Opéra-comique in un atto su libretto di Gustave Vaëz. Katarina Karnéus (Rita), Barry Banks (Pepé), Christopher Maltman (Gasparo). Orchestra La Hallé, Mark Elder (direttore). T.Time:63′ 42″.Registrazione: Royal Northern College of Music, Manchester, settembre 2012. 1 CD Opera Rara ORC50
Composta nel 1841 in un momento di vuoto compositivo “Rita” rappresentò un passaggio a vuoto nella carriera di Donizetti, l’opera infatti non riuscì neppure a vedere la luce vivente il compositore per essere rappresentata postuma solo nel 1860 con un successo sostanzialmente di stima cui seguirono saltuarie in seguito senza mai riuscire ad entrare stabilmente in repertorio. Il lavoro in se però non è esenta da elementi apprezzabili, merito principale di quest’operina in un atto è il brillante libretto di Gustave Vaëz, abituale collaboratore di Donizetti negli anni francesi, che presenta un impianto narrativo per l’epoca decisamente originale. Rita, proprietaria di una locanda in Svizzera ha sposato il marinaio Gasparo che dopo la prima notte di nozze è fuggito in Canada dopo aver malmenato la sposina; giunta la notizia di un naufragio e della morte di Gasparo Rita si è risposato con il timido Pepé divenuto vittima della sua smania di rivincita e delle ripetute percosse della moglie. All’improvviso Gasparo ritorna, i due uomini sai giocano la moglie comune – con lo scopo di lasciarla all’altro – e Gasparo riuscito a ritrovare l’attestato di matrimonio lo distrugge e riparte per ricongiungersi con la nuova fidanzata canadese non prima di aver dato a Pepé qualche consiglio su come evitare le percosse di Rita.
Uno schema narrativo sicuramente interessante e non a caso ripetutamente saccheggiato in seguito soprattutto dal cinema – per noi italiani è inevitabile l’immediata associazione con Totò e Peppino de Filippo in “Letto a tre piazze”. La musica di Donizetti accompagna la vicenda con brio ed eleganza, nulla di particolarmente originale ma tutta una serie di moduli stilistici e formali posseduti alla perfezione e dispiegati con l’innegabile mestiere che ormai il compositore possedeva al pieno della sua maturità artistica anche in mancanza di un’autentica ispirazione.
Ovvio come in un lavoro del genere la qualità dell’esecuzione conti moltissimo per compensare l’assenza di assoluti valori musicali e questa nuova registrazione per i tipi dell’Opera Rara, casa discografica britannica di ormai pluridecennale esperienza nel campo del belcanto italiano, si fa nell’insieme apprezzare. Primo merito è quello di presentare l’originale versione francese – per di più nella nuova edizione critica – caratterizzata da senso di ironia più sfumata e leggera rispetto alla più diretta traduzione italiana in cui l’opera ha generalmente circolato ed inoltre presenta una qualità musicale decisamente apprezzabile anche se non esente da qualche appunto.
Sir Mark Elder è direttore di grande esperienza, fra i più apprezzati sulla scena inglese per il repertorio italiano, e propone una lettura di grande brillantezza e vivacità, caratterizzata da sonorità squillanti e da uno spigliato passo teatrale anche se forse povera di quella leggerezza che gli autentici specialisti riescono a dare a questo repertorio. La qualità della registrazione è molto alta, come di prassi nei prodotti Opera Rara e questo aiuta ad apprezzare la presenza sonora dell’insieme.
La svedese Katarina Karnéus è un’ottima protagonista. Scritta per Caroline Lefèvre-Fauré la parte di Rita presenta nella versione francese una di quelle tipiche tessiture ambigue di mezzosoprano acuto o di soprano corto con settore medio grave molto solido che sono tipiche del repertorio francese dell’epoca. La Karnéus presenta al riguardo mezzi vocali particolarmente adatti – fatta salvo qualche isolata durezza sugli estremi acuti – che gli permettono di affrontare con sicurezza la parte e di poter dar libero sfogo alle innegabili doti di interprete. E infatti sul piano del fraseggio che la sua Rita si fa particolarmente apprezzare riuscendo la cantante a far emergere tutte le possibili sfaccettature del personaggio: brillante e spavalda nella cavatina di sortita “De mon auberge ainsi”, piena di pungente ironia nel duetto buffo con Pepé ma anche capace di abbandoni lirici il tutto finalizzato a tratteggiare un personaggio non solamente manesco ma pieno di personalità e sicurezza, padrone del proprio destino.
Nel complesso le prove degli interpreti maschili sono meno compiute seppur risolte con una certa professionalità. Pepé è il tenore Barry Banks, voce corretta e sicura soprattutto nel registro acuto che gli permette di superare con decisione la non facile “Tra la la la la…” con le sue frequenti puntature chiamate a rendere palpabile l’euforia del pover’uomo convinto di essersi finalmente liberato della dispotica moglie. Di contro la voce è un poco flebile nel settore centrale e ha spesso non piacevolissime sonorità nasali. L’interprete è abbastanza generico e apparentemente poco interessato alle ragioni espressive del ruolo salvato al riguardo dalla natura stessa del personaggio con la sua dabbenaggine un po’ alla Nemorino per cui nel duetto con Rita il confronto fra la vivacità della donna e la piattezza del coniuge giunge comunque ad ottenere l’effetto comico desiderato. Christopher Maltman è un Gasparo solido e robusto, dal bel colore vocale e dalla corretta linea di canto. Rispetto ai propri standard abituali il baritono gallese appare meno interessato all’aspetto espressivo limitandosi ad una generica irruenza, vero per altro che il personaggio non presenta particolari sfaccettature espressive e i couplets “Mon ménage versare modèle” non mancano di efficacia nella loro ruvida semplicità.