Clarion Call: Music for Septet and Octet. Michael Berkeley (1948), Clarion Call and Gallop; Howard Ferguson (1908-1999), Octet op. 4; John Casken (1949), Blue Medusa; Charles Wood (1866-1926), Septet. Berkeley Ensemble (Kathryn Riley, Sophie Mather (violini); Dan Shilladay (viola); Gemma Wareham, (violoncello); Lachlan Radford (contrabbasso); John Slack (clarinetto); Andrew Watson (fagotto); Paul Cott (corno). Registrazione, Chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Chacombe, 24-27 luglio 2013 T.Time: 76.15. 1 CD Resonus RES 10127
Berkeley è il nome di due compositori inglesi del Novecento, padre e figlio, Sir Lennox e Michael. Nel 2008 dalla Southbank Sinfonia di Londra, un’orchestra formata da giovani professionisti, si distacca un gruppo di strumentisti che dà vita al Berkeley Ensemble, animato dall’intento di valorizzare e riscoprire musica da camera inglese del XX e del XXI secolo. Ecco perché un ottetto e un settetto di strumenti ad arco e a fiato sono gli elementi forti, costitutivi di una distribuzione molto classica dei contenuti, per un cd della casa Resonus. Ma l’originalità non consiste soltanto nella proposta (già allettante di per sé) dei brani di Howard Ferguson e di Charles Wood; la struttura ben pensata della raccolta forma una sorta di duplice presentazione, perché i due brani quadripartiti sono preceduti da due pagine di un solo tempo, rispettivamente del compositore eponimo del gruppo, Michael Berkeley (il cui brano è stato realizzato nel 2013 appositamente per l’ensemble), e di John Casken, altro importante artista che collabora con il gruppo da camera. Per la cronaca spicciola, inoltre, il cd ha anche un’importanza storica: tutti i brani (tranne quello di Ferguson) sono prime registrazioni assolute.
Lo stile musicale di Michael Berkeley sembra studiato per ricordare allo stesso tempo lo Stravinsky dei tanghi azzoppati e lo Hindemith dei momenti più estroversi, quasi sereni. Clarion Call and Gallop è un garbatissimo esercizio virtuosistico di fiati, che introduce molto bene l’allure dell’intero cd, ma senza darsi troppa importanza. Molto più meditativo, e sin da subito, è l’ottetto di Howard Ferguson, serioso anche nella classica struttura in quattro movimenti (dalle quasi canoniche indicazioni Moderato, Allegro scherzoso, Andantino, Allegro feroce). Dopo un avvio sinfonico, nell’Allegro scherzoso è il corno a guidare la melodia, sognante, ma d’un sogno nervoso e agitato, come fanno intendere espressivamente le frasi spezzate di archi e fiati in dialogo oppositivo tra loro. Il movimento finale abbandona la linearità pensosa dei tempi precedenti per sfogarsi con una segmentazione del ritmo e della sintassi, in perfetto stile cinematografico: l’Allegro feroce sembra la riduzione cameristica d’una colonna sonora di Bernard Herrmann o di Miklós Rózsa.
Blue Medusa è una pagina per piccola formazione con fagotto obbligato, impegnato in una mesta e frammentaria danza, contrapposta ai tentativi di espressione più dolce degli altri strumenti; John Casken l’ha composta tra 2000 e 2007. Nella seconda parte (il brano dura circa dieci minuti) lo stile diviene più elegiaco e tenebroso. Anche il settetto di Charles Wood, datato 1889, si articola secondo la scansione tradizionale in quattro tempi (Allegro moderato, Andante, Scherzo, With vigour), ma l’impianto formale è ben diverso da quello di Ferguson: in Wood primeggia sempre il gusto della linea melodica sinuosa e ritornante allo sviluppo, secondo una modalità espressiva del tardo romanticismo (Brahms potrebbe essere il primo modello illustre cui riferirsi). Indubitabilmente compassato, il settetto offre il momento migliore con lo Scherzo, sorretto da ritmo sincopato e da un fraseggio di buon taglio narrativo (e qui l’ispirazione brahmsiana diventa addirittura ostentata; ma il buon gusto non viene mai meno). Nettissimi il suono degli strumenti e il bilanciamento della registrazione; bellissime le sonorità pacate di ciascun artista; il disco è raccomandabile, non da ultimo, per il perfetto aplomb – very British, è il caso di dire – di tutta quanta l’esecuzione.