Milano, Teatro alla Scala, Stagione d’opera e balletto 2013/ 2014
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala di Milano
Direttore Riccardo Chailly
Maestro del Coro Bruno Casoni
Soprano Anja Harteros
Mezzosoprano Elina Garanča
Tenore Matthew Polenzani
Basso Ildebrando D’Arcangelo
Giuseppe Verdi: Messa da Requiem, per soli, coro e orchestra
Milano, 4 ottobre 2014
Una Scala gremita in ogni ordine, un pubblico entusiasta di rendere omaggio al suo direttore, il milanese che assieme a Paolo Grassi fece splendere nuovamente il teatro del Piermarini. Tutti lì quindi per omaggiare Abbado: chissà se fra le persone ben vestite si nascondeva qualche operaio a cui Abbado aprì la le porte della Scala con prezzi agevolati negli anni in cui era direttore musicale? La cosa sicura é che vedere un teatro così affollato fa sicuramente piacere! A tenere le redini della serata c’era il futuro direttore musicale Riccardo Chailly anch’esso milanese e soprattutto allievo di Abbado, un gesto di rispetto e ringraziamento nei confronti di quello che tutto sommato è stato il Maestro di tutti, non solo il suo. Chailly ha dato naturalmente la sua lettura del Requiem di Verdi (sarebbe stato stupido e inutile eseguire un’imitazione dell’interpretazione di Abbado), una visione molto interessante – forse poco interiore – ma assolutamente viva, ricca di sfumature, con rigoroso riguardo per gli accenti verdiani. Dalle prime battute gioca sui colori e su una diversità di sonorità lasciando alla parte orchestrale dei sublimi pianissimi eseguiti a regola d’arte, mentre al coro lascia una sonorità un po’ più presente: come se ci volesse far sentire un richiamo celeste (quello orchestrale) e uno più terreno (quello del coro) fino a far risuonare l’intera sala con i momenti di fortissimo (anche se questi ultimi tendevano un po’ a sovrastare le voci). La lettura del maestro è stata accurata e sicuramente non generica e accolta con grandissimo entusiasmo dal pubblico che sicuramente attenderà con piacere le prossime esibizioni del concittadino Maestro.
Sul versante vocale spicca su tutti la prova del mezzosoprano Elina Garanča: abituati a sentirla alle prese con partiture “belcantiste”, è stato meno immediato accostarla a questo repertorio ma, a sfatare il mito delle voci verdiane (Nucci e Kunde insegnano), ha saputo regalare emozioni dalla prima all’ultima nota; il pubblico le ha facilmente perdonato la poca presenza vocale nelle note più gravi della partitura a favore di una linea di canto raffinata, con un ottimo controllo dei fiati. La seguivano a ruota il soprano Anja Harteros, che ha impressionato per le note filate e per l’attento accento musicale; il tenore Matthew Polenzani, che ha sostituito in extremis il “tenorissimo” del momento Kaufmann, ha regalato una lettura che è all’opposto del collega sostituito, offrendo un canto basato sulla dizione, sulla chiarezza vocale e soprattutto sulle mezze voci indispensabili nell’”Hostias”. Forse sarà rimasto deluso chi si aspettava i suoni “grossi” di Kaufmann, ma il tenore lirico/leggero Polenzani ha intelligentemente utilizzato al meglio il proprio strumento, uscendone vincitore. Il basso Ildebrando D’Arcangelo è quello che ha sofferto un po’ di più nei momenti di massima sonorità orchestrale, certo non dipendente da lui: ha cantato anch’egli con il gusto e la classe che lo contraddistingue. Ottima la prova dell’orchestra che ha dato la dimostrazione che, se a guidarla vi è un direttore competente, è in grado di suonare veramente bene ogni battuta della partitura, anche i piano e i pianissimo: speriamo di poter godere nuovamente (sopratutto in Verdi) di ascolti del genere che sono ben lontani dagli ultimi Rigoletto e Trovatore. Il Coro diretto da Bruno Casoni, ha stupito anch’esso, come i colleghi d’orchestra, per il colore rotondo e omogeneo dando una lezione di canto corale a tutti (eccezion fatta per qualche S non chiusa perfettamente assieme) ma riscattandosi a pieni voti nelle pagine finali, con dei pianissimo sonori e belli; a coro e orchestra va il merito della piena e trionfale riuscita della serata avendo da eseguito le pagine più difficili; un plauso particolare alla sezione tenorile. Al termine calorosissimi applausi di un pubblico che non voleva smettere di acclamare i protagonisti della serata e che ha costretto Chailly, Casoni e i solisti a 8 chiamate. Il tutto sotto l’occhio attento del nuovo direttore artistico Pereira, ben soddisfatto di non sentire le tante temute contestazioni. Foto Brescia e Amisano © Teatro alla Scala