Parigi, Opéra Bastille, Stagione Lirica 2014-15
“LA BOHÈME”
Opera in quattro quadri, libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Musica di Giacomo Puccini
Rodolfo DIMITRI PITTAS
Schaunard SIMONE DEL SAVIO
Benoit BRUNO LAZZARETTI
Mimì ANA MARIA MARTINEZ
Marcello TASSIS CHRISTOYANNIS
Colline ANTE JERKUNICA
Alcindoro FRANCIS DUDZIAK
Musetta MARIANGELA SICILIA
Parpignol SE JIN HWANG
Sergente dei doganieri OLIVIER AYAULT
Un doganiere ANDREA NELLI
Altro venditore ambulante JOHN BERNANRD
Orchestra e Coro dell’Opéra National de Paris
Coro di voci bianche dell’Opéra National de Paris
Direttore Mark Elder
Maestro del Coro Bruno Casoni
Regia e scene Jonathan Miller
Costumi Dante Ferretti
Coproduzione con il Teatro Comunale di Firenze
Parigi, 11 Dicembre, 2014
Una messa in scena sempreverde quella di Bohème in coproduzione con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino firmata Jonathan Miller, di nuovo sul palco dell’Opéra Bastille in questi giorni. Una di quelle produzioni che impreziosiscono le mensole di un repertorio per duttilità ed immortale adeguatezza, senza sfarzosi egocentrismi. Così diventa una garanzia di successo il rispolverarle di quando in quando, la cornice ideale per chi desidera assaporare fedelmente un grande classico come Bohème. Neanche la trasposizione temporale a inizio XX secolo proposta dalle scene di Dante Ferretti e dai costumi di Gabriella Pascucci sembra turbarne la lettura tradizionale: dalla soffitta grigiastra che si colora delle luci di Guido Levi, così realistiche con il loro impercettibile effetto naturale, al caffè Momus, un via vai di chiassosi parigini che contornano la tavolata bohemien partecipando alle sceneggiate di Musetta, fino alla malinconia dell’innevata barriera d’Enfer, con slogan murali dello storico vermouth Dubonnet.
A impreziosire la ripresa un cast affiatato: Dimitri Pittas affronta con fluidità il debutto all’Opéra nei panni di Rodolfo, la sua prova interpretativa si completa a fianco dell’amata Mimì, anche se l’intesa fatica ad essere reciproca. Anna Maria Martinez veste i panni della cagionevole protagonista con qualche esitazione nella prova attoriale, resa però impercettibile grazie alla sua maestria e sicurezza vocale. Di grande personalità e impeto Mariangela Sicilia nei panni di Musetta. La sua performance al Cafè Momus suggerisce una chiave di lettura contemporanea e buffa al corteggiamento di Marcello, un Tassis Christoyannis convincente nella sua resistenza alle ostinate provocazioni dell’amata, un po’ meno dal punto di vista vocale. Ante Jerkunica canta Colline con sincera partecipazione, e insieme a Schaunard riesce a personificare con consapevolezza il contrasto tra la spensieratezza del primo atto e l’amarezza dell’epilogo. Buona anche la prestazione di Benoit ed Alcindoro, rispettivamente Bruno Lazzaretti e Francis Dudziak che fanno da collante nel gruppo di intellettuali parigini grazie ad una divertente ma mai eccessiva pantomima. La direzione di Mark Elder procede con controllo e continuità e qualche picco d’entusiasmo ben gestito dall’orchestra parigina. Il finale è il culmine dell’effetto cinematografico suggerito dall’intera produzione. Il letto dove Rodolfo ha scoperto quella gelida manina diventa letto di amore eterno e di morte, in un via vai sommesso di amici che osservano e commentano senza invadere lo spazio immaginario che isola la coppia di innamorati nel loro ultimo momento di intimità. E’ un intimità collettiva che ci rassicura, sollevati dal pensiero che anche senza Mimì, Rodolfo sarà circondato dal calore umano di quella fredda soffitta, malinconici però che quella condivisione e complicità appartengano ad altri tempi rievocati come a monito dall’universalità di un’opera. Foto ©Charles Duprat/OnP