Parma, Teatro Regio, ParmaDanza 2014
Eleonora Abbagnato e le stelle dell’Opéra di Parigi – Gala
Supervisione artistica Eleonora Abbagnato
A cura di Daniele Cipriani
“Carmen”
Coreografia Roland Petit
Musica Georges Bizet
Interpreti Eleonora Abbagnato e Nicolas Le Riche
“In the Middle Somewhat Elevated”
Coreografia William Forsythe
Musica Thom Willems
Interpreti Amandine Albisson Pivat e Audric Bezard
“Odyssée”
Coreografia Nicolas Le Riche
Musica Arvo Pärt
Interpreti Clairemarie Osta e Nicolas Le Riche
“Fugitif”
Coreografia Sébastien Bertaud
Musica Swod
Interpreti Amandine Albisson Pivat e Audric Bezard
Prima nazionale
“Le Parc”
Coreografia Angelin Preljocaj
Musica Wolfgang Amadeus Mozart
Interpreti Eleonora Abbagnato e Benjamin Pech
“In the Night”
Coreografia Jerome Robbins
Musica Frédéric Chopin
Pianoforte Daniele Buccio
Interpreti Clairemarie Osta e Benjamin Pech
Ketevan Papava e Roman Lazik (Opera di Vienna)
Eleonora Abbagnato e Nicolas Le Riche
Direttore di scena Piero Martelletta
Assistente Daniele Cipriani Entertainment Annalisa Delfina Pozzi
Parma, 13 maggio 2014
È stata indubbiamente una serata molto bella quella che ha visto Eleonora Abbagnato come seconda protagonista di ParmaDanza 2014, affiancata dai colleghi dell’Opéra di Parigi. Bellissime coreografie, ottimi danzatori… cosa volere di più? Un gala raffinato che ha dato modo di assistere a lavori poco rappresentati in Italia (o, più probabilmente, sconosciuti ai direttori artistici) senza dover visionare simulacri di balletto romantico o coreografie “nuove” spacciate per… nuove. Lasciando da parte il lato mondano che non ci interessa, il nome di Eleonora Abbagnato al momento è dato fra i più gettonati per la futura dirigenza del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, compagnia che – pur contando su una generazione di giovani e validi talenti – sembra mancare di una dirigenza forte e in grado di imprimere direttive artistiche precise. Ma la tappa più importante all’interno della carriera artistica della ballerina palermitana è stata la nomina a danseuse étoile nel 2013 nel Balletto dell’Opéra di Parigi, a seguito di una recita di Carmen, diventando così la prima ballerina italiana ad ottenere il grado massimo previsto dalla gerarchia della Compagnia parigina. Danzatrice poco versata nel balletto ottocentesco, ha legato il suo nome ad un repertorio di respiro più narrativo e postclassico.
Ed è proprio con Carmen di Roland Petit che si è aperta la serata di Parma, col celebre passo a due della terza scena. Balletto nato nel 1949 per i Ballets de Paris, Carmen fu subito un grande successo: i primi interpreti furono proprio Petit a fianco della moglie, Zizi Jeanmaire. Accanto ai successi non tardarono ad arrivare però pareri negativi, se non provvedimenti più drastici: caso celebre fu quello del Canada dove il balletto fu censurato. In effetti, quella di Carmen è una partitura dalla pennellata sensuale e mediterranea, molto asciutto nella drammaturgia incentrata essenzialmente sul rapporto Carmen – Don José. L’Abbagnato si presenta in scena, idealmente guardando da una finestra… ed è subito Carmen. Seduce e allo stesso tempo allontana l’amato con la figura, i penché in decalé, la schiena nuda cui fanno da contraltare le movenze mascoline, pensate da Petit per infondere forza e femminilità alla celebre sigaraia. Affiancata da Nicolas Le Riche, i duehanno conferito davvero il massimo cui si possa chiedere a questo brano, vero incontro-scontro di passionalità e fierezza.
