Teatro Carlo Felice di Genova: “Il Barbiere di Siviglia”

Genova, Teatro Carlo Felice – Stagione Lirica 2013/2014
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA”
Melodramma buffo in due atti su libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Il Conte dAlmaviva KENNETH TARVER
Don Bartolo ALFONSO ANTONIOZZI
Rosina ELENA BELFIORE
Figaro DOMENICO BALZANI
Don Basilio GABRIELE SAGONA
Berta FRANCESCA GERETTO
Fiorello/un ufficiale DAVIDE MURA
Ambrogio LUCA ALBERTI
Orchestra e coro del Teatro Carlo Felice
Direttore Francesco Cilluffo
Maestro al fortepiano Sirio Restani
Maestro del coro Pablo Assante
Regia Filippo Crivelli
Scene Emanuele Luzzati
Cosutmi Santuzza Calì
Movimenti mimici Giovanni Di Cicco
Allestimento del Teatro San Carlo di Napoli
Genova, 14 giugno 2014 

Tocca a Rossini ed al suo inossidabile “Barbiere” portare a termine un’altra tormentata stagione del maggior teatro genovese. L’allestimento, proveniente dal Teatro San Carlo di Napoli, è datato 1998 e porta la firma, per le scene, del genovese Emanuele Luzzati, che torna sul maggior palco della Superba dopo l’Elisir dAmore del 2011 e finalmente col titolo rossiniano la cui messinscena fu programmata sempre per il 2011 ma mai eseguita a causa dei turbamenti interni all’Ente. Il tratto dell’artista genovese è inconfondibile, bello ed elegante l’intero impianto scenico, compresa la parete mobile che permette i cambi di scena a sipario aperto (durante uno di questi, però, il recitativo in corso è stato molestato dal fracasso dei tecnici impegnati nel cambio delle scenografie). Perfettamente coerenti i colorati costumi di Santuzza Calì. La regia d’altri tempi di Filippo Crivelli non si discosta un millimetro dalla tradizione, risultando nel complesso lineare e gradevole, ma mancando anche di quel quid che rende memorabile una serata a teatro; tutto scorre senza intoppi ed il frenetico susseguirsi delle azioni è adeguato ma, soprattutto nel primo atto, troppo spesso si assiste a momenti di eccessiva staticità, mentre a cominciare dalla seconda parte l’azione diventa più viva ed incalzante. Convince meno il lavoro sui personaggi,   aspetto evidentemente rimandato ai singoli interpreti con risultati poco organici ed un poco piatti, sicché ogni carattere sembra coperto da un velo di superficialità.
Domenico Balzani dipinge un Figaro disinvolto e di bella presenza, dotato di voce ben proiettata che tende talvolta a “sbrigliare” eccessivamente, concedendosi qualche accento non proprio congeniale a Rossini; in effetti, durante la celebre cavatina d’ingresso, ci è parso a tratti di trovarci davanti ad Alfio piuttosto che a Figaro. Nel complesso, però, la prova è in crescendo ed il baritono porta a casa il plauso del pubblico, che gli perdona qualche imprecisione, specialmente sulle agilità non sempre a fuoco.
Ottima Rosina quella di Elena Belfiore, dalla voce timbrata e ben intonata in tutta l’estensione, oltre che interprete precisa e musicale. La sua prova, pur non travolgente quanto a frizzantezza, è sufficientemente allegra e sbarazzina, non priva di qualche sfumatura di reale drammaticità nei momenti in cui la pupilla si lamenta della propria sorte.
Kenneth Tarver (Il Conte d’Almaviva) è un tenore dotato di un timbro assai singolare e particolarmente versato al registro acuto, seppur non adeguatamente supportato da un giusta tecnica: nessun problema nella zona centrale ma, quando la tessitura si fa più acuta, la voce s’assottiglia sempre più sino a lambire il falsetto. Lo sguardo sempre fisso sul direttore, poi, contribuisce alla resa di un Conte un po’ ingessato e non sempre a suo agio sulla scena.
Complice la lunghissima frequentazione del ruolo, il Don Bartolo di Alfonso Antoniozzi è sicuramente l’unico personaggio a tutto tondo della serata, assai più interessante di tutti gli altri sulla scena. Musicalmente ineccepibile (fatta salva una lieve debolezza dei sillabati), colpisce come Antoniozzi sappia far corrispondere alla musica sempre una messa in voce ed un’azione scenica più che adeguate.
Non male anche Gabriele Sagona (Don Basilio), apprezzabile scenicamente e vocalmente, mentre molto brava la Berta di Francesca Geretto, assai attiva e divertente. Corretto Davide Mura nel doppio ruolo di Fiorello e di un ufficiale. Particolare menzione per l’esilarante Luca Alberti (Ambrogio), che, senza dire una parola ma comunicando esclusivamente con il corpo, riesce ad essere senza dubbio uno degli elementi più divertenti dell’impianto registico.
La direzione di Francesco Cilluffo ha insistito su ritmi sostenuti con ben controllato equilibrio di voci ed orchestra, pagando però il prezzo di una certa avarizia nei colori. Anche l’Ouverture, orchestrale per natura, pur correttamente eseguita avrebbe necessitato di più suono e sfumature. Ottimo il contributo di Sirio Restani al fortepiano e corretto anche il coro preparato da Pablo Assante. Un allestimento, quello di questo Barbiere che chiude la stagione genovese, che recupera spirito e materia dal passato; sul futuro del Teatro, invece, ancora una volta regna l’incertezza. Foto di Marcello Orselli