Macerata, Arena Sferisterio – Stagione Lirica 2014
“AIDA”
Opera in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Il re d’Egitto CRISTIAN SAITTA
Amneris, sua figlia SONIA GANASSI
Aida, schiava etiope FIORENZA CEDOLINS
Radamès, capitano delle guardie SERGIO ESCOBAR
Ramfis, capo dei sacerdoti GIACOMO PRESTIA
Amonasro, re d’Etiopia, padre di Aida ELIA FABBIAN
Un messaggero NAZZARENO ANTINORI
Una Sacerdotessa MARTA TORBIDONI
Fondazione Orchestra Regionale delle Marche
Coro Lirico marchigiano “Vincenzo Bellini”
Compagnia Artemis Danza
Direzione Julia Jones
Maestro del Coro Carlo Morganti
Regia Francesco Micheli
Scene Edoardo Sanchi
Costumi Silvia Aymonino
Luci Fabio Barettin
Coreografie Monica Casadei
Macerata, 27 Luglio 2014
Il 27 luglio del 1921 grazie ai generosi finanziamenti del Conte Pieralberto Conti la musica entrò ufficialmente nell’ arena dello Sferisterio di Macerata con la rappresentazione opulenta e trionfale dell’Aida di G.Verdi. Il 27 luglio del 2014 lo stesso titolo ha celebrato quella data importante.
Sul muro di fondo dell’arena le date ed i due allestimenti proiettati si sono sovrapposti in un’affascinante effetto di morphing dando inizio all’Adia multimediale di Francesco Micheli impegnato nella regia e Edoardo Sanchi nelle scene.
Quello che ci appare è senza alcun dubbio un bianchissimo e lucido “laptop” seminclinato che funge da scena e da schermo di proiezione alle bellissime luci di Fabio Barettin che molto spesso sconfinano coinvolgendo l’intera arena. A queste a poco a poco si sovrappongono e convivono con eleganza i disegni di Francesca Ballarini che rappresentano in una moderna rivisitazione geroglifici, simbologie ieratiche e labirinti e strutture piramidali dove spesso i protagonisti vengono chiusi in provata solitudine. Perchè nella regia di Micheli non vi è un confronto tra personaggi colpevoli e personaggi innocenti. Tutti sembrano avere comportamenti logici e moralmente giustificabili come giusto che sia. Ogni personaggio vive il proprio dramma e porta il peso di un sentire forte e vibrante ma impossibile da condividere persino e soprattutto con chi si ama. Quale maggior dolore per un individuo se non quest’ angosciante solitudine?
I bellissimi costumi di Silvia Aymonino arricchiscono l’idea registica completando il progetto scenico con grandissimo impatto emotivo oltre che visivo. Bianco e nero i colori, stampe moderne e copricapi ed accessori che ricordano l’Egitto copto ricoprono le vesti dei protagonisti e non solo.
Dirigeva l’Orchestra Regionale delle Marche un’algida Julia Jones con tempi ogni tanto lenti e monotoni, meccanici senza guizzi di forte temperamento se non in qualche passaggio dove anche i cantanti in scena godevano di maggior respiro e partecipazione alla musica.
Fiorenza Cedolins (Aida) ha una voce imponente e possiede un bellissimo timbro. Sicura negli acuti e con ampie risorse drammatiche dovute non solo ad un innato talento ma anche alla sua importante esperienza ha fatto onore alla non facile parte della schiava etiope. Sempre attenta e precisa alla parola ha regalato momenti di vibrante emozione nel “Ritorna Vincitor” e di lirico intimismo in “Cieli Azzurri” grazie ad una straordinaria capacità di suggestive velature e di slanci di vibrante passionalità. A coronare il già notevole contributo vocale si aggiunga una presenza scenica veramente regale.
Sonia Ganassi (Amneris) ha cantato con voce ampia e ricca di pathos ed con un’intelligente musicalità. Convincente come attrice ha dimostrato sicurezza ed omogeneità in tutta la gamma: svettante in alto, compatta, senza plateali eccessi nel registro grave e timbrata nel centro. Interprete coinvolgente ed appassionata, è riuscita a ritagliarsi la sua meritata fetta di successo nella scena del giudizio conquistando il pubblico dello Sferisterio che la vedeva al suo debutto.
Sergio Escobar (Radames) ha spiegato i suoi bei mezzi vocali ed i suoi appassionati accenti amorosi per interpretare il capitano delle guardie di Menfi e Tebe. Il tenore è riuscito ad assicurare una tenuta vocale complessiva della parte indubbiamente funzionale. Il timbro alle volte non è sembrato omogeneo e con poche sfumature, preferendo maggiormente un canto di fibra a discapito di chiaroscuri e varietà di fraseggio. Un presenza scenica alquanto fissa e di maniera non lo hanno certo aiutato.
Elia Fabbian (Amonasro) ha presenza scenica e vocalità sicuramente importante ed adatta al ruolo. In quest’ottica è un vero peccato che abbia gestito i suoi interventi un po’ troppo veementemente prediligendo un canto enfatico ed impetuoso ma poco attento ai dettagli.
I ruoli secondari sono stati ben serviti.Bravo Giacomo Prestia (Ramfis) dal timbro ricco e solido così efficiente nei suoi interventi il messaggero di Nazzareno Antinori e la Sacerdotessa di Marta Torbidoni. Da parte sua il Coro Lirico V. Bellini diretto dal Maestro Carlo Morganti ha contribuito con la sua solita professionalità. Tantissimi applausi da parte di un pubblico assolutamente compiaciuto sia del cast e che dell’allestimento.