Parma, Teatro Regio, ParmaDanza 2014
“GISELLE”
Coreografia Rafael Avnikjan da Jean Coralli, Jules Perrot, Marius Petipa
Musica Adolphe Adam
Giselle CATARINA DE MENESES
Albrecht ANTON BOGOV
Hilarion JAN SITZE LUSKE
Bertha MARINA KRASNOVA
Wilfred VADIM KURGAJEV
Duca di Curlandia MARIN TURCU
Bathilde TANJA BARONIK
Myrtha OLESJA HARTMANN
Pas de deux des jeunes paysans TETIANA SVETLIČNA, OMAKI YUYA
Balletto di Maribor
Direttore artistico Edward Clug
Scene Sng Maribor
Costumi Luca Dall’Alpi
Luci Pascal Mérat
Parma, 18 maggio 2014
Dopo Sylvie Gulliem ed Eleonora Abbagnato, il terzo appuntamento di ParmaDanza è dedicato al balletto romantico per eccellenza: Giselle. Ad interpretare il titolo viene chiamata la compagnia del Balletto di Maribor – la principale compagnia di balletto della Slovenia, istituzionalizzata negli anni ’40 del ‘900. Attuale direttore artistico della Compagnia è Edward Clug, che ditene la carica dal 2003. Il nome di Clug è ben noto anche allo spettatore italiano: dalle creazioni eseguite dal Balletto Nazionale Croato viste recentemente a Trieste fino al famoso Radio and Juliet, rivisitazione della tragedia scespiriana su musiche dei Radiohead portato in giro un po’ per tutto il mondo. Il Balletto di Maribor si allinea agli standard di molte compagnie europee, proponendo a fianco del repertorio ottocentesco, lavori di base accademica e contemporanei.
È stato quindi un po’ per fortuna e un po’ per sfortuna che il Teatro Regio abbia scelto un titolo come Giselle per la propria rassegna di danza: per sfortuna, perché con un repertorio così vasto sarebbe stato interessante poter valutare lavori più recenti o, perché no, nuovi. Per fortuna, perché purtroppo il balletto accademico non vive di buona salute attualmente in Italia, fatte le dovute eccezioni, e quindi è stato complessivamente un piacere poter vedere una più che discreta esecuzione di Giselle. La coreografia proposta al pubblico di Parma era firmata da Rafael Avnikjan, georgiano, un tempo danzatore in forze al Teatro dell’Opera di Yerevan e ora maître presso la Scuola del Balletto di Basilea: niente di nuovo rispetto a tante altre Giselle, se non una pantomima un po’ troppo audace per Albrecht al primo atto e, sempre per quanto riguarda Albrecht, la sostituzione della canonica serie di trentadue entrechat six con la diagonale di brisé (ma si sa, difficile stabilire fin dove arrivi il coreografo e dove le possibilità dell’interprete).
Giselle è stata interpretata da Catarina De Meneses, entrata nella Compagnia durante la stagione 2008/2009 e da allora interprete di diversi titoli del repertorio ottocentesco a fianco di creazioni più recenti. Ci troviamo di fronte ad una ballerina di tipo petite, molto lontana dall’estetica cui siamo abituati oggigiorno, più adatta con molta probabilità a ruoli di carattere più brillante. È ovviamente più convincente nel tratteggiare la contadinella durante il primo atto rispetto all’impalpabile simulacro dell’atto secondo. Si intravede un certo gusto così come la volontà di sottomettere il virtuosismo ad una qualche tensione ultraterrena ma tranne qualche arabesque trattenuta, non convince il port de bras (mai perfettamente “ovale”) né la figura le permette di far risaltare il busto proteso. Sarebbe stato più interessante vederla in altro titolo. Anton Bogov ha invece tutto per poter essere un Albrecht apprezzabile. Russo nato a Omsk, solista della Compagnia dal 1996, si esibisce spesso come ospite presso altre compagnie, danzando così buona parte del repertorio classico. Più che nobile si impone per una mimica un po’ maudite: ha un bel salto, sufficiente alto, morbido ed elegante, meno stabili sono stati alcuni atterraggi. Tutto sommato discreta la Myrtha di Olesja Hartmann, magari non poderosissima nello slancio dei salti iniziali ma comunque corretta. Molto buono l’Hilarion di Sytze Jan Luske che sa coniugare il bell’aspetto alla mimica virile ma al contempo elegantissima. Ottima la coppia Tetiana Svetlična e Omaki Yuya nel pas de deux des paysans: in particolare, Yuya è stato eccellente nell’esecuzione dei doppi tour en l’air chiusi da quinte perfette, sostenendo l’intero pas con una dinamica sempre brillante. Omogeneo per forma e stile il Corpo di ballo femminile all’atto secondo, anche se un po’ troppo “carnale”.
Scene e costumi forse di gusto pompier (soprattutto per i nobili partecipanti alla battuta di caccia) ma sopperite dalle luci calde di Pascal Mérat al primo atto; nel secondo atto invece sembra di trovarsi in una foresta pluviale tanto verde c’è in scena… con buona pace dell’atmosfera notturna. Teatro non esaurito ma prodigo di applausi. Foto Roberto Ricci – Teatro Regio di Parma