Cagliari, Teatro Lirico – Stagione Lirica e Balletto 2014
“TURANDOT”
Opera in tre atti su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
Musica di Giacomo Puccini
Turandot MARIA BILLERI
Altoum DAVIDE D’ELIA
Timur RAFAL SIWEK
Calaf ROBERTO ARONICA
Liù MARIA KATZARAVA
Ping GEZIM MYSHKETA
Pong MASSIMILIANO CHIAROLLA
Pang GREGORY BONFATTI
Un Mandarino GEORGE ANDGULADZE
Il Principe di Persia MAURO SECCI
Prima ancella GRAZIELLA ORTU
Seconda ancella LUANA SPINOLA
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
Coro di voci bianche del Conservatorio Statale di Musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari
Direttore Giampaolo Bisanti
Maestro del coro Marco Faelli
Maestro del coro di voci bianche Enrico Di Maira
Regia Pier Francesco Maestrini
Scene Pinuccio Sciola
Costumi Marco Nateri
Luci Simon Corder
campionamenti audio e programmazione dell’ambiente esecutivo Marcellino Garau
Nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari
Cagliari, 16 Luglio 2014
Per Turandot, terzo titolo del cartellone di Lirica e Balletto del Teatro di Cagliari, l’idea di fondo è stata quella di creare uno spettacolo fantastico e senza tempo. In scena da venerdì 27 giugno, l’ultima opera di Giacomo Puccini è in replica per una quindicina di rappresentazioni, con punte da tutto esaurito nelle serate in abbonamento e otto recite fuori abbonamento per il progetto “Turandot per i turisti” che il Teatro Lirico di Cagliari ha realizzato nel periodo più caldo della stagione estiva. Si tratta di un gradito ritorno per il capolavoro pucciniano, a distanza di dieci anni dall’ultima rappresentazione a Cagliari (Marzo 2004), che adesso viene presentato nella versione originale incompiuta, interrotta al terzo atto con l’aria di Liù «Tu che di gel sei cinta», così come fu rappresentata da Toscanini alla prima scaligera del 1926, quando sospese l’esecuzione proprio là dove Puccini aveva terminato l’opera in partitura, dopo la morte di Liù.
Il nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari è firmato per la regia dal fiorentino Pier Francesco Maestrini e, per l’impianto scenico, dallo scultore Pinuccio Sciola, al suo debutto nella lirica. L’esotismo come fatto linguistico, in grado di rinnovare le strutture della musica occidentale e la melodia patetica del più consueto stile pucciniano si intrecciano quindi con la potenza del calcare e del basalto della Sardegna, in un connubio originale e spettacoloso. Ma ci si imbatte nei monoliti rocciosi di Sciola ben prima che si alzi il sipario sul palcoscenico, perchè davanti all’ingresso del Teatro Comunale campeggia un grattacielo di pietra ispirato alle torri di guardia e alle grandi mura della città imperiale, descritta nel libretto originario di Giuseppe Adami e Renato Simoni. Sculture che interpretano la complessità della Città Proibita di allora e della Pechino contemporanea, architetture massicce da cui l’artista del paese museo di San Sperate è riuscito perfino a tirare fuori il suono, che ha fatto conoscere al mondo. E, in effetti, il pubblico ha certamente percepito il grande impatto dell’impianto scenico realizzato con le sculture di pietra (che, se sfiorate, emettono suoni), proposte con una raffinata policromia di bianchi e grigi, accentuata dalle luci di Simon Corder.
Una scommessa in più, dunque, che ha avuto certamente dei costi, ma è stata vinta con grande intelligenza tattica e strategica. L’opera, infatti, è una nuova produzione che si avvale della regia di Pier Francesco Maestrini, con i costumi di Marco Nateri. Maestro concertatore e direttore è il maestro milanese Giampaolo Bisanti, giovane artista tra i migliori interpreti del grande repertorio musicale. Via i draghi dorati, le lampade cinesi, l’ambientazione tradizionale: la Cina tratteggiata da Maestrini e Sciola è modernissima, le scene corali riportano senza scampo alla repressione odierna, la straziante tortura di Liù appare straordinariamente attuale e ha connotati davvero cosmopoliti. Un incubo minaccioso, insomma, più che una fiaba, in cui la monumentalità complessiva si estende all’effettismo grandioso della parte musicale.
Anche Bisanti ha infatti compiuto delle scelte controcorrente: potendo disporre di un’imponente massa strumentale, il direttore ha accentuato il sincretismo musicale di Turandot celebrando la dimensione novecentesca delle musiche Puccini e la loro relazione con Debussy, Stravinskij e Schönberg; ma ha soprattutto evocato il cromatismo del Tristano e il suo accordo: un topos tardoromantico che, non dimentichiamolo, diviene alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento anche il simbolo della crisi tonale. Il tema della «principessa di morte», cadenzato dall’orchestra all’unisono su quattro ottave richiama un mondo barbarico, illuminato da sinistri bagliori, fuori dalla storia, ma al tempo stesso immortale.
Ad interpretare il ruolo della principale protagonista, il teatro cagliaritano ha chiamato Maria Billeri, che si è mossa a suo agio e con la dovuta grinta nella parte. Voce importante, la Billeri ha ben risolto la figura problematica della principessa, disegnando un’identità conturbante, tra mito crudele e raggelante infantilismo. Ugualmente spigliato, in palcoscenico, il Calaf di Roberto Aronica, che sfoderava un bel timbro luminoso e una vocalità duttile, meritando applausi a scena aperta. Maria Katzarava interpretava Liù con una bellissima tavolozza di sfumature e un’espressività fatta di particolari, di morbidezza e calda profondità. Efficacissimo il trio di Ping, Pong, Pang (Gezim Myshketa, Massimiliano Chiarolla e Gregory Bonfatti), intenso l’Imperatore di Davide D’Elia, autorevole e commovente Rafal Siwek nelle vesti del re tartaro Timur. La lucida concertazione e la direzione di Giampaolo Bisanti hanno avuto certamente la meglio su una partitura molto intricata, grazie all’ottima prova dell’Orchestra e del Coro del Teatro Lirico di Cagliari (guidato da Marco Faelli) e del Coro di voci bianche del Conservatorio Pierluigi da Palestrina di Cagliari (diretto da Enrico Di Maira). Al termine della rappresentazione molti applausi per tutti e un’autentica ovazione per Pinuccio Sciola. Repliche fino al 16 Agosto.