Il ritorno del Wiener Staatsballett al Teatro Ristori di Verona

Verona, Teatro Ristori, Stagione di Danza 2013/2014
Primi Ballerini, Solisti, Corpo di Ballo del Wiener Staatsballett
Direzione artistica Manuel Legris
“Il Lago dei cigni” – pas de cinq
Coreografia Rudolf Nureyev
Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij
Interpreti Greig Matthews, Ioanna Avraam, Natascha Mair, Alexandru Tcacenco, Dumitru Taran
“Black cake” – pas de deux
Coreografia Hans van Manen
Musica Igor’ Stravinskij
Interpreti Dagmar Kronberger, Eno Peci
“Vaslaw”
Coreografia John Neumeier
Musica Johann Sebastian Bach
Vaslaw Masayu Kimoto
Primo passo a due Eszter Ledán, Alexandru Tcacenco
Secondo passo a due Anita Manolova, Richard Szabó
Terzo passo a due Alice Firenze, Dumitru Taran
Assolo Greig Matthews
Passo a tre Masayu Kimoto, Ketevan Papa, Ryan Booth
Pianoforte Igor Zapravdin
“Other Dances”
Coreografia Jerome Robbins
Musica Fryderyk Chopin
Interpreti Kiyoka Hashimoto, Denys Cherevychko
“Allegro Brillante”
Coreografia George Balanchine
Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij
Interpreti principali Olga Esina, Robert Gabdullin
Verona, 29 maggio 2014

Il Balletto del Teatro Mariinskij – quindi, una delle compagnie di balletto più prestigiose al mondo – da una quindicina d’anni a questa parte, fa ogni anno una tournée nella città di Baden-Baden in concomitanza delle festività natalizie: quindi, chi ama rivedere le coreografie e gli interpreti del celebre ensemble di San Pietroburgo sa di poter contare su questo prezioso appuntamento. Che c’entra tutto questo con l’ultimo spettacolo di danza andato in scena al Teatro Ristori di Verona? Nulla, se non l’augurio che la presenza del Wiener Staatsballett guidato da Manuel Legris possa diventare una costante nel tempo a Verona nel mese di maggio. Ad oggi, siamo a due anni consecutivi: confidiamo nel futuro. I motivi per cui si torna con piacere a vedere una compagnia di ballo sono sempre gli stessi: coreografie e interpreti. Nient’altro. E dal 2010 (anno in cui Legris è stato nominato direttore della Compagnia) il Wiener Staatsballett non ha fatto che mietere successi di pubblico come di critica. Tra le tappe italiane in cui la Compagnia si è messa in luce, ricordiamo anche la serata di Gala presentata al Ravenna Festival nel 2011 e la partecipazione al Festival di Spoleto nel 2012, in cui vennero abbinati due lavori molto diversi fra loro (Glow-Stop di Jorma Elo e Marie Antoinette di Patrick de Bana), sintomatici di una continua volontà di espansione del repertorio. Né sono mancati riconoscimenti altrove, come la presenza al Festival Les Etés de la Danse a Parigi lo scorso anno in un programma molto variegato che ha visto anche la rappresentazione del Don Chisciotte nella versione di Rudolf Nureyev.
Ed è proprio nel segno di Nureyev che si è aperta la serata veronese, con il Pas de cinq tratto da Il lago dei cigni che il celebre danzatore coreografò per il Balletto viennese nel 1964: i primi interpreti di questo Lago furono proprio Nureyev accanto a Ully Wührer, mentre alla registrazione-video Siegfried fu ancora Nureyev e Odette / Odile Margot Fonteyn. La versione del ’64 è stata recentemente ripresa alla Staatsoper, andando così ad incrementare la ripresa del corpus nureyeviano. Quasi scontato rimarcare il ruolo che Nureyev – allora a capo del Balletto dell’Opéra – giocò all’interno della carriera di Manuel Legris, nominandolo nel 1986 danseur étoile sulla scena del Metropolitan Opera di New York, senza essere stato prima nominato premier danseur. Importante ricordare come a conclusione di ogni stagione, a Vienna oggi sia celebrato un Nureyev Gala, quest’anno giunto alla quarta edizione. Per tornare all’esecuzione del Pas, è stata forse l’esibizione meno riuscita della serata a causa delle interpreti femminili in alcuni momenti troppo ‘legate’ (Ioanna Avraam e Natascha Mair), mentre Greig Matthews si è imposto nel ruolo centrale del Principe in forza del salto e della complessiva pulizia esecutiva; molto bene gli altri due interpreti maschili (Alexandru Tcacenco e Dumitru Taran).
