Azione sacra in due parti, KV118 (74c) (1771) per soli, coro e orchestra su libretto di Pietro Metastasio. Margot Oitzinger (Giuditta), Christian Zenker (Ozia), Markus Volpert (Achior), Marelize Gerber (Amital), Ulrike Hofbauer (Cabri), Barbara Kraus (Carmi). L’Orfeo Barockorchester, Michi Gaigg (direzione). Registrazione: Upper, Austria, Stiftkirche Waldhausen, 6-9 agosto 2012. T.Time:122′.55″ Challenge Classics CC7290
Composta da un quindicenne Mozart nel 1771 “Betullia liberata” è un oratorio per soli, coro e voci su un testo di Pietro Metastasio del 1734 già utilizzato da altri compositori. La versione mozartiana può risultare non scevra di immaturità se la si ascolta con la mente rivolta ai grandi capolavori della maturità mozartiana ma al contempo non può non stupire il talento e la sapienza compositiva del ragazzo salisburghese, capace già di confrontarsi alla pari con i maggiori compositori della sua generazione.
La presente edizione può contare su un complesso di altissimo livello, fra quelli più interessanti emersi sulla scena europea nelle scorse stagioni L’Orfeo barorckorchester guidata da Michi Gaigg, la sua fondatrice (nel 1996) e direttrice stabile. Violinista e direttore d’orchestra la musicista austriaca è stata allieva di Nikolaus Harnoncourt, forse fra le più dotate, e poi collaboratrice di altri assoluti specialisti del repertorio barocco quali Brüggen, Curtis, Koopman ed Hogwood.
La qualità orchestrale della presente esecuzione conferma in pieno questi elementi. La Gaigg alla guida della sua orchestra offre una lettura finalizzata a mettere in evidenza i rapporti con la tradizione dell’oratorio italiano cui il giovane Mozart all’epoca guardava come proprio riferimento. Il suono orchestrale è sempre molto bello – il rigore filologico non sacrifica fortunatamente la godibilità dell’ascolto – pieno e vitale, si apprezza in particolare la pulizia e lo squillo degli ottoni, sezione spesso problematica in queste orchestre su strumenti antichi o all’antica. Sul piano stilistico la Gaigg punta ad una lettura di grande nobiltà e rigore, perfetta per questo tipo di repertorio concedendo al contempo un buon accompagnamento ai cantanti che risultano sempre ben sostenuti e accompagnati. Sul piano strettamente musicale ci si trova quindi in presenza di un’edizione di sicuro rilievo e di qualità decisamente molto alta.
La compagnia di canto risulta un po’ alterna pur presentando alcuni elementi di sicuro interesse risulta decisamente meno omogenea nella sua riuscita complessiva anche se si riconosce un attento lavoro soprattutto sul piano stilistico ed espressivo pienamente in linea con la cura riscontrata nell’esecuzione musicale. La protagonista Margot Oitzinger è musicalissima e canta con gusto, proprietà e ottimo senso dello stile ma la voce è – almeno a parere dello scrivente – suona un po’ leggera per il ruolo di Giuditta che tende infatti a mancare di quel piglio solenne se non eroico che il personaggio sembrerebbe richiedere in molti passi in cui si desidererebbe un accento più scandito e solenne; anche la voce più da mezzosoprano che da autentico contralto contribuisce a questo senso di scarsa epicità. Di contro la linea vocale e il senso musicale sono pregevoli e le difficoltà sul piano strettamente vocale sono ben risolte.
Il tenore Christian Zenker è un Ozia che si fa apprezzare per piglio e carattere; la voce presenta decisamente un buon corpo e un volume interessante in questo repertorio e anche l’accento è scandito con forza e vigore tanto da far immaginare con facilità un suo impegno in più maturi ruoli mozartiani analogamente impostati in chiave declamatoria, Tito fra tutti. L’impervia “D’ogni colpa, la colpa maggiore” è superata con slancio anche se nel finale si nota più di una difficoltà nei passaggi di coloratura, per altro non estremi.
Punto debole del cast è l’Achior di Markus Volpert. In primo luogo voce troppo leggera, sostanzialmente da baritono chiaro, impropria per epoca e stile in questo repertorio dove si vorrebbe un vero basso o un basso baritono di spessore. Inoltre la linea di canto e spesso sconnessa, l’accento alquanto grossolano e la pronuncia italiana decisamente mediocre – si vedono i recitativi affrontati con proprietà dagli altri interpreti pur di madre lingua tedesca e veramente difficili da accettare per un orecchio italiano quando cantati da Volpert – la sua presenza in una produzione nel complesso con ben realizzata appare difficile da spiegare. Positivo invece il giudizio sulle voci sopranili. Si distingue l’ottima prova di Marelize Gerber (Amital), giovane soprano austriaco dalla voce luminosa e squillante e dall’ottima tecnica che gli permette di dominare con facilità una scrittura decisamente acuta. Le arie di Amital: “Non hai core” e “Con troppa rea viltà” sono fra i momenti musicalmente fra più riusciti della composizione, fra quelli in cui si scorge con più chiarezza il genio mozartiano pronto a sbocciare definitivamente e l’ottima interpretazione della Gerber permette di apprezzarli al meglio. Ben riuscita anche la differenziazione fra gli altri due ruoli di soprano, Ulrike Hofbauer coglie bene la natura sostanzialmente lirica di Carmi cantando con voce un po’ flebile ma di timbro morbido e luminoso l’aria “Ma qual virtù non cede” mentre Barbara Kraus nel ruolo più eroico e virtuosistico di Cabri affronta il ruolo con buon piglio e slancio sicuro dando una lettura pienamente convincente di un pezzo di bravura come “Quei moti che senti”. Una registrazione degna di notevole interesse.