“L’elisir d’amore” al Teatro delle Muse di Ancona

Ancona, Teatro delle Muse “Franco Corelli”
L’ELISIR D’AMORE
Melodramma giocoso in due atti di Felice Romani, dalla commedia “Le Philtre” di E. Scribe
Musica di Gaetano Donizetti      
Adina SERENA GAMBERONI
Nemorino FRANCESCO MELI / DAVIDE GIUSTI
Belcore ALEXEY BOGDANCHILKOV
Dulcamara BRUNO PRATICO’
Giannetta MARTA TORBIDONI
Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro Lirico “Vincenzo Bellini”
Direttore  Jader Bignamini
Maestro del Coro Carlo Morganti
Regia e Luci Arnaud Bernard
Costumi Carla Ricotti
Scene e videoproiezioni Carlo Fiorini
Ancona, 31 gennaio 2014

L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti ha aperto la stagione lirica di Ancona 2013/2014. Nonostante le fortissime difficoltà di un teatro sempre più in crisi per aspetti amministrativi e di visibilità, anche questa volta audacemente propone una nuova produzione ma con l’allestimento del Circuito Lirico Lombardo .La regia  e le luci sono affidate al francese Arnaud Bernard che lo scorso anno aveva allestito l dittico “L’enfant prodigue” di Debussy e “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni. Le sue videoproiezioni sono ormai un segno indelebile e riconoscibile del suo taglio registico alle volte in verità anche sin troppo autoreferenziale. L’idea è assolutamente originale ed efficace, ma nel corso dello spettacolo appare alquanto noioso in quanto assai ripetitivo ed alle volte fisso. I movimenti in scena sono alquanto stereotipati ed hanno poco senso rispetto al libretto o quanto dovrebbe accadere in scena. Su tutti quelli del coro quasi  sempre forzati e chiassosi tanto da disturbare sulla scena i solisti ed il pubblico.Interessante l’idea di ambientare l’intera vicenda nella Padania degli anni ‘50 ed alquanto divertente le citazioni al cinema neorealistico italiano (Adina una Mondina come la Mangano?) e le proiezioni delle pubblicità del carosello. Da riconoscere una pulizia ed una funzionalità che il pubblico anconetano ha assolutamente apprezzato con grandissimo entusiasmo. Sic est.
Coerenti alla scena i costumi di Carla Ricotti:mondine, bersaglieri e che ne ha più ne metta. Jader Bignamini ha diretto l’Orchestra Filarmonica Marchigiana con grande convinzione ottenendo nel complesso un organico compatto e convincente puntando soprattutto ad una visione globale dell’opera senza perdere  però di dettaglio e sfumature orchestrali. Francesco Meli ha iniziato la sua recita dopo l’annuncio di una forte raucedine. In verità l’ha fatto con la giusta cautela ,regalando comunque al pubblico una divertente interpretazione ,con un timbro gradevolissimo ed un fraseggio articolato e vario. La fatica fisica e le difficoltà anche psicologiche di dover affrontare uno spettacolo impegnativo l’hanno pertanto portato a lasciare al primo atto la recita facendosi sostituire dal giovane tenore marchigiano Davide Giusti. Senza costumi di scena ed assolutamente perso sul palco, il giovane tenore ha portato a termine lo spettacolo senza lode e senza infamia. Più simpatico che talentuoso. Serena Gamberoni è stata un’ Adina perfetta quanto a “physique du role”, capace di tratteggiare in pieno il lato civettuolo, fragile e malizioso del personaggio. In verità il timbro poco accattivante e le caratteristiche della vocalità, non particolarmente ricca di colori e poco corposa nel registro medio-grave, l’hanno portata a cogliere con minore incisività l’aspetto più lirico del personaggio.  Alexey Bogdanchilkov ha interpretato un impacciato e poco credibile Belcore. I mezzi vocali chiaramente ci sono sebbene la voce molto spesso non riusciva a passare l’orchestra e raramente era ben proiettata in avanti così da non correre con una certa facilità. Gli mancava poi l’incisività, l’arte di lasciare il segno sotto il profilo interpretativo.  Fa eccezione a quanto detto il Dulcamara di Bruno Praticò che si è confermato interprete acuto ed originale. Nonostante il mezzo vocale abbia perso  di smalto rispetto ad alcuni anni fa è sempre stato sicuro nel canto che ha sostenuto con eccellente tecnica. E’ riuscito a non cadere nel luogo comune di un personaggio dalla facile bonomia, mettendo in risalto una pungente ironia e decretandosi nuovamente come uno tra i migliori conoscitori dello stile comico. Lui il vero motore dell’intero spettacolo che il pubblico ha vivacemente premiato con un calore inusuale per il teatro dorico. Marta Torbidoni è stata un’adeguata Giannetta sia scenicamente che vocalmente con una linea di canto interessante. Sempre assolutamente affidabile la prova del Coro Lirico marchigiano diretto dal Maestro Carlo Morganti. Alla fine il pubblico ha decreatato un successo calorosissimo a tutta la compagnia.