Torino, Teatro Regio, Stagione d’opera e di balletto 2014-2015
“GISELLE”
Balletto in due atti su libretto di Théophile Gautier, Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges e Jean Coralli, da una leggenda popolare tedesca raccontata da Heinrich Heine
Musica Adolphe Adam
Coreografia Alicia Alonso dall’originale di Jean Coralli e Jules Perrot
Scene e costumi Salvador Fernández
Ballet Nacional de Cuba
Direttore generale Alicia Alonso
Giselle, giovane contadina ANETTE DELGADO
Albrecht, duca di Slesia DANI HERNÁNDEZ
Hilarión, il guardiacaccia ERNESTO DÍAZ
Bertha, madre di Giselle JESSIE DOMÍNGUEZ
Principe di Curlandia ARIÁN MOLINA
Bathilde, sua figlia CAROLINA GARCÍA
Wilfred, amico del duca CAMILO RAMOS
Myrtha, regina delle Willi DAYESI TORRIENTE
Amiche e amici, Willi e contadini Corpo di ballo
Torino, 13 dicembre 2014
Un grandissimo applauso per un altro anno di vita, il numero 93 (o almeno così pare), per colei che ha rappresentato la Giselle per eccellenza nel Novecento. Alicia Alonso è riuscita a formare una scuola che attualmente si trova all’ottavo posto della classifica mondiale (e non bisogna dimenticare che Cuba è una piccola isola, soprattutto in confronto alle nazioni che le oppongono forte concorrenza, con scuole di tradizione e di dimensione immense, come quella russa). In più, oltre alla Scuola del Ballet Nacional, la Alonso è riuscita a creare a Cuba una compagnia stabile, un festival internazionale, e a entrare nella storia come la étoile dalla carriera più longeva del XX secolo. Il Ballet Nacional de Cuba, fondato da Alicia nel 1948, è fra le compagnie più prestigiose al mondo, e vanta un medagliere di successi enorme rispetto alla sua giovane età. I ballerini cubani diplomati alla sua scuola si trovano ovunque nel mondo; in Italia, per esempio, è impegnato come Maestro presso il Teatro San Carlo di Napoli l’ultimo partner di Alicia Alonso, Lienz Chang, che in precedenza aveva lavorato molto alla Scala di Milano.
La stagione d’opera e di balletto del Regio di Torino di quest’anno si è aperta sotto il segno delle grandi premières: dopo il debutto del Giulio Cesare di Händel, è ora la volta del Ballet Nacional, per la prima volta ospite in Piemonte. Grande festa per due tra i titoli più classici di tutta la storia del balletto: Giselle e Don Chisciotte, che il Ballet offre al pubblico del Regio in undici rappresentazioni, concentrate dall’11 al 21 dicembre. Ci si potrebbe chiedere, però, perché la compagnia e il teatro non vogliano azzardare un poco di più nella proposta, affiancando a un caposaldo della tradizione anche una delle tante bellissime opere che il coreografo di punta del Ballet de Cuba, Alberto Mendez, ha realizzato nel corso degli anni, come Munecos, Suite Generis, Rara Avis, Tarde en la siesta, La vida alegre; tutte coreografie accompagnate anche dalle musiche di grandi compositori cubani contemporanei, come Ernesto Lecuona. E poi sarebbe stato molto interessante proporre al pubblico italiano titoli come Carmen, Romeo e Giulietta, La sagra della primavera, Sheherazade, La dama delle camelie (realizzata a suo tempo per Carla Fracci), perché assistere a opere nuove, accanto ai grandi classici, è sempre bello e stimolante; l’anno scorso il Teatro Regio ha infatti presentato ai suoi spettatori due titoli a cura del Ballet de l’Opéra de Lyon, con grande successo. In più, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, il festival internazionale della danza a L’Avana era incentrato quest’anno su Shakespeare, e ha accumulato una serie impressionante di novità. Forse, sia la direzione del Regio sia quella del Ballet hanno preferito puntare su due titoli di sicuro successo; ma, senza dubbio, considerate la qualità e la preparazione dei danzatori, qualunque rappresentazione sarebbe stata molto apprezzata (anche con un azzardo sulla contemporaneità).
