Firenze, Opera di Firenze – Maggio Musicale Fiorentino 2014
“ROBERTO DEVEREUX”
Opera in tre atti di Salvatore Cammarano, tratto dalla tragedia omonima di Jacques-François Ancelot: Elisabeth d’Angleterre.
Musica di Gaetano Donizetti
Elisabetta I MARIELLA DEVIA
Il Duca di Nottingham PAOLO GAVANELLI
Sara Duchessa di Nottingham CHIARA AMARÙ
Roberto Devereux, Conte di Essex CELSO ALBELO
Lord Cecil ANTONIO CORIANÓ
Sir Gualtiero Raleigh GABRIELE SAGONA
Un paggio, un famigliare di Nottingham DAVIDE GIANGREGORIO
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Paolo Arrivabeni
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Esecuzione in forma di Concerto
Firenze, 18 maggio 2014
Si conclude il progetto avviato nel 2012, sotto la direzione artistica di Paolo Arcà, che nel corso di 3 stagioni ha offerto al pubblico fiorentino la trilogia donizettiana delle regine Tudor. Seguendo la cronologia compositiva, il progetto è partito nel 2012 con Anna Bolena (1830) – unico fra i tre titoli ad essere proposto in forma scenica con la regia di Graham Vick e la direzione di Roberto Abbado – e proseguito nel 2013 con Maria Stuarda (1835) diretta da Alain Guingal per concludersi in questi giorni con il Roberto Devereux (1837) diretto da Paolo Arrivabeni. Fil rouge dell’operazione è stata la carismatica presenza di Mariella Devia che rispettivamente nei panni di Anna Bolena, Maria Stuarda ed Elisabetta ha garantito il successo di ogni serata riscuotendo vere e proprie ovazioni.
Per questo Roberto Devereux un grande elemento di novità rispetto ai due titoli precedenti è costituito dalla location, non più al Teatro Comunale ma al nuovo Teatro dell’Opera di Firenze aperto lo scorso 10 maggio. Presentare un titolo Donizettiano che certo non rientra fra i più popolari ed orecchiabili (i più avranno ravvisato solamente la citazione del God save the King o meglio Queen presente nel preludio) senza l’intrattenente supporto visivo della forma scenica, è un’operazione davvero coraggiosa al cui successo ha indubbiamente giovato l’ottimo cast e l’eccellente acustica del nuovo teatro che ha permesso al direttore Paolo Arrivabeni e agli interpreti di giocare in piena libertà sulle dinamiche e sui colori con risultati di grande piacevolezza. Il gesto del direttore è sobrio, sempre a servizio della musica, e di gran sostegno per le voci che non vengono mai spinte su tempi frenetici o esasperatamente dilatati. Arrivabeni è attento alle atmosfere evocate dalla partitura e dal libretto in particolar modo nell’energica chiosa del secondo atto e nel dipingere la desolazione della cella nella Torre di Londra dove Essex attende il supplizio.
L’Orchestra del Maggio risponde con puntualità e precisione alle richieste del direttore godendo finalmente di un’acustica nella quale anche i pizzicati più dolci (e addirittura le voltate di pagina!) arrivano con nitidezza estrema. I cantanti, in tenuta da concerto, entrano alla spicciolata sul palco solo quando richiesti dalla partitura. Entrambe la prime donne hanno scelto una mise blu, pavone per Devia, cobalto per la Amarù. Chiara Amarù (Sara) apre abilmente l’opera con l’unica romanza prevista per il personaggio “All’afflitto è dolce il pianto”. La dizione non è sempre cristallina, ma la voce è duttile ed omogenea in tutta la gamma con facilità e squillo in acuto che si apprezzano soprattutto nel drammatico duetto con Nottingham. Il timbro non è fra i più suadenti ma la proiezione ottimale anche nei pianissimi, e l’ottima padronanza del fiato permette all’artista di giocare sulle dinamiche con ottima qualità di fraseggio.
Sublime e magnetica Mariella Devia ha la capacità di calamitare l’attenzione del pubblico cui regala i momenti più incantevoli di questo Roberto Devereux. Nel corso di una carriera lunga e ricca di impegni importanti la sua voce non ha minimamente perso di smalto arricchendosi invece con una maggiore pastosità nei centri e con la capacità di sfruttare il registro di petto per ottenere effetti drammatici nel pronunciare parole come “vendetta” nel I atto o interrogare scettica Devereux “non ami?” o ancora dare voce alla propria ira con “ho mille furie in petto” nel II° atto. Gli acuti sono limpidi, i centri ampi e caldi le colorature precise ed espressive anche se lievemente ritenute nella cabaletta. Consapevole della propria vocalità, non tagliente, ma improntata alla morbidezza con non comune nobiltà ed eleganza di fraseggio, l’artista non propone una Elisabetta sanguigna, ma regale, raffinata e di grande umanità, forse lontana dal personaggio storico ma coerente con la creazione musicale di Donizetti. Sul finale Mariella Devia fa una scelta filologica, forse di maggior classe, evitando il re sovracuto che per tradizione chiude l’opera.
Accanto ad una simile artista è giocoforza che gli altri interpreti tendano a sbiadire e forse di questo ha un po’ sofferto il Roberto Devereux di Celso Albelo la cui interpretazione è apparsa meno accurata di quella della collega e un po’ tendente al monocorde. La voce è di bel colore anche se si nota una certa tendenza ad appoggiare nel naso i primi acuti, a differenza degli acuti estremi che risultano ben agganciati e poderosi. Il tenore si è fatto valere nella scena della prigionia al termine della quale il pubblico lo ha acclamato con richieste di bis. Il baritono Paolo Gavanelli subentrato in extremis a Gabriele Viviani a seguito di un’indisposizione, si è calato magistralmente nel ruolo di Notthingam riuscendo ad esprimere con grande eleganza di fraseggio ed elaborata espressività l’evoluzione del personaggio dai toni paterni ed accorati iniziali, agli accenti d’ira che accompagnano la scoperta del duplice tradimento della moglie e dell’amico Devereux. Le agilità del duetto con Elisabetta sono emesse con grande precisione e per quanto gli estremi della voce in alcuni passaggi non risuonino perfettamente a fuoco come i centri e vi sia una certa tendenza al vibrato stretto sulle note lunghe, l’interpretazione dell’artista rimane di altissimo livello. Il ruolo di Lord Cecil è affidato ad Antonio Corianò la cui voce risulta a tratti dura e con proiezione non ottimale. Buona la prova di Gabriele Sagona nel piccolo ruolo di Sir Gualtiero Raleigh. Completa il cast Davide Giangregorio nel doppio ruolo di paggio (nella partitura un contralto) e un famigliare di Nottingham. La scrittura del Roberto Devereux, spesso a sezioni maschili e femminili separate, ha dato occasione al Coro del Maggio, ben preparato da Lorenzo Fratini, di provare ancora una volta la qualità dei propri elementi, con le delicate sfumature del coro di Dame che apre l’opera assieme al mezzosoprano, e l’autorevolezza dei Lord dei Parlamento. Il secondo atto in particolare ha offerto al coro l’occasione di sperimentare le proprie possibilità dinamiche nella nuova acustica passando dalle frasi sussurrate di “L’ore trascorrono” al pieno volume del concertato conclusivo. Straordinario il successo di pubblico in particolare per Mariella Devia. Foto © Copyright Pietro Paolini / TerraProject / Contrasto