Christoph Willibald Gluck:”La danza”

Il successo riportato da Gluck con “Le cinesi” di fronte alla famiglia imperiale gli aveva offerto l’occasione di ottenere alcuni incarichi a corte come maestro di musica per i balletti ed è in questo nuova funziona che viene composta La danza” destinata a vedere la luce il 5 maggio 1755 a Laxenburg come preludio ad un “grande balletto pastorale” – questa è la definizione dell’epoca – di Joseph Starzer alla presenza dell’intera corte appositamente riunita.  Per l’occasione venne riutilizzato un testo già esistente scritto da Metastasio nel 1744 per una cantata di Giuseppe Bonno che ben si prestava alla circostanza; la composizione prevede due sole voci – tenore e soprano – cui sono affidate due arie solistiche per parte più un duetto conclusivo. L’avere a disposizione due interpreti di valore come Caterina Gabrielli e Joseph von Friebert – lo stesso tenore per cui l’anno precedente era stata scritta la parte di Silango ne “Le cinesi” – spinsero Gluck ad una scrittura spesso apertamente virtuosistica.  Lo stile generale della composizione si ricollega direttamente alla tradizione arcadica propria del genere rivista secondo il gusto della metà del secolo e la diffusione dello stile galante. Fin dal’ouverture si apprezza una scrittura caratterizzata da colori tersi e da grande brillantezza sonora. Il lavoro fu accolto da grande successo tanto da venir ripetutamente replicato negli anni – cosa decisamente insolita per un lavoro d’occasione come questo – tanto da contarsi numerose riprese nel biennio 1755-56 e ancora seppur in modo più saltuario fino al 1766. A questo bisogna poi aggiungere che Gluck aveva grande fiducia nelle qualità musicali di questa composizione tanto da riutilizzarne in seguito più volte degli estratti così che la parte centrale della seconda aria di Tirsi confluirà nell’”Antigono” del 1756 e che la quasi totalità della musica de “La danza” ritornerà seppur modificata nell’”Echo et Narcisse” del 1779.
La registrazione
“LA DANZA”
Componimento drammatico pastorale in un atto su libretto di Pietro Metastasio
Prima rappresentazione: Laxenburg, 5 maggio 1755
Nice Ewa Ignatowicz (soprano)
Tirsi Kazimierz Myrlak (tenore)
Maria Jurasz, cembalo
Orchestra Warshauer Kammeroper
Direttore Tomasz Bugaj
Registrazione: Bayerischen Rundfunks, giugno 1983
Unica edizione discografica disponibile per questa composizione è quella incisa nel 1983 per la Orfeo dall’orchestra dell’Opera da Camera di Varsavia con la direzione di Tomasz Bugaj. Esecuzione decisamente di vecchio stile e ancora ancorata a moduli esecutivi della musica settecentesca precedenti le grandi innovazioni portate dalla prassi filologica ( le alquanto difficilie arie  sono pressochè prive  dei  “da capo”  previsti e in quelli presenti, le variazioni sono pressochè inesistenti). La compagine polacca suona con proprietà e l’essere un complesso cameristico anziché una grande orchestra sinfonica l’aiuta a mantenere una certa leggerezza di fondo ma è innegabile che il nostro gusto odierno preferisca esecuzioni più tese e dalle sonorità più brillanti. I due protagonisti sono interpreti decorosi e buoni professionisti ma nulla di più. Il tenore Kazimierz Myrlak ha una voce solida e robusta anche se un po’ rozza e con una tendenza a spingere eccessivamente gli acuti; il personaggio che tratteggia non manca di simpatia ma è forse troppo diretto, troppo operistico, per l’atmosfera generale della composizione e soprattutto  nell’aria “Che ciascun per te sospiri”  (nr. 3 della partitura) l’espressione guarda a toni troppo eroici e poco consoni a questa allo stile espressivo della pagina.  La Nice di Ewa Ignatowicz è cantata con musicalità e con un timbro piacevole nella zona media non priva di godibili bruniture ma questa salendo perde di corpo e tende a sbiancarsi eccessivamente così che gli acuti appaiono piccoli e sforzati ed il canto di coloratura pur corretto da sempre l’impressione di una certa meccanicità. Entrambi gli interpreti posseggono una pronuncia italiana corretta anche se priva di autentica naturalezza.