Cagliari, Teatro Lirico – Stagione Lirica 2014
“TOSCA”
Dramma in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal dramma omonimo di Victorien Sardou.
Musica di Giacomo Puccini
Floria Tosca SVETLA VASSILEVA
Mario Cavaradossi AQUILES MACHADO
Barone Scarpia CLAUDIO SGURA
Cesare Angelotti DEYAN VATCHKOV
Sagrestano ARMANDO GABBA
Spoletta GUSTAVO DE GENNARO
Sciarrone FRANCESCO MUSINU
Un carceriere FRANCESCO LEONE
Un pastorello ELENA MARCHI
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari, Coro di voci bianche del Conservatorio Statale di Musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari
Direttore Gianlugi Gelmetti
M.o del coro Marco Faelli
Voci bianche dirette da Enrico Di Maira
Regia Joseph Franconi Lee da un’idea di Alberto Fassini
Scene e costumi di William Orlandi
Luci di Roberto Venturi
Allestimento del Teatro Regio di Parma
Cagliari, 8 ottobre 2014
Una Tosca trascolorante in un originalissimo bianco e nero a Cagliari, nelle scene e nei costumi di William Orlandi (mentre le luci erano di Roberto Venturi) in un allestimento del Teatro Regio di Parma del 2009 originariamente ideato da Alberto Fassini e ripreso da Joseph Franconi Lee. Opera amatissima, Tosca è uno dei titoli inossidabili del repertorio lirico nazionale ed internazionale e, in quanto tale, è destinata a ritornare nei cartelloni di tutti i teatri, compreso quello del Comunale cagliaritano, da cui mancava da qualche anno.
L’unità di tempo e luogo delineata da Puccini era al centro dell’azione dell’opera che si svolgeva, tradizionalmente, nella Roma papalina del giugno 1800, da mezzogiorno fino alle quattro di notte, nei luoghi vicini ed effettivamente esistenti, nella raffinata combinazione di realtà e invenzione sottolineata dalle scenografie molto classiche: l’interno della chiesa di Sant’Andrea della Valle nel primo atto, il salone di Palazzo Farnese nell’atto centrale e i bastioni di Castel Sant’Angelo nell’ultimo. Cast di livello con la direzione del grande direttore d’orchestra Gianluigi Gelmetti, che non tradisce il dettato verista di Tosca e ne conferma l’esasperazione e la grande potenza sonora, mettendo in primo piano la maestosità della Roma papalina. Quindi tempi a volte dilatati e suono orchestrale lussureggiante, capace di restituire ad alcune scene-cardine tutta la loro imponenza, senza comunque coprire le voci dei cantanti. Ricopriva il ruolo principale Svetla Vassileva, una Tosca fiera e indomita, vocalmente notevole, dotata di bella presenza scenica. Il soprano bulgaro ha padroneggiato la situazione affrontando con sicurezza la sua parte: nel passionale duetto del primo atto, come in tutto il secondo atto nel quale era evidente l’attenzione posta in ogni singola frase, sempre carica di intensità. Una Tosca a tratti quasi verista (basti ascoltare come apostrofa in maniera disperata Scarpia: “assassino!”), che tiene testa al capo della Polizia papalina in uno scontro estenuante, interrotto dalla parentesi lirica di “Vissi d’arte”, dove la cantante ha sfruttato un’ampia gamma di sfumature e di fraseggio.
Nella Tosca di Fassini-Franconi Lee la regia scava nella commistione tra religione e potere sintetizzata nel personaggio di Scarpia: il cuore malvagio dell’opera, qui impersonato dall’altissimo Claudo Sgura, assolutamente a proprio agio in un personaggio così complesso, di cui esplora finemente l’ambiguità violenta già nel “Te Deum” con una vocalità quasi blasfema, che illumina il pubblico sulla sua reale natura diabolica. Una natura che Gelmetti fa rindondare ogni volta che Puccini ne ricorda l’oscurità interiore con il tetracordo inquietante che apre l’opera e ricorre in tutte le scene di Scarpia: dissonante, lento, ruvido, capace di trasmettere il suo male e il suo potere. Era in buona forma anche il Cavaradossi di Aquiles Machado, di timbro solare e vibrante, appassionato e virile nella sua aria di sortita, “Recondita armonia”, intonata con una voce ferma e ben vibrante. Un timbro pulito e omogeneo che emerge soprattutto nei momenti di abbandono sentimentale e nei duetti del primo atto, quanto nel commosso dolore di “E lucevan le stelle”. Apprezzati tutti i comprimari, tra cui spiccava il disperato Cesare Angelotti di Deyan Vatchkov e preparati ed attenti il Coro e il Coro di voci bianche (rispettivamente diretti da Marco Faelli e da Enrico Di Maira). Molto solida è stata, nel suo complesso, la prova dell’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, qui disposta accuratamente a sostenere la varietà degli effetti cromatici, armonici e agogici di una partitura di così intenso e straordinario senso drammatico. Un’opera che, qualora fosse necessario, ci dimostra ancora una volta la genialità di Puccini, compositore molto più complesso di quanto non faccia credere l’apparente facilità con la quale egli comunica. Per molti versi il «vero» Puccini è un musicista ancora da scoprire