Verona, Arena Opera Festival 2014
“MADAMA BUTTERFLY”
Tragedia giapponese in tre atti di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Musica di Giacomo Puccini
Madama Butterfly (Cio-Cio-San) OKSANA DYKA
Suzuki VERONICA SIMEONI
Kate Pinkerton ALICE MARINI
F.B. Pinkerton ROBERTO ARONICA
Sharpless GABRIELE VIVIANI
Goro FRANCESCO PITTARI
Il Principe Yamadori FEDERICO LONGHI
Lo Zio Bonzo PAOLO BATTAGLIA
Il Commissario Imperiale NICOLÒ CERIANI
L’Ufficiale del registro VICTOR GARCIA SIERRA
La Madre di Cio-Cio-San CHIARA FRACASSO
La Cugina ELENA BORIN
Orchestra e coro dell’Arena di Verona
Direttore Marco Armiliato
Maestro del Coro Armando Tasso
Regia e scene Franco Zeffirelli
Costumi Emi Wada
Movimenti coreografici Maria Grazia Garofoli
Verona, 22 agosto 2014
Un’opera di cose piccoline, un bene da bambino, pettirossi, scoiattoli, farfalle e topolini. È comprensibile come negli anni si sia reso complicato rappresentare Madama Butterfly senza stravolgerne il significato e la minuziosa cura del dettaglio. Il grande punto interrogativo allora diventa: ma in Arena come si fa? Zeffirelli mette a punto una scenografia di alternanza tra esterno/interno, dove la casetta a soffietto (un giocattolo che Pinkerton acquista non diversamente dalla gheisha Butterfly) è nascosta dentro alla collina di Nagasaki. Ineccepibile dal punto di vista scenografico (le grandi aperture con movimenti a vista di Zeffirelli sono sempre di grande effetto), questa scelta sarebbe stata forse più efficace se coadiuvata da contrasti cromatici più netti e da una regia che non si limitasse al soffuso movimento di ventagli che – come già si è rilevato in Turandot – imperversano con stucchevole manierismo. Non si è percepito il doloroso scontro culturale tra la tenue farfalla e la gigantesca nave bianca americana, tra l’estremo orgoglio di Butterfly e l’estrema vigliaccheria di Pinkerton. Un primo atto dedicato alle nozze, all’incontro, poi l’attesa e infine lo strazio del terzo atto. Butterfly compie gesti minuscoli, si muove tra piccoli oggetti e prende grandi decisioni; Pinkerton, con la sua gretta morale da “moglie e buoi dei paesi tuoi”, si muove come un elefante in un negozio di ceramiche minuziosamente decorate.
Vocalmente non ci sono stati intoppi. Bene Oksana Dyka, una Butterfly non trascinante ma precisa e intonata, con un centro pieno e facilità nell’acuto; molto più efficace negli ultimi due atti, non è risultata credibilissima nel ruolo di Cio-Cio-San quindicenne, con una verve più seduttiva che ostinatamente ingenua. Applauditissimo Roberto Aronica, voce piena e potente, che talvolta preme sull’acuto più del necessario risultando sguaiato ma riprendendosi subito. Svernare in America durante il secondo atto gli è funzionale per riposare la voce e concludere l’opera con buon successo, nonostante langua il coinvolgimento drammaturgico. Ci ha pensato la brava Veronica Simeoni a vivacizzare una scena un po’ statica – ed è grazie a lei che secondo e terzo atto scorrono con una certa fluidità – bella voce, si conferma in questo ruolo con sicurezza e tragica partecipazione. Gabriele Viviani è stato uno Sharpless piuttosto grigio, privo di quel pathos che lo pone al centro dello scontro, mediatore tra due mondi lontanissimi; qualche problema di squillo in zona acuta non ne pregiudica comunque la performance vocale. Francesco Pittari è un Goro dalla voce interessante ma sempre piuttosto contenuto nei suoi interventi; dello zio Bonzo di Paolo Battaglia abbiamo purtroppo potuto cogliere solo una pronuncia difficilmente comprensibile mentre l’Imperial commissario di Nicolò Ceriani è risultato adeguatamente pomposo e al limite del grottesco; diligente il principe Yamadori di Federico Longhi. Completano efficacemente il cast l’ufficiale del registro (Victor Garcia Sierra), la Madre di Cio-Cio-San (Chiara Fracasso), la cugina (Elena Borin) e la Kate Pinkerton di Alice Marini, una voce interessante che speriamo di approfondire.
Preciso ma non particolarmente coinvolgente il direttore Marco Armiliato, che riceve ovazioni scatenate da un’Arena piacevolmente affollata, che sembra apprezzarne il gesto ampio e svolazzante. Al primo atto un po’ corso fanno da contraltare due atti condotti con estremo rispetto dello spartito, nonostante non se ne siano potuti pienamente apprezzare, anche in questo caso, i grandi contrasti cromatici. Eccellente la performance del coro, istruito da Armando Tasso, che ha il suo attesissimo momento di gloria nel coro a bocca chiusa che chiude il secondo atto sottolineando con grazia sublime l’ineffabile dramma di Butterfly nella sua personalissima tragedia delle attese. Foto Ennevi per Fondazione Arena