Verona, Arena Opera Festival:”Roméo et Juliette”

Verona, Arena Opera Festival 2014
“ROMÉO ET JULIETTE” 
Tragédie lyrique in cinque atti di Jules Barbier e Michel Carré
Musica di Charles Gounod
Juliette LANA KOS
Stéphano ANNALISA STROPPA
Gertrude ELENA SERRA
Roméo VITTORIO GRIGOLO
Tybalt CRISTIAN RICCI
Benvolio CARLO BOSI
Mercutio MICHAEL BACHTADZE
Pâris NICOLÒ CERIANI
Grégorio DARIO GIORGELÈ
Capulet ENRICO MARRUCCI
Frère Laurent GIORGIO GIUSEPPINI
Le Duc de Vérone DEYAN VATCHKOV
Orchestra e coro dell’Arena di Verona
Direttore Jean-Luc Tingaud
Maestro del Coro Armando Tasso
Regia Francesco Micheli
Scene Edoardo Sanchi 
Costumi Silvia Aymonino 
Coreografia Nikos Lagousakos
Verona, 23 agosto 2014

La Fondazione Arena si gioca l’ultima carta in una stagione di inusitata difficoltà climatica – ed è la carta vincente.  Roméo et Juliette, che dal 2011 si è ritagliata una posizione di rilievo nel cartellone areniano – accanto all’inaffondabile Aida, è l’opera di un Gounod cinquantenne dalla spiritualità tormentata, che alla sublimità “divina” dei temi oppone una vivacità sferzante e travolgente. Finalmente la regia, affidata a Francesco Micheli, si libera dalla deprimente staticità che ha caratterizzato altri spettacoli in cartellone e sfrutta con efficacia gli immensi spazi areniani. Cantanti, ballerini e figuranti seguono un meccanismo consolidato e di sicuro effetto, istruiti con sapienza e talento. La collaborazione con lo scenografo Edoardo Sanchi rende indimenticabile lo spettacolo: l’ingresso di curiosi macchinari, torri, enormi corazze rinnovano continuamente l’attenzione e i cinque atti scorrono con mirabile fluidità. Le masse antagoniste gialle e blu, la grande impalcatura semicircolare, l’abbondanza di scale sono solo alcuni degli omaggi a quella fair Verona che ospita e la rappresentazione e la stessa tragedia shakesperiana.   Particolarmente d’effetto risultano le scene dei duelli “in gabbia” e la suggestiva notte del secondo atto, realizzata con l’accensione di luci sui gradoni retrostanti il palcoscenico, quasi speculari alle candeline degli spettatori in gradinata. Grandi masse di Montecchi e Capuleti si confrontano in un’arena dai richiami elisabettiani, grazie anche alle scelte psicologicamente interessanti della costumista Silvia Aymonino. Grande successo per la coppia dei protagonisti, debuttanti all’Arena in questo ruolo ma immediatamente convincenti: Lana Kos è una Giulietta alla perenne ricerca di un compromesso tra il pastoso colore centrale e l’acuto preciso ma a tratti stridente; il suo Je veux vivreè comunque una vetrina di agilità in cui il soprano croato si lancia con spavalderia, mentre nelle calde sonorità dell’aria del veleno può sfoggiare un legato convincente ed elegante. Qualcosa ancora può essere realizzato dal punto di vista interpretativo, l’entusiasmo giovanile ricorda più quello di una sempre libera Violetta Valery che di una vivace quattordicenne. Eccellente Vittorio Grigolo, generoso Romeo, ruolo che già lo aveva consacrato alla Scala e in cui ora si ripropone con rinnovata sicurezza. La pronuncia è impeccabile, la voce perfettamente in maschera, calda e appassionata nell’attesissimo Ah, lève-toi soleil, pulita in zona acuta con qualche forzatura che non ne pregiudica comunque la resa. Grigolo è come sempre un attore agile e di bella presenza, immerso nel ruolo fino all’ultima nota. Davvero bravo. Nel cast si distingue anche Frate Lorenzo, un Giorgio Giuseppini che non delude mai col suo timbro naturalmente profondo ed elegante. Bene anche Annalisa Stroppa,simpaticissimo Stephano nel celeberrimo Que fais-tu, blanche tourterelle, la cui interpretazione sbarazzina salva qualche suono eccessivamente scurito. Molto interessante il magmatico Micheal Bachatdze nei panni di Mercuzio, preciso e baldanzoso nell’entusiastica ballata della regina Mab. Qualche problema per Gertrude, un’ Elena Serra poco incisiva e a tratti afona, come anche si rileva per il Benvolio di Carlo Bosi, comunque indiscutibilmente preciso nel fraseggio e nella dizione. Cristian Ricci è un Tebaldo non sempre pienamente udibile mentre il papà Capuleti di Enrico Marrucci denota qualche problema di emissione, non risultando mai né severo né disperato. Completano degnamente il cast Dario Giorgelè (Gregorio), Nicolò Ceriani (Paride) e con qualche sbavatura Deyan Vatchkov (il Duca). Entusiastica accoglienza del pubblico (discretamente folto a dispetto del clima impietoso di questi giorni) per il direttore Jean-Luc Tingaud, che conduce la serata con tempi travolgenti e accattivanti, nonostante qualche momento di opacità dinamica. Qualche esitazione per il Coro (istruito come sempre da Armando Tasso), reduce da un’eccellente performance in Madama Butterfly. Le prossime rappresentazioni di Romèo et Juliette sono previste per il 28 agosto e il 3 settembre. Foto Ennevi per Fondazione Arena