Palazzeto Bru Zane, Festival “Romanticismo tra guerra e pace”
Violino Tedi Papavrami
Pianoforte François-Frédéric Guy
Louis-Ferdinand Hérold: Sonate pour violon et piano no 2
Hélène de Montgeroult: “Études”- Nos 62, 101, 111, 114 et 106
Rodolphe Kreutzer: Études pour violon:Nos 8, 32 et 35
Ludwig van Beethoven:Sonate “à Kreutzer” pour violon et piano no 9 op. 47
Venezia, martedì 28 ottobre
Procede, confortato dal costante interesse del pubblico, il ciclo “Romanticismo tra guerra e pace”, promosso dal Centre de musique romantique française, che si sta svolgendo a Venezia, prevalentemente nella sede del Palazzetto Bru Zane, per terminare l’11. Dopo averci portato “Nei salotti di Carlo X”, “Au Pays où se fait la Guerre”, “Au pays dévasté” (quanto ai due ultimi titoli, attraverso una scelta di brani, vocali e strumentali, che fossero altrettanti momenti di riflessione – anche in forma di satira scherzosa – sulla tragedia della guerra), oppure calati nella languida atmosfera del “Crepuscolo”, nei meandri dell’ “Introspezione”, nel clima del “1914: Prima/Dopo”, la musica ci ha fatto cogliere, nel corso del nuovo concerto, alcuni “Echi dell’Impero”, quello di Napoleone I, attraverso opere della pianista Hélène de Montgeroult e del violinista Rodolphe Kreutzer, entrambi docenti al Conservatorio di Parigi rispettivamente nel periodo della Rivoluzione e in epoca imperiale. Hélène de Montgeroult, per le sue origini aristocratiche, sarebbe stata perseguitata durante il Terrore e trascinata addirittura di fronte al Comitato di Salute Pubblica, avendo salva la vita, per aver improvvisato su un pianoforte, provvidenzialmente a portata, il tema della Marsigliese. Kreutzer, diversamente, fu protetto da Napoleone, tanto da essere nominato dall’Epereur violino solista e poi direttore d’orchestra all’Opéra di Parigi. Il periodo imperiale coincise con gli anni di apprendistato del giovane Louis-Ferdinand Hérold, che si avvalse, com’è noto, dell’insegnamento di Kreutzer, la cui fama indiscussa gli valse l’onore di vedersi dedicata da Beethoven la Sonata per violino e pianoforte n. 9 in la maggiore, soprannominata appunto “Sonata a Kreutzer”.
Di grande professionalità gli interpreti: il violinista Tedi Papavrami, che si è esibito con numerosi direttori d’orchestra, oltre che a fianco di prestigiosi solisti, e sta continuando un lavoro sulle sonate e i trii di Beethoven insieme al violoncellista Xavier Phillips e al pianista François Frédéric Guy; e appunto lo stesso Guy, anch’egli con un curricolo di tutto rispetto, quanto a presenze nelle maggiori istituzioni internazionali e a collaborazioni con i più rinomati esecutori e direttori. Il violinista – sorretto da un autorevole, nonché sensibile accompagnamento pianistico – ha fatto apprezzare un suono rotondo e una perfetta intonazione nella Sonate pour violon et piano n. 2 di Louis-Ferdinand Hérold, composta nel 1811 e pubblicata postuma a Parigi intorno al 1890: dalla lenta Introduzione – caratterizzata dall’ampia linea melodica del violino su accordi ripetuti del piano –, che si conclude – dopo un motivo vivace suonato all’ottava dai due strumenti –, con un accordo sospeso; all’Agitato molto pieno di verve; al Rondò di tono più leggero, basato su un tema ricorrente di fattura semplice e popolare, che compare per l’ultima volta dopo arpeggi e trilli del violino e la scala cromatica del pianoforte, concludendo il pezzo con gaiezza, seppure le ultime battute siano di carattere più calmo.
Notevole padronanza tecnica, pur senza mai perdere di vista l’espressività, ha dimostrato François-Frédéric Guy nell’esecuzione di alcuni Études di Hélène de Montgeroult, tratti dal Cours Complet in tre volumi, che riguardano un’ampia gamma di difficoltà tecniche, ma richiedono appunto anche “espressione”: il n. 62, concepito per “far cantare la sinistra incrociandola sopra la destra»; il n. 101, in do diesis maggiore, che punta al superamento della “difficoltà della tonalità”; il n. 111, che si prefigge di “riunire espressione e velocità”; il n. 114, finalizzato all’ “uso dei pedali”; il n.106, che ha per obiettivo l’uguaglianza delle due mani nel canto e nell’accompagnamento.
Analoga la performance offerta da Tedi Papavrami nell’affrontare tre Études pour violon, scelti tra i 42 composti da Rodolphe Kreutzer verso 1796, che ancora oggi costituiscono veri e propri capisaldi del repertorio didattico per violino. Tutti e tre richiedono uno spericolato virtuosismo: il n. 8, dedicato agli arpeggi, il n. 32, basato sulle ottave, il n. 35 finalizzato agli accordi.
Ma ovviamente il pezzo, in cui erano richieste ai due solisti prestazioni di altissimo livello sia sul piano tecnico, che, soprattutto, su quello interpretativo, era la celeberrima Sonata a Kreutzer, composta da Beethoven tra il 1802 e il 1803 e dedicata al grande violinista francese, dopo averlo sentito suonare a Vienna nel 1803. L’interpretazione che ne hanno offerto Tedi Papavrami e
François-Frédéric Guy è stata globalmente caratterizzata da grande vigore con sonorità del violino non scevre da qualche asprezza e tempi piuttosto veloci, forse a scapito di una certa vena lirica che percorre certe pagine della composizione: grande veemenza nel Presto iniziale, dopo un’introduzione (Andante sostenuto) eseguita con sobrietà; un’agogica abbastanza spedita nell’Andante con variazioni, dove entrambi gli strumentisti hanno sfoggiato grande padronanza tecnica; ritmo travolgente nell’ultimo tempo con il suo moto perpetuo, in cui i due interpreti hanno rivaleggiato in virtuosismo. Un suggestivo bis: Méditation da Thaïs di Jules Massenet, eseguita con sentimento esasperato. Applausi calorosi e reiterati.