Opera romantica in tre atti su libretto del compositore, tratto da “La donna serpente” (1762) e da “Il corvo” (1761) di Carlo Gozzi. Alfred Reiter (Der Feerkönig), Tamara Wilson (Ada), Anja Fidelia Ulrich (Zemina), Juanita Lascarro (Farzana), Burkhard Fritz (Arindal), Brenda Rae (Lora), Michael Nagy (Morald), Christiane Karg (Drolla), Thorsten Grümbel (Gernot), Simon Bode (Gunther, Ein Bote), Sebastian Geyer (Harald), Simon Bailey (Groma). Frankfürter Oper und Museumsorchester. Sebastian Weigle (direttore). Registrazione: Alte Oper Frankfurt, 3-6 maggio 2011. T.Time: 172′ 30″ 3 Cd OHEMS Classics OC940
Nell’approcciarsi all’ascolto di un’opera come “Die Feen”, il primo lavoro teatrale di Wagner composto nel 1833 (anche se andato in scena postumo solo nel 1888) si è tentati di commettere l’errore di considerare l’ascolto come un semplice dovere culturale, quasi una ricerca delle ingenuità e dei limiti giovanili di quello che diverrà uno dei massimi geni della storia della musica di ogni tempo. Ma come accade in altre situazioni simili – ad esempio le opere giovanili di Mozart o i primi lavori verdiani – si resta rapidamente conquistati da una musica che – seppur ovviamente fortemente influenzata dal contesto di gestazione – mostra già non solo un altissimo livello compositivo ma impreviste aperture, come improvvisi bagliori, che indicano chiaramente la strada verso il Wagner che verrà o almeno quella verso i primi capolavori degli anni Quaranta, “Thannäuser” e “Lohengrin” in primis.
Inoltre il solo ascolto discografico permette di concentrarsi sulle significative qualità musicali prescindendo in parte dall’inevitabile zavorra data da una drammaturgia prolissa e a tratti farraginosa e da un libretto sovraccarico di personaggi secondari e di divagazioni che allentano non poco l’efficacia dell’insieme – con buona pace dello stesso Wagner che considerava il libretto la parte più riuscita dell’opera.
Musicalmente l’opera guarda inevitabilmente a quelli che erano gli imprescindibili riferimenti di un compositore tedesco del tempo: Mozart, soprattutto quello di “Die Zauberflöte” per l’atmosfera magica e fiabesca dell’insieme; Beethoven e il suo “Fidelio” di cui non si stenta a riconoscere una eco in alcune grandi pagine corali o nella grande aria di Ada in cui traspare il modello di quella di Leonora nel capolavoro beethoveniano e soprattutto di Carl Maria von Weber più quello eroico e cavalleresco di “Euryanthe” – palesi le somiglianze anche sul piano vocale fra l’Adolar di Weber e l’Arindal wagneriano – di quello demoniaco di “Der Freischütz” anche se echi di quest’ultima opera sono facilmente distinguibili nella parte di Lora la cui scrittura ricorda molto da presso quella di Agathe.
Questo materiale spesso eterogeneo viene però elaborato da Wagner in forme già decisamente personali in cui le differenti suggestioni sono organizzate in un materiale stilisticamente omogeneo e coerente non privo di un’autentica forza espressiva e in molti momenti appaiono chiaramente i primi boccioli di quella che sarà la grande fioritura dell’arte wagneriana: la volontà di superare le partizioni tradizionali all’interno di un discorso musicale più omogeneo e meno frazionato, organizzato per grandi scene che vanno oltre al singolo brano; la grande ouverture che nella parte finale anticipa cere soluzioni ambientali che troveranno pieno compimento in “Der Fliegende Holländer”; la parte di Ada in cui già si intuiscono chiaramente gli sviluppi che porteranno ad Elisabeth e ad Elsa; alcune snodi simbolici e drammaturgici come quello del divieto violato e della domanda fatale che ritorneranno ciclicamente nella successiva drammaturgia del compositore.
Questo materiale spesso eterogeneo viene però elaborato da Wagner in forme già decisamente personali in cui le differenti suggestioni sono organizzate in un materiale stilisticamente omogeneo e coerente non privo di un’autentica forza espressiva e in molti momenti appaiono chiaramente i primi boccioli di quella che sarà la grande fioritura dell’arte wagneriana: la volontà di superare le partizioni tradizionali all’interno di un discorso musicale più omogeneo e meno frazionato, organizzato per grandi scene che vanno oltre al singolo brano; la grande ouverture che nella parte finale anticipa cere soluzioni ambientali che troveranno pieno compimento in “Der Fliegende Holländer”; la parte di Ada in cui già si intuiscono chiaramente gli sviluppi che porteranno ad Elisabeth e ad Elsa; alcune snodi simbolici e drammaturgici come quello del divieto violato e della domanda fatale che ritorneranno ciclicamente nella successiva drammaturgia del compositore.
Come sempre accade in opere come questa, di grandi potenzialità musicali ma non ancora completamente espresse la qualità esecutiva è essenziale per permetterne un pieno apprezzamento; la presente edizione registrata in forma di concerto alla Frankfürter Oper dall’etichetta OHMES Classics pur priva di nomi di particolare richiamo si caratterizza però per un livello esecutivo medio di alto livello complessivo che permette di godere al meglio delle innegabili qualità di quest’opera.
