Verona, Teatro Ristori, Società Amici della Musica. 104a Stagione Concertistica
Pianoforte Alberto Nosè
Ludwig van Beethoven: Sonata op. 13 in Do minore “Patetica”
Franz Liszt: Mephisto Valzer n. 1
Johannes Brahms: Klavierstucke op. 118
Maurice Ravel: La Valse
Verona, 4 Febbraio 2014
In occasione del secondo concerto del 2014 la Società Amici della Musica di Verona ospita il gradito ritorno del pianista Alberto Nosè, orgoglio veronese nel mondo, accolto da un teatro gremito per la prima volta in tutta la stagione. Il programma scelto è imponente, e le grandi pagine di repertorio che lo compongono si ergono a notevole banco di prova della maturità musicale dell’artista. Apre il concerto la celebre Sonata op. 13 in Do minore detta “Patetica” di Beethoven, e fin dalle prime note emerge chiaramente una delle principali cifre distintive del pianismo di Nosè: il controllo totale della tavolozza timbrica e di ogni livello di sonorità, che gli consente la rifinitura di ogni particolare in maniera dettagliatissima e sempre chiara nell’intenzione musicale. Quest’attitudine è massimamente efficace nel rondò finale della sonata, godibilissimo anche grazie ad un’articolazione sempre pulitissima ed efficace.
Segue, in chiusura della prima parte, l’altrettanto celebre Mephisto Valzer n. 1 di Liszt. Nosè si dimostra qui interprete di grande gusto, rifuggendo un virtuosismo fine a se stesso ma concentrandosi ancora una volta sulla perfetta rifinitura di tutti gli spunti tematici dimostrando versatilità e immaginazione, e rendendone così una lettura originale e a tratti piacevolmente inusuale. Il concerto riprende i sei preziosi Klavierstucke op. 118 di Brahms, eredità di un compositore che dopo aver raggiunto ed indagato le vette del sinfonismo si ritira –negli ultimi anni della sua vita- in uno scrivere intimistico che sembra ricongiungersi all’opera di Schubert, Schumann e Mendelssohn. Questa forse la pagina musicalmente più alta ed impegnativa del programma, nostalgica ma serena summa finale di un percorso musicale ricchissimo, fondata sulla grandissima conoscenza contrappuntistica miscelata ad un’inventiva melodica profondamente romantica e dai tratti geniali. La lettura di Nosè conferma la piena maturità musicale di un artista che è forte di una sensibilità e di un pianismo estremamente affini all’opera brahmsiana. In particolare nel secondo intermezzo, un Andante teneramente di reminiscenza chiaramente schumaniana, l’intensità comunicativa del discorso musicale è toccante, prezioso dono per chi ha la fortuna di sedere tra il pubblico. Nel finale il “poème choréographique” La Valse di Ravel, in cui l’artista veronese ha nuovamente occasione di mostrare il perfetto controllo timbrico dello strumento unito ad un virtuosismo lucido e impeccabile, suscitando l’ovazione del pubblico presente in sala. Quattro i bis concessi da Nosè ai suoi concittadini, i tre preludi di Gershwin e Feux d ’Artifice di Debussy, accolti nuovamente da un profluvio di entusiastici applausi. Foto Brenzoni