Roma, Auditorium “Parco della Musica”, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, stagione 2013-2014
Orchestra, Coro e Voci bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Cornelius Meister
Maestro del coro Ciro Visco
Corno Alessio Allegrini
Soprano Maria Chiara Chizzoni
Tenore Marco Santarelli
Baritono Massimo Simeoli
Carl Maria von Weber: ouverture da Der Freischütz
Richard Strauss: concerto per corno n. 1 in mi bemolle maggiore op. 11
Carl Orff: Carmina Burana, Cantiones profanae per soli, coro e orchestra
Roma, 13 gennaio 2014
Talento poliedrico (è, infatti, un pianista oltreché direttore d’orchestra) e cristallino, Cornelius Meister – al suo esordio all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia – presenta un programma logicamente e idealmente compatto, basato sulla tradizione musicale mitteleuropea tedesca, proponendone eccellenti esemplificazioni, a copertura di oltre un secolo: Weber, R. Strauss e Orff. L’ouverture della Der Freischütz, simbolo e manifesto dell’opera romantica tedesca, capolavoro di Weber, apre il concerto: Meister palesa una direzione minuziosa, accurata, estremamente dilatata, volta a cercare grandi effetti senza tralasciare l’idea generale (come la pausa lunga lunga che ha tenuto prima del fragoroso, solare, accordo di do maggiore, ipostasi sonora del bene, che conduce alla stretta conclusiva del pezzo). Con una connaturata gestualità esuberante, una teatralità intrinseca, ha buon agio nello stare attento ai vari livelli del pezzo, con quella cura maniacale per quest’ouverture ch’ebbe Carlos Kleiber, di cui può essere considerato un erede spirituale; e Kleiber eseguì proprio all’ANSC l’ouverture della Der Freischütz nel 1979, proseguendo una tradizione ininterrotta che ne vide interpreti eccellenti personalità del calibro di Casella, Busoni, Furtwängler, Zandonai, Serafin, Gui, Votto, Mitropoulos – per citarne alcuni.
La prima parte continua con il concerto per corno n. 1 di Richard Strauss, che fa da pendant e completamento dell’idea-collante che fa capo a questa prima sezione, il corno (quanta importanza hanno i quattro corni nell’ouverture della Der Freischütz). Solista è Alessio Allegrini, cornista virtuoso, talento impressionante: fa molto piacere saperlo impegnato anche in qualità di direttore d’orchestra e attivista per i diritti umani (movimento “Musicians for Human Rights”). Il primo concerto per corno di R. Strauss – opera dell’adolescenza, composta sotto l’influenza del padre, Franz Strauss, celebre virtuoso del corno: dopo una prima versione per pianoforte e corno (1883), la prima con l’orchestrazione s’ebbe nel 1885 a Meiningen – costituisce una celebrazione per i 150 anni dalla nascita dell’autore; unica altra esecuzione all’ANSC si ebbe nel 1999: sul podio un attempato Wolfgang Sawallisch dirigeva il corno di Vlatkovic. Il concerto è di una grazia incredibilmente mozartiana, come il virtuosismo di Allegrini, che non cade mai nella seppur minima stonatura, o sbuffo, fisiologici del corno: dall’allegro, terso e limpido, si passa per un andante, un notturno lunare, fino al rondò finale, dove il cornista dà sfoggio delle sue doti più raffinate (stupisce per l’eccezionale controllo del fiato). Dopo uno scroscio di ferventi applausi, regala un impervio assolo, prima di uscire dal palco.
La seconda parte è interamente dedicata alla complessa partitura dei Carmina Burana di Carl Orff (la prima esecuzione fu a Francoforte sul Meno, l’8-06-1837), conterraneo di R. Strauss – nacquero ambedue a Monaco di Baviera. «Con prospettiva vivace e disinibita i Carmina riportano a noi l’atmosfera di un periodo storico difficile da immaginare oggi, un mondo in cui l’impulsività si avviluppava alla spiritualità, il dogma alla trasgressione, senza troppi problemi. I testi evocano in qualche modo un’antica e vitale giovinezza e posseggono una millenaria freschezza» (Simone Ciolfi, dal programma di sala). Il direttore si galvanizza e trascina tutta l’orchestra in un tripudio sonoro, al contempo divino e orgiastico; il coro è straordinario – come sempre – e si conferma uno dei cori migliori non solo a livello italiano, ma anche internazionale, affrontando questa complessa e “variegata pala d’altare sonora” (Ciolfi). Alcuni momenti sono parsi indimenticabili, e certamente in primis corre l’obbligo di citare l’esecuzione del famosissimo O Fortuna, velut luna, come pure il Veris laeta facies, il Floret silva nobilis e l’Amor volat undique (bravissime le voci bianche!). Buoni anche i solisti, tutti delle file del coro diretto da Ciro Visco: dopo la defezione di Rosa Feola e Eugene Villanueva, i loro ruoli vengono rimpiazzati da Maria Chiara Chizzoni – bella voce, chiara, intonata, ma limitata nel freseggio – e Massimo Simeoli, dal timbro caldo, vellutato, voluminosamente contenuto ma espressivo (s’è fatto notare soprattutto nell’atmosfera allucinata di Omnia sol temperat, in Ego sum abbas Cucaniensis e nel Dies, nox omnia, dove usa scioltamente il falsetto). Marco Santarelli ben esegue la breve ma spassosa parte di Olim lacus colueram, dove la sua bella voce duttile, corposa, armonica e squillante riesce a comprimersi in un elegante falsettone. Un vero successo, dunque: un ottimo esordio per Meister, mercé anche l’accorta sapienza con cui si sono scelti questi brani tra loro così diversi, che pur stanno così bene, in un’ideale paratassi di gusti e di epoche. Penso che l’ANSC non si esimerà dal corteggiare il giovane talento tedesco, in futuro, per altri concerti. Foto Riccardo Musacchio & Flavio Ianniello