Il secondo passo a due è stato tratto dal celebre In the Middle Somewhat Elevated di William Forsythe su musiche di Tom Willems: ne sono stati interpreti Amandine Albisson Pivat e Audric Bezard. Pagina veramente storica di Forsythe, messo in scena proprio per la prima volta per il Balletto dell’Opéra nel 1987, fu la consacrazione per l’ex direttore del Frankfurt Ballet, dopo l’accoglienza non propriamente calorosa riservata a France Dance, sempre allestito per la Compagnia parigina nel 1983. Di Forsythe abbiamo parlato a lungo e spesso, quindi basta ricordarne semplicemente il modus operandi, ovvero la decodificazione della danza accademica per esplorarne le infinite possibilità: davvero infinite, tanto più che alla prima rappresentazione di In the Middle l’ordine delle sequenze venne modificato da Forsythe poco prima della rappresentazione. Amandine Albisson Pivat e Audric Bezard, ancorché apprezzabili, hanno mancato soprattutto di tempra… quella autenticamente spregiudicata che caratterizzava i danzatori di Francoforte e che oggi poche compagnie possono vantare.
Nicolas Le Riche ha poi danzato una propria creazione, Odyssée su musica di Arvo Pärt, accanto a Clairemarie Osta. Coreografia di bell’impatto visivo e poco plastico (considerati i costumi neri e larghi che ricoprivano i danzatori), è giocata su piccoli passi iniziali, quasi premuti a terra per eccessiva forza di gravità: un cammino che semplicemente non sembrerebbe voler inizio perché impedito dalla pesantezza del corpo. Di qui in poi la coreografia diventa più elaborata con belle prese aree e un buon dominio dello spazio, per poi ritornare ai piccoli passi iniziali che segnano il separarsi della coppia. Bella ringkomposition, anche grazie al fascio di luce rossa spiovente posizionato al centro della scena.
Amandine Albisson Pivat e Audric Bezard sono poi tornati ad interpretare Fugitif – duo estratto da un numero di respiro più ampio – di Sébastien Bertaud, sujet in forze al Balletto dell’Opéra ma già autore di diverse coreografie. Brano molto plastico, di base accademica ma fluidissimo nella dinamica, ha messo ben in risalto i corpi e il mood fra i due.
Chiude questa prima parte, legata – come abbiamo visto – al mondo della danza francese, il passo a due dal terzo atto di Le Parc di Angelin Preljocaj su musica di Wolfgang Amadeus Mozart. Il balletto, nato per il Balletto dell’Opéra nel 1994, venne rappresentato anche alla Scala di Milano nel 2007. Questo terzo passo a due rappresenta il climax del rapporto che si sviluppa nel corso dell’intero balletto tra dama e libertino: dal contatto minimo e ‘centellinato’ del passo a due del primo atto si passa qui ad un vero e proprio contatto, prodromo all’amore che ormai può nascere simboleggiato dal lungo roteare dei due interpreti durante un lunghissimo bacio. Eleonora Abbagnato e Benjamin Pech sono stati esecutori autentici e appassionati.
Ha chiuso la serata In the Night di Jerome Robbins su musica di Frédéric Chopin (Notturni op. 27 n. 1, op. 55 n. 1 & 2, op. 9 n. 2), balletto molto sofisticato e allo stesso tempo di ironia graffiante, pressoché sconosciuto in Italia. Il titolo dice già tutto: è notte. Quale momento migliore per l’amore? Tre sono le declinazioni del rapporto amoroso: una coppia giovane e piena di speranze (Clairemarie Osta e Benjamin Pech), una coppia borghese alla ricerca della passione perduta (Ketevan Papava e Roman Lazik, provenienti dal Wiener Staatsballett) e una coppia dalla propensione… “melodrammatica” (Eleonora Abbagnato e Nicolas Le Riche). Bellissima esecuzione complessiva, anche se irresistibile ci è sembrata la tenerezza della coppia Osta – Pech e la passione irrefrenabile dell’Abbagnato avvolta nel vaporoso costume rosso e nero. Ottimo l’accompagnato al pianoforte di Daniele Buccio. Un unico neo: aver collocato il pianoforte in scena… la metà sinistra della platea è stata un po’ svantaggiata nella visione.
Tanti e meritati applausi a tutti quanti gli interpreti. Foto Roberto Ricci – Teatro Regio di Parma