Sabato 13 dicembre il Regio proponeva due recite di Giselle, una pomeridiana e una serale; entrambe erano quasi esaurite, e il pubblico è sempre uscito di teatro molto soddisfatto, dopo aver applaudito moltissimo gli interpreti. Solitamente il I atto impressiona di più gli spettatori, perché è quello denso di avvenimenti narrativi, ma il II è quello tecnicamente più difficile e virtuosistico. Sulla base di un aneddoto americano collegato al mito della Alonso, si racconta che una delle prime volte che Alicia interpretasse Giselle, il pubblico restasse così sconvolto dalla bravura della danzatrice da continuare ad applaudire, al termine del I atto, per tutta la durata dell’intervallo … Nella recita serale il ruolo della protagonista era affidato ad Anette Delgado, perfetta sia nell’interpretazione sia nella tecnica, precisa, molto dolce caratterialmente, insomma una Giselle deliziosa, minuta, completamente convincente. Molto bella la scena in cui Giselle si presenta per la prima volta, porgendo variazioni nei salti e fluttuando, senza mai perdere il carattere fondamentale del personaggio: l’innocenza. Il I atto, per contrasto, è nel complesso molto “forte”, per la recitazione e per il lavoro di gruppo, che deve essere tecnicamente leggero ma drammaticamente sensibile. Dani Hernández è un Albrecht un po’ freddo, che tale si mantiene per tutta l’opera; una bella presenza scenica, quella giusta per il personaggio principesco e aristocratico, ma un’interpretazione che forse non giunge sino alla profondità di carattere (quando si assiste a Giselle ci si chiede sempre se il seduttore del I atto sia soltanto un cinico, oppure se si innamori sinceramente della fanciulla; anche perché poi va spiegata la partecipazione emotiva di Albrecht nel II atto, quando si dispera sulla tomba di Giselle). Il corpo di ballo accompagnava alla perfezione: tutti i ballerini erano bravissimi e capaci, non solo nei personaggi secondari ma anche nei gruppi; specialmente Luis Valle, che eccelleva sopra tutti gli altri nell’insieme degli amici di Giselle per la straordinaria pulizia dei movimenti e le fantastiche variazioni nei salti. L’Hilarión di Ernesto Díaz avrebbe potuto essere più convincente nella sua interpretazione, concentrata esclusivamente sull’altissimo livello tecnico.
Nel II atto è sopraggiunta l’eccellenza di Dayesi Torriente nel ruolo di Myrtha, la regina delle Villi: apparsa con atteggiamento di freddo glaciale, ha offerto un’esecuzione di gran lusso, poiché in ogni sua variazione regnava un controllo inappuntabile. Interpretazione da ricordare, senza dubbio. Anche qui il corpo di ballo ha reso molto bene, nelle formazioni perfettamente allineate, nelle pause, negli accenti, nella linea generale; del tutto omogenea è risultata la fusione tra stile romantico e tecnica specifica della scuola: a partire dall’impostazione delle braccia, tutto parlava del profondissimo e accurato lavoro che c’è dietro all’esecuzione. Giselle ormai diventata una delle Villi ha regalato delle diagonali bellissime, che iniziavano con una variazione di batterie in velocità e in leggerezza giusta, con giri precisi. Il passo a due ha dimostrato la perfetta sinergia tra i due protagonisti; anche Hernández nel II atto si produce in una piccola coda con batteria di entrechats ed entre trois (le braccia restavano un po’ rigide; più morbidezza avrebbe aiutato l’elevazione e favorito la sensazione che il salto fosse infinito). Ora si attende al Regio il Don Chisciotte, sempre con il Ballet Nacional, che sicuramente porterà con sé altro calore cubano nell’inverno torinese.