Pagina sardonica e, ahinoi, sconosciuta in Italia quella di Black Cake di Hans van Manen sullo Scherzo à la Russe di Igor’ Stravinskij. Ci vorrebbero almeno dieci articoli per introdurre con un minimo di completezza la figura di van Manen e ciò non è fattibile. Ci limitiamo a ricordarne il prolificissimo legame con l’Het Nationale Ballet e, nello specifico di Black Cake, la propensione del coreografo olandese per l’indagine della quotidianità (anche semplicemente mirata al rapporto di coppia) e per gli espliciti riferimenti ai balli di sala (oltre a Black Cake, ricordiamo Five Tangos e Twilight su musica di John Cage). In questo famoso duo, il secondo estrapolato dall’’intero balletto, è la donna che sembrerebbe avere la meglio sul partener che è costretto quasi a “gattonare” a terra per poterne seguire i passi. Dagmar Kronberger e Eno Peci si sono rivelati interpreti ironici e molto musicali.
Ha chiuso la prima parte della serata, Vaslaw di John Neumeier su musica di Johann Sebastian Bach. I miti di Djagilev e, soprattutto, Nižinskij alimentano da sempre l’immaginario del coreografo dell’Hamburg Ballet. Il piccolo spazio del Teatro Ristori si è rivelato l’ideale per questa coreografia così emozionale, nata nel 1979 e che già racchiude i semi per lavori come Nijinsky e Le Pavillon d’Armide. Il perno centrale di questo lavoro è, per l’appunto, Vaslaw – qui interpretato da un sorprendente Masayu Kimoto – intento a esplorare lo spazio con movimenti che da armoniosi si fanno via via più irti, improvvisi e scattosi per poi tornare all’armonia iniziale. A lui si intervallano altri danzatori e, in questa continua tensione contrappuntistica, appaiono quasi sottaciute immagini di alcuni celebri ruoli di Nižinskij (Fauno, Spettro della Rosa, Schiavo di Armida…).
È poi stato proposto Other Dances di Jerome Robbins, su musica di Fryderyk Chopin (Mazurka, op. 17, n. 4 Mazurka, op. 41, n. 3 Waltz, op. 64, n. 3 Mazurka, op. 63, n. 2 Mazurka, op. 33, n. 2), vero brano di bravura creato per Natalia Makarova e Mikhail Baryshnikov nel 1976 sulle scene del Metropolitan Opera House (qui è possibile vedere la registrazione di quell’esibizione). Hanno fatto molto bene Kiyoka Hashimoto e Denys Cherevychko ma il ‘furor’ virtuosistico del duo originale è difficilmente replicabile… Ad ogni modo, Cherevychko si è messo particolarmente in luce per il bellissimo salto e l’elasticità della batteria.
Ha chiuso la serata una grande pagina balanchiniana: Allegro Brillante su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij. In questo breve (ma densissimo quanto a coreografia) balletto si è imposta Olga Esina, conferendo allure e bellezza ‘imperiali’ al ruolo della ballerina centrale. Al suo fianco, Robert Gabdullin è stato un partener elegante. Ottimo il Corpo di ballo, in particolare la sezione maschile nelle delicate asincronie previste nei momenti d’insieme.
Calorosissima la risposta del pubblico a questi cinque sguardi alla danza del ‘900.  Foto Studio Brenzoni