“Tannhäuser”: Overture; Venusberg Music; Atto II: Dich, teure Halle; “Wesendonck Lieder (versione per orchestra di Felix Mottl, “Traüme” versione per orchestra di Richard Wagner): Der engel, Stehe Still, Im Treibhaus, Schmerzen, Traume; “Tristan und Isolde”: Preludio e morte di Isotta. Anne Schwanewilms (soprano). Orchestra Sinfonica della Radio di Vienna, Cornelius Meister (direttore). Registrazione: Vienna, ORF-Funkhaus, 7-10 Maggio/30-31 Ottobre 2013. T.Time:65.42 – 1 CD Capriccio C5174
Il soprano Anne Schwanewilms è sicuramente personaggio molto in vista dell’attuale scena lirica, specie nel repertorio tedesco dove si è distinta principalmente come interprete straussiana dopo un iniziale carriera come soprano drammatico cu è seguita una svolta verso un repertorio più lirico. Il presente recital, inciso per la casa discografica austriaca Capriccio si concentra invece sul repertorio wagneriano di cui sono presentati i Wesendonck Lieder ed estratti da “Thannhäser” e “Tristan und Isolde” nonché alcuni momenti orchestrali dalle stesse opere. L’orchestra sinfonica della radio di Vienna è diretta per l’occasione da Cornelius Meister, giovane direttore d’orchestra e pianista tedesco (classe 1980) già direttore artistico della compagine viennese. Pur non potendo confrontarsi con le altre orchestre cittadine i complessi della Radio di Vienna sono comunque formazione più che apprezzabile e suonano con precisione e proprietà mostrando un buon livello complessivo anche in brani di non certo semplice esecuzione fornendo un’interpretazione di solida professionalità.
La direzione di Meister è sicuramente personale e molto ponderata nelle scelte stilistica ma suscita in ogni cosa qualche perplessità. Il direttore propende infatti per una lettura molto liricizzata di Wagner di cui vengono evidenziati principalmente l’abbandono melodico e la cantabilità a scapito dell’imponenza epica di impianto tradizionale. Scelta di per se giustificata non solo da una tradizione esecutiva ormai pluri-stratificata ma nel caso del “Thannhäser” da corrette ragioni di approccio storico se si considera la data di composizione dell’opera. Resta però l’impressione che Meister tenda a spingersi un po’ troppo su questa linea rischiando di edulcorare troppo la ricchezza e la forza della scrittura wagneriana e se nell’ouverture del “Thannhäser” le trasparenze di sapore ancora tutto weberiano non sono prive di suggestione la successiva scena del Venusberg lascia un senso di incompiutezza conseguente ad una scelta interpretativa di gusto quasi pre-raffaellita dai colori pastello e dalle tinte smorzate che contrastano con le ragioni drammaturgiche e ambientali del brano. Ugualmente nel preludio del “Tristan und Isolde” si apprezzano la capacità di far cantare l’orchestra e la cura della linea melodica ma al contempo si riconosce l’assenza di un autentico abbandono drammatica che tende a ridurre il tutto ad una superficiale piacevolezza.
La Schwanewilms è sostanzialmente un soprano lirico nell’accezione wagneriano-straussiana del termine: la voce pur non grandissima dispone di un buon corpo e una capacità di proiezione che le permette di superare una scrittura orchestrale importante. Il timbro è piacevole e di buona luminosità anche se non è di quelle voci capaci di incantare al primo ascolto, la tecnica è buona con un settore medio corposo e un grave per coperto mentre in acuto si riscontrano qualche durezza e una certa fissità del suono.
L’aria di Elisabeth dal “Thannhäser” “Dich, teure, Halle” è sicuramente il brano più congeniale ai mezzi vocali della cantante e di certo il ruolo meglio conosciuto perché più volte affrontato in teatro. La voce emerge bene sulla direzione araldica e delicata impostata da Meister trovando accenti giustamente trepidanti, di contro all’interno di una lettura così liliale si sarebbe preferito un timbro più morbido e madreperlaceo di quello della Schwanewilms mentre la salita in acuto a “sei mir gegrüßt” è povera di squillo e di tenuta troppo breve. L’altro brano operistico presentato è “Mild uns leise” dal “Tristan und Isolde”, la parte della principessa d’Irlanda non è certo ideale per la voce della Schwanewilms alla quale va riconosciuto il merito di lavorare con intelligenza e di evitare di forzare inutilmente la voce riuscendo ad ottenere una certa credibilità nonostante l’evidente mancanza di peso specifico e la limitata potenza nelle salite in acuto.
La parte più consistente del programma è formata dall’esecuzione dei cinque Wesendonck nella versione per soprano e orchestra di Felix Mottl. In questi brani di carattere liederistico – se pur particolare rispetto alla tipologia canonica del genere – si presta meglio al tono lirico impostato dalla direzione. La voce della Schwanewilms segue con professionalità l’andamento della linea vocale convincendo principalmente in quelli dall’andamento più disteso come “In Treibhaus” e soprattutto “Traüme” mentre in quelli dall’andamento più mosso come “Stehe still!” ricompaiono le difficoltà in acuto già riscontrate nell’aria di Elisabeth. L’aspetto interpretativo è ben curato e il fraseggio attento riuscendo anche qui a cogliere meglio i toni più sofferti rispetto alla luminosità di “Der Engel” ma al contempo si ha sempre la sensazione di un’esecuzione sostanzialmente di routine, una routine di livello decisamente alto ma in cui in ogni caso manca il colpo d’ala che altre interpreti – ed altri direttori – hanno saputo trarre da questi brani. In questo senso – e la riflessione è ampliabile a tutto il disco – il giudizio appare in qualche modo scisso in due componenti riconoscendovi da un lato una lettura apprezzabile e che in un’esecuzione concertistica susciterebbe di certo ammirazione ma al contempo la mancanza di quel salto di qualità che sarebbe necessario per trovare un proprio spazio autonomo in una discografia ricca e prestigiosa come quella che caratterizza tutti i brani qui presentati.