“Quercia annosa sull’erte pendici” (“Antigono”)*; “Io veggo in lontananza” (“Semiramide riconosciuta”)*; “Non hai cor per un’impresa” (“Ipermestra”)*, “Se povero il ruscello” (“Ezio), “Bel piacer saria d’un core” (“Semiramide riconosciuta”); “Qual’ira intempestiva…Oggi per me non sudi” (“La contesa de’numi”); “Son lungi e non mi brami” (“Le cinesi”); “Cruelle, non jamais votre insensibile coer” (“Iphigenie en Aulide”); “J’ai perdu non Eurydice” (“Orphée et Eurydice”); “Je chérirai, jusqu’au trépas” (“La rencontre imprévue”). Prime registrazioni assolute*. Armonia Atenea. George Petrou (direttore). Registrazione: Atene, Megaron, 4-9 luglio 2013. T.Time: 1 CD Decca 0289 478 6758 6
Arriva in occasione delle celebrazioni gluckiane questo nuovo CD Decca dedicato a musiche del compositore spesso di raro o rarissimo ascolto affidate all’ancor giovane tenore amburghese Daniel Behle, classe 1974 e figura di musicista fra le più complete e interessanti della scena tedesca dove all’attività di cantante – soprattutto ma non solo di liederista – affianca quella di compositore, ambito in cui è attivo fin dal 1998 principalmente in composizioni cameristico-vocali nella linea della grande tradizione della liederistica tedesca.
Il cantante è qui accompagnato dall’orchestra Armonia Atena, compagine greca che negli ultimi anni ha saputo ricavarsi un proprio interessante spazio su una scena europea sempre più ricca e vitale per quanto riguarda i complessi specializzati in musiche del XVII e XVIII secolo partecipando anche ad importanti produzioni. Guidata da proprio fondatore e direttore stabile, George Petrou si mostra pienamente all’altezza delle richieste della scrittura gluckiana e del suo raffinato gioco espressivo tanto nei momenti più lirici e cantabili quanto in quelli più virtuosistici dove la ricchissima scrittura del maestro esplode con tutta la sua forza vitalistica anche grazie ad una registrazione audio all’altezza della tradizione Decca mostrando al contempo grande attenzione nell’accompagnamento del canto.
Il programma consta di due parti: la prima dedicata alle opere italiane pre-riforma è forse la più interessante nel presentare brani di ascolto decisamente raro tratti da opere di cui in alcuni in prima registrazione assoluta, mentre quella conclusiva – più breve – è composta da brani tratti dal gluck francese, sicuramente più noti.
Behle mostra una voce di tenore lirico lontana dalle esangui vocine che troppo spesso si ascoltano in questo repertorio e sorretta da un temperamento aulico ed eroico ovviamente nel senso che questo termine può avere per la musica del XVIII secolo. L’aria di apertura “Quercia annosa sull’erte pendici” (“Antigono”) su testo di Metastasio presenta le caratteristiche vocali di questo cantante:Behle, voce solida corposa, ricca di suono su tutta la gamma, accompagnata da una dizione nitida e scandita pur con un senso di non completa naturalezza almeno per un orecchio italiano. La successiva “Io veggo in lontananza” ( “Semiramide riconosciuta”) si dipana su un andamento più leggero e dalle tonalità galanti ma richiede al cantante non comuni doti virtuosistiche con complessi passaggi fiorettati di grande eleganza in cui non solo Behle canta molto bene dimostrando totale controllo anche nei passaggi più impervi ma si dimostra sempre attento alle ragioni espressive senza mai cadere in una lettura puramente meccanica.
Capacità espressive e di coloratura che ancora più si esaltano in un brano dalla straordinaria presa come “Non hai cor per un’impresa” da “Ipermestra”, aria di furore perfettamente compiuta che testimonia ancora una volta la grandezza delle opere giovanili di Gluck e fa rimpiangere che ancora così limitata sia la documentazione a riguardo. Sorretto dall’incalzante direzione di Petrou, Behle sciorina con impeto e sicurezza i rapidissimi passaggi di coloratura dando anche giusto risalto ad affondi espressivi come quello su “Ingrata figlia”. Ritroviamo analoghe doti nella lunga scena da “La contesa de’numi” in cui si ditingue l’intenso recitativo iniziale che attesta la propensione di Gluck per questa forma fin da quando era giovane (l’opera è del 1749).
Sono ancora l’eleganza e la pulizia della linea di canto che emergono in “Se povero il ruscello” da “Ezio”, una delle melodie più pure e ispirate di Gluck di cui viene offerta una lettura di nobile classicità.
In qualche modo questo brano introduce ai successivi brani francesi dove il virtuosismo cede il posto ad un’espressività in cui la melodia e il fraseggio vengono ad essere gli elementi più caratterizzanti. Nell’arioso di Achille “Cruelle, non jamais votre insensibile coer” (”Iphigénie en Aulide”) Behle si può inoltre fregiare di un brillante registro acuto. Nel celebre “J’ai perdu non Eurydice”ovviamente si pongono confronti difficili da sostenere per Behle almeno sul piano della seduzione timbrica; tuttavia, non annulla l’ammirazione per la nobiltà del canto unita ad un accompagnamento stilisticamente molto più puntuale e corretto rispetto a quello di cui avevano usufruito tanti storici predecessori. Elementi che rifulgono nella conclusiva “Je chérirai, jusqu’au trépas” (“La rencontre imprévue”) in cui il tenore tedesco ci offre un’altra autentica lezione di stile oltre a sfoggiare mezze voci e filature di rimarchevole qualità.Uno dei migliori recital tenorili degli ultimi anni, assolutamente da consigliare.