Teatro Lorenzo Da Ponte, Vittorio Veneto, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
“VOCI DI DONNA”
“La Voix Humaine”
Tragedia lirica in un atto su libretto di Jean Cocteau
Musica di Francis Poulenc
Una donna ELISABETTA FARRIS
“Lo Stupro”
Monologo di Franca Rame
Attrice CAMILLA RIZZARDI
Pianoforta Enza Ferrari
Regia Luca Pellizzaroli
Vittorio Veneto, 25 Novembre 2014
Come per ogni “giornata mondiale di qualcosa” il rischio della banalizzazione e della sterile polemica è sempre dietro l’angolo. E più le bocche si riempiono di odiosi neologismi (personalmente trovo che “femminicidio” costituisca un’espressione imbarazzante), facili generalizzazioni, pretestuose accuse al capro espiatorio più a portata di mano (la scuola, la politica, le istituzioni, il maltempo), più è facile inciampare in quegli stessi stereotipi che si vorrebbero combattere, o, quanto meno, nei confronti dei quali si desidera stimolare una riflessione.
Mi riesce difficile credere che una vera “parità di genere” si potrà mai ottenere, tanto meno lavorando a grandi linee, su vaghe categorie e sulla fatua contrapposizione sesso forte / sesso debole; la sfida, mi si passi la banalità, è come al solito di ordine culturale, ed ecco l’interrogativo che ci rimane dopo una serata come questa: quaranta minuti di musica possono lasciare un segno? Il duro lavoro, lo studio certosino di ogni gesto, di ogni singola espressione, possono mettere in crisi lo stereotipo? Davvero si può dire che qualcosa sia cambiato per chi era presente martedì scorso nell’affollata sala del Da Ponte? Io credo di sì.
Ecco cos’è riuscita a fare Elisabetta Farris con la sua straordinaria interpretazione di La voix humaine di Poulenc. Nell’intima riduzione per voce e pianoforte si è dimostrata attrice sensibile ed efficace, oltre che musicista esperta e mai sopra le righe; il personaggio di Elle è costantemente esposto al rischio di cristallizzarsi su una silhouette bidimensionale e isterica, e la Farris in questo senso non ha nulla da temere. Ben diretta e sostenuta dalla regia, potente nella sua essenzialità, di Luca Pellizzaroli, la Farris vocalmente è più che in ordine, spaziando tra i diversi registri con facilità e curando la timbrica con precisione assoluta. Eccellente anche la sua pronuncia francese, che non le impedisce di mantenere la voce sempre avanti e perfettamente in maschera. La contestualizzazione è decisamente originale: vincente l’idea di ambientare la lunga telefonata di Elle nella sua mente: la giovane donna è “rinchiusa sul palco”, totalmente vuoto ad eccezione di un letto d’ospedale, disposto di sbieco: la disgregazione dello spazio e lo squilibrio visivo che ne deriva prefigurano con forza le vicende della rappresentazione. Elle è una donna interrotta, nella telefonata quanto nel suo equilibrio mentale: non ci crucciamo per l’assenza del telefono, di solito elemento centrale di questa tragedie lyrique; la Farris intavola un lungo dialogo a solo ripercorrendo le vicende che l’hanno ridotta in quello stato, con la sola compagnia dei suoi fantasmi. Notevole la sapienza nell’utilizzo delle luci e dei pochissimi oggetti scenici, con cui Elle tenta di comunicare, sprofondata nel cieco baratro della sua follia amorosa. La Farris ha una presenza scenica veramente notevole: senza l’ausilio di sovratitoli o traduzioni il pubblico rimane incollato ad ogni suo movimento per quaranta minuti, arrivando a quei tre Je t’aime! finali, strazianti quanto liberatori. Eccezionale, ma per chi ha qualche dimestichezza con l’ambiente pianistico non è certo una sorpresa, la grandissima Enza Ferrari, che dialoga alla perfezione con la cantante, accompagnandola con tempi ben calibrati e con una mirabile cura del suono. Chiude la serata il celeberrimo monologo “Lo stupro” di Franca Rame, intepretato dalla giovane Camilla Rizzardi. Omaggio all’attrice recentemente scomparsa, anche questa seconda parte è ambientata nella stessa cornice “ospedaliera”: la Rizzardi viene scortata su una sedia a rotelle, da cui si alza solo al termine del proprio monologo. Estremamente complesso, il testo richiede, oltre ad uno studio feroce, una capacità introspettiva e una sensibilità fuori dal comune, quale era certamente quella di Franca Rame. “Lo stupro” sconvolge il pubblico dal 1975, quando venne rappresentato per la prima volta a Fantastico, due anni dopo che la Rame aveva subito quell’orribile violenza “punitiva” da parte di esponenti dell’estrema destra. Anche questa sera in sala cala il silenzio, e il pubblico riaffiora faticosamente dalla sensazione di sporcizia, orrore, baratro che questo intensissimo testo costringe a rivivere, presentandosi anch’esso come una violenza, ma mitigata dalla catarsi teatrale. Ne usciamo tutti sconvolti, consapevoli e infine purificati. Calorosissimi applausi per tutti.