Parma, Teatro Regio, Festival Verdi 2014
Orchestra Filarmonica “Arturo Toscanini”
Direttore Antonello Allemandi
Soprani Anna Pirozzi, Lynette Tapia
Tenori Gregory Kunde, John Osborn
Mezzosoprano Rossana Rinaldi
Bassi Roberto Tagliavini, Ferruccio Furlanetto
Musiche di Giuseppe Verdi
Serata benefica organizzata da Gruppo Appassionati Verdiani – Club dei 27, con il patrocinio di Comune di Parma e Teatro Regio di Parma, a favore di “Parma facciamo squadra 2014”
Parma, 17 ottobre 2014
Si crederebbe che gli ordini cavallereschi siano una cosa più da Wagner che da Verdi. E invece anche il mondo verdiano ha il suo Ordine del Graal, nella forma del Club dei 27 di Parma, un potente circolo di melomani fondato nel 1958 e composto 27 membri, uno per ognuna delle opere di Verdi (più il Requiem), di cui ciascun socio assume il nome: è delizioso sentire questi attempati signori appellarsi l’un l’altro “Alzira”, “Giovanna” o “Luisa”! Dallo scorso anno il Club dei 27 organizza “Fuoco di gioia”, un concertone di arie e duetti verdiani che ospita diversi cantanti alle prese con arie e duetti verdiani, a scopo di beneficenza (i proventi di quest’anno andranno, inevitabilmente, ai fondi destinati a riparare i danni della pioggia a Parma). Gli ospiti di quest’anno sono stati i soprani Anna Pirozzi e Lynette Tapia, il mezzosoprano Rossana Rinaldi, i tenori Gregory Kunde e John Osborn, il giovane basso Roberto Tagliavini e il veterano Ferruccio Furlanetto, insignito del titolo di “cavaliere di Verdi” dal Club dei 27, onorificenza consegnata dalle mani di Mirella Freni, che era stata già cavalierificata nel 1980. Assenti per indisposizione il soprano Monica Tarone e il baritono Vittorio Vitelli. Roberto Tagliavini ha esibito un bel timbro bronzeo, gravi ed acuti sicuri in “Come dal ciel precipita” dal Macbeth e in “Mentre gonfiarsi l’anima” dall’Attila, ben reggendo il confronto con il più illustre Ferruccio Furlanetto – voce più ampia e soprattutto più “fuori”, grazie anche ad una dizione chiarissima e interprete più vivido, ma anche con un vibrato che comincia lontanamente a mostrare i segni del tempo – che ha interpretato i suoi cavalli di battaglia: l’aria di Silva dall’Ernani (con cabaletta) e un magistrale “Ella giammai m’amò” dal Don Carlo. Rossana Rinaldi è un mezzosoprano dal bel timbro, con centri abbastanza chiari ma ben saldato al bel registro di petto, cui si possono rimproverare solo acuti un po’ “aperti”. A lei è stata affidata “Condotta ell’era in ceppi” dal Trovatore e il duetto Amneris-Radames dall’Aida insieme a Gregory Kunde. Kunde è stato indubbiamente l’eroe della serata. Il pubblico, già molto caloroso, ha accolto con ovazioni il duetto di Aida e si è letteralmente infiammato per “Dio! Mi potevi scagliare” dall’Otello, di cui ha richiesto e ottenuto il bis. Sicuramente sono molto pochi quelli che oggi possono cantare questa parte come Gregory Kunde, con centri ben presenti e acuti sicurissimi. Ma per fare un discorso non in relativo ma in assoluto io devo – a malincuore – confessare di rimpiangere i tempi in cui cantava Rossini. Trovo la sua linea di canto come “tenore drammatico” un po’ artificiosa e faticosa da seguire, per la non continuità tra il piano e il forte e per l’alternanza tra vocali improvvisamente schiarite o scurite, con una minaccia costante di una gola che si sta per chiudere che non lascia l’ascoltatore tranquillo. Parimenti artificioso ho trovato John Osborn, tenore lirico-leggero tra i più osannati dei nostri giorni, qui impegnato in “Parmi veder le lagrime” (e cabaletta) dal Rigoletto e in “Parigi o cara” da La traviata con Lynette Tapia. Gli acuti sono sicuri, il timbro è bello, i piani e i forti sono applicati con musicalità ma tutto appare scollegato a causa di un legato sostanzialmente intermittente. Anche qui, non voglio affatto negare che sia uno dei migliori tenori del nostro tempo e che meriti la grande carriera che sta facendo. Se si potessero ancora fare queste cose bisognerebbe rinverdire i fasti di Callas vs. Tebaldi e istituire una rivalità tra fan di John Osborn e fan di Michael Spyres. Io mi collocherei senza dubbio fra questi ultimi.
Ben poca carriera fa invece la moglie di Osborn, Lynette Tapia, un soprano leggero che a me pare artista più completa, ancorché sicuramente meno “utile” ai teatri. (È triste l’ovvia constatazione che, essendo l’opera lirica ormai solo la ripetizione di pochi titoli di repertorio, i cantanti non fanno carriera per la loro bravura in assoluto ma per la loro capacità di riempire determinati ruoli. Se si componessero veramente ancora opere liriche e se i compositori amassero il belcanto probabilmente avremmo opere con molti soprani e molti baritoni o bassi e nessun tenore.) La specialità della Tapia sono acuti e sovracuti di una dolcezza incredibile e bellissime messe di voce, prodezze che ha distributo in quantità industriali nell’esecuzione di “Caro nome”, ottenendo un risultato complessivo un po’ stucchevole. Resta infine da dire di Anna Pirozzi, l’artista che dopo Kunde ha registrato maggiori ovazioni di pubblico. Senza mezzi termini mi azzardo ad affermare che si tratta del miglior soprano verdiano del momento e anche – in assoluto – di una grande artista: voce torrenziale, ricco registro di petto, acuti infallibili, ottima dizione, agilità, colori, legato, nulla manca a questa cantante. Imbattibile il suo “Santo di patria” dall’Attila e non meno bello “Pace mio Dio” da La forza del destino. In questa occasione la Pirozzi, per sostituire l’indisposta Monica Tarone, ha anche “debuttato” la scena di Violetta dal primo atto de La traviata, che ha cantato con lo spartito, confermandosi una voce di grande versatilità. L’Orchestra Filarmonica Toscanini è stata diretta con sicurezza da Antonello Allemandi e ha avuto modo di sfoggiarsi nel Preludio del Tezo Atto de I lombardi (con Mihaela Costea, il primo violino, come carismatica solista) e in una lettura compatta ed energica della bellissima sinfonia della Luisa Miller. Foto Roberto Ricci