Ravello, Belvedere di Villa Rufolo. Ravello Festival 2014
“LES BALLETS TROCKADERO DE MONTE CARLO”
Direttore generale Eugene Mcdougle
Direttore artistico Tory Bobrin
Direttore associato Isabel Martinez Rivera
Il lago dei cigni (atto II)
Musica P. I. Ĉiajkovsij
Coreografia L. Ivanovich Ivanov
Scene Jason Courson
Costumi Kip Marsh
Pas de deux a sorpresa
Go for barocco
Musica J. S. Bach
Coreografia Peter Anastos
Costumi Mike Gonzales
Luci Kip Marsh
Paquita
Musica L. Minkus
Coreografia Elena Kunikova da Marius Petipa
Costumi e scene Mike Gonzales
Luci Kip Marsh
Danzano
Christopher Ouellette (Gerd Tord e Pavel Tord), Robert Carter (Olga Supphozova e Yuri Smirnov), Paolo Cervellera (Moussia Shebarkarova e Vyacheslav Legupski), Loic Consalvo (Sonia Leftova e Andrei Leftov), Paul Ghiselin (Ida Nevasayneva e Velour Pilleaux), Giovanni Goffredo (Varvara Bratchikova e Sergey Legupski), Duane Gosa (Helen Higwaters e Vladimir Legupski), Carlos Hopuy (Alla Snizova e Innokenti Smoktumuchkhy), Chase Johnsey (Yakatarina Verbosovich e Roland Deaulin), Philip Martin-Nielson (Maya Thickenthighya e Mikhail Mypansarov), Raffaele Morra (Lariska Dumbchenko e Pepe Dufka), Alberto Pretto (Nina Immoblashvili e Stanislas Kokitch), Carlos Renedo (Maria Paranova e Boris Nowitsky), Joshua Thake (Eugenia Repelskii e Jaques d’Aniels)
Ravello, 22 agosto 2014
Ravello, Belvedere di Villa Rufolo. Consueta brezza che in poco tempo costringe le signore a sfoderare mantelline in lana e copricapi di vario genere. Il pubblico prende posto con meno pigrizia rispetto al solito e un sottofondo sinfonico, generalmente assente, stuzzica l’orecchio preannunciando qualcosa di insolito. Una voce fuori campo recita il tema della serata ed è già riso. Les Ballets Trockadero de Monte Carlo hanno regalato al pubblico che affollava le gradinate del palcoscenico estivo più famoso del mondo una serata di divertimento genuino e di sapiente comicità.
Compagnia nata nel 1974 su iniziativa di un gruppo di appassionati decisi a portare in scena una parodia del balletto en travesti, i Trockadero (o Troks, come sono spesso chiamati) si guadagnano subito l’apprezzamento del pubblico e della critica. Successivamente il gruppo si compone di veri professionisti, formati nelle Scuole di ballo più importanti e non, con il chiaro intento di dimostrare che anche un corpo maschile può affrontare i virtuosismi femminili e con la sagace presa in giro dei luoghi comuni e delle più tradizionali componenti del balletto classico (soprattutto la pantomima). E qui, specie sul primo punto, ci sarebbe molto da dire. Se le donne sono state per un certo periodo della storia della danza le dive incotrastate del palcoscenico, dopo esserne state estromesse per secoli, ecco che subito c’è chi vuole rivendicare una parità che si farebbe francamente meglio a lasciare alla parodia. I momenti migliori della valentissima troupe sono infatti quelli comici: il secondo atto de Il lago die cigni, con le gags rinnovate e attualizzate (si pensi al selfie finale dello scudiero Benno col principe morto stecchito per terra) ha convinto proprio tutti, grandi e piccini, le cui risate risuonavano gioiose davanti alla verità della messa in scena, lontano, una volta tanto, dagli automatismi e dal divertimento virtuale di tablets e cellulari. Incredibile pensare a come la splendida musica di Ĉiajkovskij possa suggerire e far risaltare anche una vis comica che non ci si aspetterebbe. Insuperabile, in questo, è apparso/a Raffaele Morra (nome d’arte Lariska Dumbchenko), una Odette esilarante.
A seguire, il Gran Passo a Due a sopresa tratto dal Don Chiscotte di Minkus-Petipa e Go for Barocco, in cui il nuovo componente oversize stupiva per la notevole agilità, nonostante la stazza imponente).
La morte del cigno di Saint-Saëns-Fokine, altro cavallo di battaglia della compagnia e secondo “fuori programma” della serata, non ha forse avuto lo stesso impatto visivo a causa dell’interprete, poiché in genere è affidato a un danzatore assai allampanato e di magrezza estrema che, con gli arcigni tratti del viso, rende assai meglio la caricatura. Applausi meritatissimi, comunque, e qualche difficoltà per la ripulita del palcoscenico, visto che il piumaggio perso nell’agonia del cigno volava qua e là e le scope faticavano a raccogliere gli avanzi del volatile. Ma anche questo fa parte del gioco.
Il divertissemments di danze tratto da Paquita ha chiuso la serata nel nome del virtuosismo tecnico, con tanto di gags comiche inserite al momento giusto, ma in un susserguirsi un po’ noioso di variazioni in cui gli uomini sono felicissimi di prendere il posto della donna in tutù, sfoggiando anche cinque pirouettes in punta (e come non potrebbero, vista la resistenza dei tendini maschili e la forza nell’avviamento del giro?), virtuosismi e tanto altro. Ma si ride sempre al momento della comicità. Il resto, dopo averlo visto un paio di volte, può diventare noia.
Si apprezza particolarmente il fatto che le coreografie (Paquita a parte) non puntino più tanto sulla tecnica, proprio per quanto detto. Perfettamente calati nella parte della ballerina, la trasformazione è tale che anche nelle vesti maschili sembra di vedere una donna en travesti. Effetto riuscito, ma insistere troppo alla fine stanca e quindi ben venga la parodia sana e intelligente, come d’altro canto i nostri sanno ben fare.
Una nota sui nomi d’arte scelti: se le persone leggessero di più riderebbero di gusto anche per questo.
Ci auguriamo che i Trocks ci riservino presto altre tappe italiane e siamo felici di poter dire che, a fine serata, dopo un lungo scroscio di meritatissimi applausi, il pubblico uscente aveva dipinto sul volto un sorriso disteso, una espressione gaia per le due ore di divertimento genuino e colto. Sì, perché la bellezza delle coreografia di Ivanov, Petipa e le ascendenze balanchiniane riprese da Peter Anastos, anche se rilette in comicissima chiave, non perdono la bellezza e l’armonia che le contraddistingue e che rendono il balletto classico un patrimonio immortale e un bene dell’umanità. Foto Pino Izzo