, anche come contesto culturale di composizione. Tre sono tratti dai Mörike-lieder del 1888, scelti con attenzione soprattutto sui diversi registri espressivi in modo da valorizzare le possibilità del cantante, per poi passare alla commossa tristezza di “Auf ein altes Bild” e alla scanzonata leggerezza di “Der Gärtner”, cui si aggiunge “Der musikant” breve composizione di carattere popolareggiante dai “Eichendorff-Lieder” del 1889.