Merito principale della riuscita la presenza di un direttore di esperienza come Sebastian Weigle direttore stabile dell’opera di Francoforte e presenza abituale al Festival di Bayreuth dove ha diretto l’ultima produzione di “Die Meistersinger von Nürnberg”. In perfetta sintonia con un’orchestra che conosce alla perfezione il direttore fornisce una lettura di grande coerenza formale, attenta ad evidenziare al meglio le strutture orchestrali e non priva di forza teatrale specie nei momenti più ricchi di possibilità in tal senso come la pietrificazione di Ada o in grandi pezzi d’assieme.
Il cast come si è detto non è di grandissimo richiamo ma si presenta molto affiatato e omogeneo in tutte le sue parti. Emerge la luminosa Ada della statunitense Tamara Wilson. Autentico soprano lirico – nel senso wagneriano del termine – sfoggia una voce ampia e sonora ma al contempo morbida e luminosa capace di salire con facilità nel registro acuto e di dominare un tessuto orchestrale spesso molto denso. Sul piano espressivo segue al meglio l’evoluzione del personaggio passando dai toni decisamente più lirici dell’aria di sortita “Wie muss ich doch beklagen” a quelli decisamente drammatici della grande scena del II atto “Weh mir, so nah die fürchterliche Stunde” impervio banco di prova per la cantante che la Wilson supera con ammirevole sicurezza e brano fra i più compiuti musicalmente dell’opera nell’arricchire la palese derivazione beethoveniana con moduli già pienamente personali e in cui già si presagiscono le future Elisabeth ed Elsa.
Il tenore Burkhard Fritz nell’impervia parte di Arindal per la lunghezza e scrittura decisamente acuta. Fritz, anche se a volte messo a dura prova, ne esce con onore facendo valere una voce di bel colore lirico e luminoso senza per questo sacrificare il passo eroico di numerosi brani ma valorizzandolo appunto nella sua dimensione cortese e romantica, ancora tutta weberiana.I passi più lirici, come il bellissimo duetto con Ada “Mir wird das freudige Glück?” hanno tutta l’araldica eleganza richiesta e se è innegabile la presenza di qualche segno di stanchezza nella grande aria del III atto “Hallo! Lasst alle Hunde los!” questi risultano pienamente comprensibili considerando l’impegno della parte e tenendo in conto che si tratta di una registrazione dal vivo e non compromettono la riuscita generale di una prova convincente.
Nei panni di Lora, la sorella di Arindal, troviamo un altro valido soprano statunitense Brenda Rae. Nonostante la natura guerriera del personaggio la scrittura vocale è essenzialmente lirica e l’aria del II atto “O, musst du Hoffnung schwinden” mostra palesi ascendenze weberiane con una vocalità che ricorda da presso quella dell’Agathe del “Der Freischütz” che la voce morbida e femminile della Rae mette in bell’evidenza.
Voce ampia, solida e ben timbrata il baritono Michael Nagy già Wolfram a Bayreuth con Hengelbrock è un Morald riguardevole tanto sul piano del canto – bel colore, omogeneo e compatto, acuti sicuri, ottimo controllo dell’emissione – quanto su quello dell’accento sempre nobile e autorevole come si può apprezzare nell’aria di sortita “War einst ne böse Hexe wohl”. Thorsten Grümbel (Gernot) è forse più un baritono che un autentico basso ma canta con proprietà e delinea un personaggio ben riuscito nella sua nobiltà. Il gruppo dei cavalieri è completato dal Gunther di Simon Bode tenore lirico leggero dal timbro molto chiaro ed etereo. Le parti di fianco sono numerose e non prive di importanza, grande vantaggio quindi quello di poter disporre di una compagnia così compatta anche in queste parti non di primissino piano. Christiane Karg (Drolla) è un soprano lirico di interessanti mezzi vocali e di buona esperienza internazionale, Alfred Reiter membro stabile della compagnia di Francoforte è un autentico basso capace di dare al Re delle fate tutta l’autorità richiesta; Juanita Lascarro e Anja Fidelia Ulrich cantano con correttezza e musicalità i ruoli delle due fate Zemina e Farzana mentre Simon Bailey presta la sua voce sonora di basso cantante al mago Groma che con i suoi interventi garantisce il lieto sciogliesi della vicenda. Completa il cast l’araldo di Sebastian Geyer.
Voce ampia, solida e ben timbrata il baritono Michael Nagy già Wolfram a Bayreuth con Hengelbrock è un Morald riguardevole tanto sul piano del canto – bel colore, omogeneo e compatto, acuti sicuri, ottimo controllo dell’emissione – quanto su quello dell’accento sempre nobile e autorevole come si può apprezzare nell’aria di sortita “War einst ne böse Hexe wohl”. Thorsten Grümbel (Gernot) è forse più un baritono che un autentico basso ma canta con proprietà e delinea un personaggio ben riuscito nella sua nobiltà. Il gruppo dei cavalieri è completato dal Gunther di Simon Bode tenore lirico leggero dal timbro molto chiaro ed etereo. Le parti di fianco sono numerose e non prive di importanza, grande vantaggio quindi quello di poter disporre di una compagnia così compatta anche in queste parti non di primissino piano. Christiane Karg (Drolla) è un soprano lirico di interessanti mezzi vocali e di buona esperienza internazionale, Alfred Reiter membro stabile della compagnia di Francoforte è un autentico basso capace di dare al Re delle fate tutta l’autorità richiesta; Juanita Lascarro e Anja Fidelia Ulrich cantano con correttezza e musicalità i ruoli delle due fate Zemina e Farzana mentre Simon Bailey presta la sua voce sonora di basso cantante al mago Groma che con i suoi interventi garantisce il lieto sciogliesi della vicenda. Completa il cast l’araldo di Sebastian Geyer.