Verona, Arena Opera Festival 2014
“TURANDOT”
Opera in tre atti su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
Musica di Giacomo Puccini
La Principessa Turandot MARTINA SERAFIN
L’ Imperatore Altoum ANTONELLO CERON
Timur RAFAL SIWEK
Calaf DARIO DI VIETRI
Liù CARMEN GIANNATTASIO
Ping, gran cancelliere VINCENZO TAORMINA
Pong, gran provveditore PAOLO ANTOGNETTI
Pang, gran cuciniere SAVERIO FIORE
Un mandarino GIANFRANCO MONTRESOR
Orchestra, Coro e Corpo di ballo dell’Arena di Verona
Coro di Voci bianche A.d’A.MUS.
Direttore Daniel Oren
Maestro del Coro Armando Tasso
Voci bianche dirette da Marco Tonini
Regia e scene Franco Zeffirelli
Costumi Emi Wada
Lighting designer Paolo Mazzon
Coreografia Maria Grazia Garofoli
Verona, 2 Agosto 2014
Arena Opera Festival di Verona – Si chiude con un’ottima presenza di pubblico il ciclo di rappresentazioni di Turandot, diretta da un sempre vulcanico Daniel Oren che va a confermare il decennale sodalizio con l’Orchestra della Fondazione Arena in una performance vibrante e godibile, al totale servizio del testo e dei solisti in scena. Il gesto di Oren, costantemente pieno di un’energia ben nota al pubblico areniano, gestisce saldamente il dispiegarsi della vicenda nell’imponente spazio areniano non senza mostrare assoluto rispetto dei dettagli dinamici della partitura. Rimangono le perplessità (e a questo proposito si leggano le ottime considerazioni di Raffaella Petrosino) sul curioso rapporto tra la straordinaria scenografia e le spesso deludenti e superficiali scelte registiche di Zeffirelli. Il “povero” Mandarino di Gianfranco Montresor subisce in quest’occasione una sorte migliore rispetto alla prima del 5 Luglio, potendo fare il suo annuncio davanti ad un pubblico stavolta silenzioso ed in ascolto e confermando l’ottima qualità del suo intervento. Intensa la Liù di Carmen Giannattasio, che con una dizione chiara e precisa, una voce ben calibrata e omogenea su tutti i registri (anche se eccede nel canto di “portamento”), dimostra di avere anche la personalità interpretetativa più convincente del cast. Al suo fianco il Timur di Rafal Siwek: l’apprezzatissimo interprete verdiano veste alla perfezione i panni del re tartaro spodestato sfoderando uno strumento vocale solidamente appoggiato e molto convincente per proiezione e colore, apprezzabile anche sul piano della presenza scenica in un rapporto di grande affinità con la Giannattasio.
La performance di Martina Serafin nei panni della gelida principessa Turandot mostra qualche discontinuità: senza mettere in discussione il mezzo vocale di ragguardevole potenza né la qualità della proiezione vocale, non possiamo non sottolineare una frequente mancanza di controllo e morbidezza nel registro acuto, che finisce talvolta per intaccare inevitabilmente il controllo del fraseggio nonché la disinvoltura scenica del personaggio.
Precisi e generalmente inappuntabili i tre ministri: Vincenzo Taormina (Ping), Paolo Antognetti (Pang) e Saverio Fiore (Pong), che dimostrano di sapersi ben destreggiare sulla scena mostrandosi abili nella caratterizzazione dei loro personaggi nonostante la quasi totale assenza di regia. I singoli timbri sono omogenei e ben fusi tra loro, a siglare una performance costantemente convincente.
Antonello Ceron si conferma nel ruolo dell’imperatore Altoum -ben interpretato già in occasione della prima rappresentazione- mostrandosi capace di un bel fraseggio e di un colore timbrico accattivante, riuscendo a conferire al suo personaggio la giusta ieraticità sulla scena.
Il Calaf del giovane tenore barese Dario Di Vietri presenta una vocalità alquanto disomogenea: sicura e svettante nel registro acuto, che suona luminoso e squillante, quanto opaca e povera di armonici nella parte medio-bassa che va quindi a privare il fraseggio del giusto spessore. Nonostante siano evidenti le potenzialità della giovane voce, il Calaf di Di Vietri rimane per ora acerbo e da maturare anche sul piano interpretativo. Si conferma di alto livello la prova del Coro areniano del maestro Armando Tasso, accompagnato dal preciso e curato intervento del Coro di Voci bianche A.d’A.Mus. di Marco Tonini.
Pubblico entusiasta, una richiesta di bis dopo “Nessun Dorma” (per altro non soddisfatta, e anzi zittita da qualche agguerrito melomane di platea) e molti sentiti applausi per tutto il cast e per Daniel Oren. Foto Ennevi per Fondazione Arena