Cagliari, Teatro Lirico: “Čerevički”

Cagliari, Teatro Lirico – Stagione Lirica 2014  
“ČEREVČKI” (Gli Stivaletti)
Opera comico-fantastica in quattro atti e sette quadri su libretto di Jakov Polonskij, da La notte prima di Natale di Nikolaj Gogol’
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Vakula IVAYLO MIHAYLOV
Čub ARUTJUN  KOTCHINIAN
Panas GREGORY BONFATTI
Pan Golova ALEXANDER VASSILIEV
Bes MIKOLAJ  ZALASINSKi
Solocha IRINA MAKAROVA
Oksana ALEX PENDA
Il maestro di scuola GIULIO PELLIGRA
Il Serenissimo/Lo spirito del bosco NICOLA EBAU
La guardia/Il cerimoniere MAURO SECCI
Il vecchio cosacco FRANCESCO LEONE
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
Direttore Donato Renzetti
Maestro del Coro Gaetano Mastroiaco
Regia Yuri Alexandrov
Scene e costumi Vyacheslav Okunev
Luci Irina Vtornikova
Coreografia Nadezda Kalinina
Allestimento del Teatro Lirico di Cagliari
Cagliari, 19 dicembre 2014      

Una notte d’inverno; nel cielo stellato e chiaro si staglia la luna. Una strada del villaggio di Dikan’ka, i tetti delle case contadine ucraine, coperti di neve; gli steccati, i piccoli giardini e gli alberi ghiacciati. E’ così che si alza il sipario su Čerevički – Gli Stivaletti, opera comico-fantastica raramente eseguita di Pëtr Il’ic Čajkovskij, preziosamente riproposta fino al 30 dicembre dal Teatro Lirico di Cagliari nel suo felicissimo allestimento del 2000. Finale in terra russa, quindi, per il Teatro cagliaritano, con le atmosfere natalizie di questa fiaba e de Lo schiaccianoci nella versione di Vasily Vainonen per il Balletto del Teatro Stanislavskij di Mosca.  Tratto da un racconto (La notte di Natale) di Nikolaj Gogol’, Čerevički è l’opera comico-fantastica in quattro atti e otto quadri su libretto di Polonskij con la quale Čajkovskij ha vinto nel 1875 il concorso bandito dalla Società per la musica russa ed è la storia del fabbro Vakula, innamorato della bella Oksana, la quale acconsente a sposarlo purché lui le porti gli stivaletti ricamati d’oro della zarina. Il giovane, facendosi aiutare da un diavolo che lo trasporta alla corte di San Pietroburgo, riesce nella sua impresa e può sposare la ragazza che, nel frattempo, si è realmente innamorata di  lui.
All’epoca il soggetto aveva decisamente attirato Čajkovskij, sia per la presenza dell’elemento fantastico, che per l’ambientazione popolare: i colori sontuosi e le scene sgargianti sono infatti sfoggiati soprattutto nell’atto di Čerevički ambientato a San Pietroburgo, nel quale abbondano cori, danze e straordinari esiti spettacolari. Più in generale, anche se l’autore nel corso della partitura attinge a piene mani al folclore russo, la musica dell’opera risulta pervasa da una densa e caratteristica screziatura lirica, profondamente romantica, che finisce per attenuare la vena popolaresca e umoristica del racconto originario. Rappresentata per la prima volta al Marinskij di Pietroburgo nel 1876 con il titolo di Il fabbro Vakula, Čerevički è stata rielaborata dopo un iniziale insuccesso nel 1885 per il Bol’šoj di Mosca, dove è in scena con il nuovo titolo nel 1887. A Cagliari, con le scene ispirate a Fabergé e i costumi smaglianti di Vyacheslav Okunev, Čerevički era molto attesa per la sua indiscussa grandiosità e per la sua capacità di evocare ossessioni e metamorfosi, materiali e morali. Nella regia di Yuri Alexandrov il villaggio patriarcale immerso nella neve assume le fattezze di un mondo sommerso, in cui si riflette una brillante capitale del Nord. La fredda e ambiziosa Oksana si trasforma in donna amorosa e il fabbro Vakula è pronto a cavalcare il diavolo pur di prendere in moglie la sua amata, anche se il suo trionfo non sarà decretato dal demonio, quanto dalla benevolenza della zarina. Alexandrov ha perciò costruito questo spettacolo come una grande fiaba per adulti, che esprime quanto di diabolico, oscuro e misterioso è nella vita, con la bella Oksana che mortifica l’amante come una strega, il cosacco Čub e il suo compare Panas che vengono canzonati dagli Spiriti ubriaconi e Vakula, in groppa al diavolo Bes, che si muove nello spazio tra sogno e realtà.
Alla direzione del Coro (guidato da Gaetano Mastroiaco) e dell’Orchestra del Lirico, il M° Donato Renzetti ha riletto la partitura di Čajkovskij in modo molto calibrato, tracciando il corposo tratto cajkovskiano senza indulgere in un romanticismo eccessivamente sentimentale, ben assecondato dalle maestranze del Teatro e da un cast di qualità. Una compagnia mista in cui spiccano le due presenze femminili del mezzosoprano russo Irina Makarova, nelle vesti di Solocha, e del soprano bulgaro Alex Penda, la capricciosa Oksana: due voci intense e rotonde, sfruttate con piena padronanza. Makarova, di presenza scenica molto bella ed efficace, ha sfoggiato una vocalità morbida e omogenea, sonora e ampia. Più limpido il timbro di Penda, suadente e dotata di grande agilità, che ha esibito un temperamento esperto. Ivaylo Mihaylov è stato un interprete vibrante, pur con qualche problema di agilità, nel vestire i panni del fabbro Vakula (in sostituzione dell’indisposto Vsevolod Grivnov), mentre il baritono Mikolaj Zalasinski è apparso a proprio agio nei diabolici panni di Bes, così come Giulio Pelligra in quelli del maestro di scuola. Buone tutte altre parti e quelle di fianco, tra le quali meritano una citazione Nicola Ebau (il Principe Serenissimo) ed il giovanissimo Francesco Leone (il vecchio cosacco). Ottimo il successo decretato dal pubblico, con una serata di grande spettacolo. Foto Priamo Tolu