Reggio Emilia, Teatro Valli, Stagione di Danza 2013/2014
“GISELLE”
Prima nazionale
Balletto in due atti
Creazione mondiale Ginevra ottobre 2012
Liberamente ispirato al libretto di Théophile Gautier e Jules-Henry Bernoy de Saint-Georges
Coreografia originale Pontus Lidberg
Musica Adolphe Adam
Giselle SARAWANEE TANATANIT
Albrecht PAUL GIRARD
Hilarion XAVIER JUYON
Myrtha DANIELA ZAGHINI
Bathilde ANDIE MASAZZA
Il piccolo MILO DELIEUTRAZ
Céline Allain, Fernanda Barbosa, Louise Bille, Ornella Capece, Virginie Nopper, Yu Otagaki, Angela Rebelo, Sara Shigenari, Joseph Aitken, Loris Bonani, Natan Bouzy, Aurélien Dougé, Vladimir Ippolitov, Geoffrey Van Dyck, Nahuel Vega
Ballet du Grand Théâtre de Genève
Direttore Generale Tobias Richter
Direttore del Ballet Philippe Cohen
Scene e luci Patrik Bogårdh
Costumi Rachel Quarmby – Spadaccini
Quadri luminosi Zaria Forman
Reggio Emilia, 28 febbraio 2014
Il Ballet du Grand Théâtre de Genève è una compagnia relativamente piccola (ventidue danzatori) e istituzionalizzata agli inizi degli ’60 del ‘900. Nonostante l’esiguità numerica, è impressionante notare il ‘walzer’ di coreografi prestigiosi che recentemente e a distanza ravvicinata hanno lavorato per la Compagnia: si va dal greco Andonis Foniakis (Le sacre du printemps), l’olandese Didy Veldman (Les noces) fino a Benjamin Millepied (Amoveo, Les Sylphides, Le Spectre de la Rose) ora a capo del Balletto dell’Opéra di Parigi, che studiò a Lione proprio con Philippe Cohen, attuale direttore del Balletto ginevrino. Tutti nomi notissimi per chi segue la danza internazionale: in forza di questo eclettismo e della qualità delle creazioni, il Balletto di Ginevra ha saputo quindi ritagliarsi uno spazio importante nell’attuale panorama della danza, testimoniato da una discreta serie di tournée (oggi impensabili per una compagnia italiana afferente ad un teatro lirico), e pareri favorevoli da parte della critica. Per dar nuova voce a Giselle, presentata in prima italiana al Teatro Valli di Reggio Emilia e risalente al 2012, è stato chiamato il coreografo Pontus Lidberg, svedese ma residente a New York, accomunato ai nomi che abbiamo sopra ricordato per la giovane età e per la carriera internazionale. La musica resta quella scritta da Adolphe Adam.
La Giselle secondo Lidberg viene posposta negli ’50 del ‘900: le donne indossano gonne a campana, i ragazzi sembrerebbero provenire dallo stesso college o, quantomeno, essere della stessa estrazione sociale. Giselle è una domestica in casa di Albrecht: niente gonne a campana e abiti da cocktail per lei, ma pantaloni e capo velato. I due si innamorano ma sono ostacolati dai rispettivi status. Giselle trova un abito da sposa e lo crede suo: una volta indossatolo, scopre che non è destinato a lei ma a Bathilde, promessa sposa di Albrecht. Giselle quindi si spara, prendendo la pistola di Hilarion, suo fidanzato e addetto alla sicurezza della famiglia di Albrecht. Il secondo atto è popolato dai fantasmi di Albrecht: le Willi sono gli incubi che alimentano i suoi rimorsi (compare anche Hilarion – il quale presumibilmente continua a vivere – che indossa la stessa divisa dell’atto primo ma ora divenuta bianca) fino al finale in cui Albrecht si risveglia e torna alla realtà, insieme alla sposa e al loro bambino. Tutte le situazioni della coreografia sono chiarite da pannelli calati dall’alto che individuano inequivocabilmente ciò che sta accadendo e chi sta in scena: ad esempio, quando compare Giselle il pannello raffigura un acquaio con alcune stoviglie. Detto questo, il vocabolario di Lidberg appare scarsamente autentico, occhieggiando più o meno di continuo altre Giselle: viene impiegato spessissimo – sia per la danza delle donne che per quella degli uomini – il grand plié alla seconda (apparirebbe fin superfluo ricordare la Giselle di Ek…) mentre la danza assume una connotazione più verticale solo al duo iniziale tra Giselle e Albrecht. Anche la scena della pazzia non vuole svicolarsi dalla tradizione romantica: Giselle, infatti, prima di spararsi ha in mano un lungo coltello col quale disegna ampi cerchi per terra. L’atto bianco rimane semplicemente… bianco e vede coinvolti sia uomini che donne (vuoi per contingenza numerica, vuoi per esigenze drammaturgiche: in quest’ottica, la colpa di Albrecht sembrerebbe essere quindi “raddoppiata” dalla presenza degli uomini). Non sono mancati bei momenti, freschi e sinceri: il duetto tra Albrecht e l’amico, costruito e collocato sull’entrée di quello che dovrebbe essere il peasant pas de deux, ha espresso con chiarezza e simpatia il clima goliardico fra i due. Più in generale, in questo lavoro lo spettro delle Giselle del passato è troppo ingombrante, non riuscendo ad aggiungere alcunché al mito del balletto romantico per eccellenza. Da segnalare le belle prove di Sarawanee Tanatanit, Giselle, e Paul Girard, Albrecht. La Compagnia è apparsa complessivamente coinvolta dalla partitura; buono il piano tecnico così come l’omogeneità fisica ed estetica. Foto A. Anceschi