Genova, Teatro Carlo Felice, Stagione 2014/1015
“LUISA MILLER”
Melodramma tragico in tre atti su libretto di Salvatore Cammarano
Musica di Giuseppe Verdi
Il conte di Walter CARLO COLOMBARA
Rodolfo GIUSEPPE GIPALI
Federica DANIELA INNAMORATI
Wurm GIOVANNI BATTISTA PARODI
Miller LEO NUCCI
Luisa ANNA PIROZZI
Laura SOFIA KOBERIDZE
Un contadino ALBERTO ANGELERI
Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice di Genova
Direttore Andrea Battistoni
Maestro del Coro Pablo Assante
Regia Leo Nucci ripresa da Salvo Piro
Scene Rinaldo Rinaldi
Costumi Alberto Spiazzi
Luci Claudio Schmid riprese da Luciano Novelli
Allestimento Teatro Municipale di Piacenza, Teatro Comunale di Ferrara e Teatro Alighieri di Ravenna
Genova, 18 novembre 2014
Mancava dal 1972 Luisa Miller al Teatro Carlo Felice, da un’edizione prestigiosa in cui figurarono Carlo Bergonzi ed Aldo Protti sotto la direzione di Giuseppe Patané. Quarantadue anni dopo, il dramma che segna l’importante preludio alla trilogia popolare verdiana torna sul massimo palcoscenico genovese nell’interpretazione di Andrea Battistoni, direttore residente del teatro, e Leo Nucci, regista della messinscena (qui ripresa da Salvo Piro) oltre che interprete del ruolo di Miller padre. Le scenografie di Rinaldo Rinaldi, improntate alla pittura, sono risultate non solo estremamente belle alla vista, ma hanno anche dimostrato una duttilità spiccata nel mutare in pochi secondi la visuale sulle molteplici ambientazioni previste dal dramma. In scena possiamo vedere elementi pittorici sui quali giova molto anche il light design ideato da Claudio Schmid e ripreso da Luciano Novelli, oltre ai validi costumi di Alberto Spiazzi; Il tutto reinterpretato nelll’insieme di un’ottica moderna e significativa di una frattura piuttosto netta tra il mondo delle cupidigie aristocratiche e quello dell’idilio bucolico. L’impostazione registica si é attenuta strettamente alle indicazioni fornite del libretto, risultando però troppo spesso immobile ed a tratti noiosa. Non che ci si aspetti di veder stravolto l’intero intreccio drammaturgico, come troppo spesso purtroppo accade, ma certi dettagli legati all’atteggiamento dei personaggi, che spesso rivolgendosi l’uno all’altro cantano sempre volto al pubblico, avrebbe meritato maggior approfondimento e realisticitá, trattandosi di situazioni di tentativo di scavo psicologico che porteranno l’autore all’evoluzione drammatica che ben conosciamo. Per il resto, l’intreccio scorre fluido e coerente così come Piave e Verdi l’hanno concepito.
Andrea Battistoni dirige un’ottima Orchestra del teatro Carlo Felice con piglio deciso e talvolta troppo esuberante, specie nelle pagine più delicate e cantabili, ma trovando naturalmente forza vitale nei passaggi concitati ed emotivamente più coinvolgenti. Non impeccabile l’equilibrio sonoro mantenuto con i solisti, spesso dominati dall’orchestra. Anna Pirozzi impersona con credibilitá il ruolo del titolo, sfoggiando un timbro vellutato di rara bellezza, talora non del tutto limpido in zona medio-grave, ma capace di aprirsi ed acquistare armonici quando la nota si fa più acuta (anche se le puntature estreme risultano un poco fisse). Ottima la capacità di eseguire le repentine agilità del primo atto sui tempi incalzanti scelti del direttore. Anche il tenore Giuseppe Gipali possiede una vocalitá interessante dal fraseggio nobile che purtroppo non gode di sufficiente appoggio del fiato. Ne consegue una generale tendenza a dover aguzzare l’orecchio per intendere il cantato. Bella e coinvolgente la famosa aria del secondo atto e si segnala per incisività anche l’interpretazione del finale del dramma. Acclamato a più riprese anche a scena aperta, Leo Nucci (Miller) é stato senza dubbio il più approfondito e meditato dei personaggi, complice naturalmente la lunghissima frequentazione del ruolo. Chi scrive non può certo definirsi un estimatore dell’impostazione vocale di Nucci, che trova da sempre costretta nel naso in zona di passaggio di registro, ma non si può mancare di evidenziare come ogni parola sia calibrata e cesellata alla perfezione sulla musica verdiana e che il suono arrivi sempre netto e vivo al pubblico. Nel ruolo del Conte di Walter, Carlo Colombara convince per interpretazione altera e cupa, rendendo il personaggio con suono pastoso in zona grave, ma meno timbrato salendo in acuto. Il Wurm di Giovanni Battista Parodi avrebbe necessitato di più nerbo e presenza vocale, pur risultando nel complesso accettabile. Molto gradevole la Duchessa Federica di Daniela Innamorati, ottima per interpretazione e resa musicale.
Bella prova anche del coro del teatro, preparato da Pablo Assante, capace di belle dinamiche e di precisione musicale. Ancora una volta, la nota dolente arriva dal botteghino: grandi vuoti in platea testimoniano l’accoglienza fredda dei genovesi nei confronti di uno spettacolo di grande qualitá, che non può però vantare l’inclusione in quella ristretta cerchia di titoli che portano il ligure a teatro nelle sere di novembre, specie quando in cittá gioca la Nazionale. Foto Marcello Orselli